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Recensione : Nfd – Waking The Dead

Cinquanta minuti abbondanti di splendido gothic rock d’autore, cupo, ritmato e con una non trascurabile anima metallica che traspare dal lavoro delle chitarre.

Nfd – Waking The Dead

Il ritorno al full-length da parte degli NFD è sicuramente una delle miglior notizie degli ultimi tempi per gli appassionati di quelle sonorità gotiche che sono state rese leggendarie dai Fields Of The Nephilim.

La band di Peter “Bob” White, dopo un lungo silenzio seguito all’uscita del secondo album “Dead Pool Rising”, si era riaffacciata nel 2013 con l’ep “Reformations” e, con questo Waking The Dead va a colmare in buona parte il vuoto lasciato dalle ormai (troppo) sporadiche uscite da parte quel monicker mitico che è rimasto oggi appannaggio del solo Carl McCoy.
Il legame con i Nephilim non deriva dalla sola contiguità stilistica: per chi non conosce il percorso musicale degli NFD è doveroso spiegare che la band inglese nasce su iniziativa del già citato White e del suo compagno di allora nei Sensorium, il batterista Simon Rippin (presente nella line-up di “Zoon”, capolavoro uscito con il marchio Nefilim), ai quali si unì proprio lo storico bassista dei FOTN, Tony Pettitt.
Oggi White e Pettit riprendono in mano la loro creatura facendosi coadiuvare alla chitarra ritmica da Chris Milden e alla batteria dall’italiano Luca Mazzucconi, oltre ad avvalersi in due brani della chitarra solista dell’ex Cradle Of Filth James McIlroy.
Fatta questa doverosa premessa veniamo al disco: Waking The Dead è, semplicemente, un lavoro magnifico, grazie a cinquanta minuti abbondanti di gothic rock d’autore, cupo, ritmato, con una non trascurabile anima metallica che traspare dal lavoro delle chitarre e con Bob White che si rivela l’unico degno e credibile emulo di McCoy.
La title-track apre l’album in una maniera a dir poco spettacolare: dieci minuti di emozioni allo stato puro, con un finale in crescendo culminante in un lunghissimo assolo dello stesso White.
Dopo tanta magnificenza, per le successive Got Left Behind, Spiral e Let You Fall è arduo reggere il confronto pur mantenendo il livello medio sempre ben al di sopra della media, ma nonostante ciò, prima Red Sky Burning (con un magistrale lavoro di McIlroy), poi The Great Divide riportano l’album su picchi di assoluta eccellenza e, dopo la parentesi intimista di Evermore, Return To Dust e, soprattutto, la successiva e magnifica The Silence Of The Angels, regalano ancora dieci minuti di grande musica, prima della chiusura affidata ai suoni sperimentali di Without End .
Ciò che ho sempre pensato degli NFD, fin dalla loro prima apparizione con lo splendido “No Love Lost” (se non lo avete mai ascoltato vi invito a colmare tale lacuna) è che, in fondo, rappresentassero “il volto umano” dei Fields Of The Nephilim, ovvero quello che questi ultimi sarebbero potuti essere, nel bene e nel male, se privati di una personalità geniale, complessa ed ingombrante come quella di Carl McCoy.
Il sound dei NFD rifugge soluzioni cervellotiche ed è focalizzato alla ricerca di quelle emozioni che l’appassionato del genere vuole provare; sicuramente accostabile ai Nephilim più immediati, la band londinese non ne raggiunge ovviamente quei picchi inarrivabili per quasi tutti gli umani (appunto), ma costituisce, oggi, quanto di meglio si possa ascoltare in questo ambito stilistico. Vi sembra poco ? ….

Tracklist:
1. Waking The Dead
2. Got Left Behind
3. Spiral
4. Let You Fall
5. Red Sky Burning
6. The Great Divide
7. Evermore
8. Return To Dust
9. The Silence Of The Angels
10. Without End

Line-up:
Peter “Bob” White – Vocals, Guitars, Keyboards
Tony Pettitt – Bass
Chris Milden -Rhythm Guitar
Luca Mazzucconi – Drums
James Mcilroy – Lead Guitar on 5. 8.

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