Io faccio musica – dal basso – se ci riesco non spettacolo. In realtà ho iniziato a suonare con alcuni amici nel 1989 (i NIA Punx di Cosenza. NdR) per veicolare contenuti, come si dice oggi, e per una esigenza di aggregazione e condivisione.
Ci siamo inseriti in un vuoto generazionale dopo la dissoluzione della scena precedente che aveva comunque avuto la sua rilevanza. Oggi a livello locale alcuni mitizzano entrambe le epoche, perché erano giovani, altri ne ignorano completamente i risvolti politici, sociali e culturali. Per noi non fu tutto rose e fiori. Tanto più che nell’evidenza dei fatti a casa nostra non si è mai manifestata una reale opportunità, nemmeno per fare da spalla a qualcuno (tranne all’inizio stranamente e per puro caso con i Negazione!) e non fuori da occasioni autogestite. Avrei da ridire anche riguardo a questo ma lasciamo perdere. Il dato è che venne aperta una breccia nella quale in molti si sono precipitati.
Rimane inspiegabile a tutt’oggi quell’avversione che nel corso del tempo ha assunto le dimensioni parossistiche dell’ostracismo (soprattutto nei miei confronti ma anche verso altre persone che si erano altrettanto impegnate) se non per motivi legati alla competizione sfrenata che è servita solo ad aprire la strada a qualche talento e a una pletora di mestieranti che a vario titolo si sono accreditati come artisti o operatori culturali presso enti pubblici e privati.
Per noi non è rimasto nulla e dopo trent’anni di gavetta non possiamo ancora giocare agli esordienti, con delle paghe mediamente ridicole, senza alcuna prospettiva, piegati all’esigenza di portare gente nel posto di turno. Non sarò un professionista tuttavia in un contesto strettamente locale non devo dimostrare nulla né mi occorre esibire curriculum. Nel mondo ovviamente è un altro discorso. Ho già da un po’ preso atto sia dei miei limiti che dell’impossibilità di evolvere qui il mio percorso musicale per un disinteresse generalizzato.
È una vita che ricevo critiche gratuite e adulazioni da lingue melliflue che lasciano il tempo che trovano, ci sono abituato.
Al pubblico non ho nulla da eccepire, il fisiologico calo di popolarità in parte è normale, in parte è stato voluto quando mi sono tirato fuori.
Nel momento in cui un ambiente è poco ricettivo inutile insistere, inoltre non si può operare nello stesso luogo per tutto questo lasso di tempo soprattutto quando gli “addetti ai lavori” si sono da sempre dimostrati chiusi nei loro circoli viziosi a ignorare sprezzanti, senza alcun motivo oltre quello di promuovere gli amici distruggendo nel contempo ciò che era stato fatto in precedenza con proposte spesso a dir poco discutibili, buone per fare cassa nel breve periodo. La scena locale, a parte qualche eccezione, è stagnante o prende direzioni a mio giudizio opinabili. Non tanto dal punto di vista produttivo o della qualità che è presente in alcuni progetti, ma per l’incapacità di incidere con un impatto significativo che vada al di là dell’aspetto puramente musicale e artistico e delle pur legittime ambizioni individuali.
Se è vero che non si campa sugli allori a maggior ragione nemmeno su un cumulo di macerie.
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