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Recensione : Mandibula – Sacrificial Metal Of Death

Mandibula ci scaraventa nella macchina del tempo riportandoci indietro, a cavallo tra anni ’80 e ’90, proponendoci un black-thrash primordiale dai suoni scarni, dalle vocals sgraziate e dalla forte componente esoterica

Mandibula – Sacrificial Metal Of Death

Sacrificial Metal Of Death è la riedizione in formato cd, curata dalla Ethereal Sound Works, dell’omonimo demo uscito nel 2010 a firma della misteriosa one-man band portoghese Mandibula.

Questo è il classico lavoro che colloca il recensore nella scomoda posizione di trovarsi a dover giudicare un album che, ad ascolti alterni, può apparire sia una trovata geniale che un’enorme presa per i fondelli.
Mandibula ci scaraventa nella macchina del tempo riportandoci indietro, a cavallo tra anni ’80 e ’90, proponendoci un black-thrash primordiale dai suoni scarni, dalle vocals sgraziate e dalla forte componente esoterica; l’operazione in qualche modo ci ricorda quanto fatto dai nostri Nerocapra in ambito death e a mio avviso l’esito è piuttosto simile.
Una certa insofferenza derivante dall’ascolto di produzioni plastificate in ambito estremo, sicuramente può predisporre ad accogliere con favore chi intenda riscoprire l’essenza della musica che amiamo, ma è evidente che avrà ragione da vendere, a seconda del proprio punto di vista, sia chi considererà Sacrificial …  come un’imperdibile rievocazione di sonorità andate pressoché perdute, sia chi riterrà che l’unica funzione appropriata di questo cd sia quella di fungere da sottobicchiere.
Oggettivamente, si può dare torto a chi afferma che questo disco sembra suonato dentro una cantina da qualcuno che lì è stato segregato subito dopo l’uscita di “To Mega Therion”, che le percussioni affidate a una drum machine sono impostate in maniera minimale o che la reiterazione delle parti strumentali serve solo a nascondere la carenza di creatività?
D’altra parte, proprio la ripetitività ossessiva dei riff, congiuntamente a ritmi spesso adagiati su malefici mid-tempo o asfissianti rallentamenti doom e al vocione declamante misteriosi testi in lingua madre, costituiscono un insieme piacevolmente alienante e ci si ritrova a chiedersi per quale strano sortilegio una musica così elementare nella sua struttura e nella sua esecuzione riesca ugualmente a trasmettere sensazioni sorprendentemente positive.
Insomma, ascoltare quest’album è un po’ come ritrovarsi a guidare un’auto di trent’anni fa, senza servosterzo, senza servofreno, ringraziando i propri dei d’avere almeno il volante e i sedili, con al posto del lettore cd un’autoradio scassata con la cassetta che due volte su tre si inceppa e, in caso di dubbio sulla strada da percorrere, al posto del navigatore doversi accontentare di fermarsi, tirare giù il finestrino (con la manovella) sperando che gli interlocutori siano ben disposti.
Qualcosa di dannatamente anacronistico e, direte voi, a pensarci bene neppure troppo da rimpiangere.
Ma sapete una cosa ? Io, invece, un bel viaggetto con la mia vecchia Renault 4 (compresa autoradio con mangianastri e cassetta dei Mandibula) tutto sommato anche oggi me lo farei proprio volentieri …

Tracklist :
1. Intro
2. Cães da Morte
3. Negros Cascos sobre o Trono da Terra
4. Flagelação
5. O Carrasco
6. Rios de Sangue
7. Arauto da Dor
8. Coroa Negra dos Infernos
9. Orgia no Necroterio

Line-up :
Mandibula – Guitars, Bass, Vocals

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