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Luca Ottonelli

Luca Ottonelli. E’ nato a Genova nel 1969 e ho completato i primi studi artistici avendo come maestro di Figura G. Fasce.

Luca Ottonelli

E’ nato a Genova nel 1969 e ho completato i primi studi artistici avendo come maestro di Figura G. Fasce.

Tra il 1995 e il 1996 ha soggiornato in Inghilterra, a seguito di una borsa di studi del CNR, come ‘visiting scholar’ presso la Faculty of Classics dell’Università di Cambridge. Dal 1998 si dedica alle arti visive, con una produzione variegata che spazia dalle tecniche pittoriche seicentesche all’uso del digitale.

La sua prima mostra personale ha visto la luce presso Ellequadro Documenti di Genova nel 2000 ed è stata curata da Luciano Caprile; le ultime si sono tenute nel 2010 presso il Museo Luzzati di Genova e la Little Italy Art Gallery di Milano. Sulle sue opere hanno scritto, tra gli altri, G. Beringheli, A.H. Wingo, Giuliano Galletta e Sandro Ricaldone. Dal 2011 ha sospeso l’attività espositiva.


1) A che età hai iniziato a disegnare ?

Non lo ricordo. Molto presto, di certo prima di imparare a scrivere.


2) cosa ti piaceva disegnare ?

Animali. Ricordo vagamente che amavo disegnare bisonti.


3) quando hai iniziato a interessarti all’arte ?

Verso gli 11 anni. Mio padre mi portava assiduamente nei musei, poiché teneva l’Arte in grandissimo conto. A quell’età avevo già visitato più volte Uffizi, Vaticani, Accademia di Venezia, nonché altri musei sparsi per l’Italia. Mio padre non aveva una formazione culturale tale che potesse darmi una preparazione, né ci fornivamo di guide o altri supporti. Giravamo per le sale, tra i dipinti, facendo maraviglia di ogni cosa e ipotizzando questo e quell’altro… ignari di tutto. Simili a selvaggi. Sarebbe stato così semplice procurarsi una semplice guida illustrata, ma a noi garbava girar così…. vagare stupefatti.


4) che cos’è l’arte per te ?

e’ una forma di incoscienza. Un guardare il mondo sempre dal lato sbagliato, senza saperlo.


5) che emozione ti crea fare arte ?

Una sorta di eccitazione che talvolta mi porta alla risata.


6) perchè fai arte ?

Sinceramente non lo so.


7) quali sono i tuoi artisti di riferimento ?

Non ve ne sono di specifici. Vélazquesz, per la sua libertà.


8) che tecnica pittorica usi e come realizzi i tuoi quadri ?

Dipingo a olio e disprezzo un po’ gli aspetti tecnici. La tecnica è quasi la nemica della pittura. Tolte le regole basilari, ovviamente, quelle che tutti i dilettanti conoscono e spesso sbandierano… il “grasso su magro”… le compatibilità chimiche etc… ogni pittore ha poi una sua maniera, che non è una tecnica, né un processo. La pittura per come la intendo io è anarchia, è un liberi tutti.


9) se ti trovassi su un’isola deserta quale quadro e quale libro vorresti avere con te?

Questa domanda dell’isola deserta l’ho sempre trovata folle. Non porterei nulla. Starei sulla battigia a raccogliere molluschi…sotto il sole, con le caviglie a bagno. Tranquillo finalmente. Fuori dal contesto sociale l’arte non ha senso.


10) cosa ne pensi dell’opera Comedian (la banana) di Cattelan ?

Come tutto quello che fa Catelan è insieme stupido e geniale. Sono opere incommentabili


11) qual’è il futuro dell’arte ?

Io penso che ci troveremo di fronte a una crisi dell’arte digitale, poiché l’intelligenza artificiale sarà in grado di generare contenuti autonomamente, e a una crisi dell’arte performativa perché il pubblico ormai ha perso ogni forma di stupore o di imbarazzo di fronte agli eventi. La realtà si sta trasformando essa stessa in una performance generale. Il design potrebbe trovarsi anch’esso a concorrere con le produzioni dell’intelligenza artificiale… La pittura sopravviverà sempre, come residuo primitivo, finche l’uomo conserverà in parte lo sguardo di un animale vi sarà la voglia di dare una pennellata d’ocra su una superficie… Quello che potrebbe mancare alla pittura è una fruizione, un pubblico.


12) cosa ne pensi dei musei di arte contemporanea ?

I musei viziano il mercato, poiché accreditano le quotazioni degli artisti, le fissano e le rendono “titoli sicuri”. Quando i cantori dell’arte contemporanea descrivono un mercato dell’Arte libero e per ciò stesso libero dal giudizio, omettono sempre questo aspetto. I musei rappresentano un agente esterno al mercato che lo condiziona e lo tiene in piedi: si possono paragonare le collezioni pubbliche ai depositi auriferi dei sistemi monetari basati sul cambio in oro, o ai depositi in dollari per quelli basati sul cambio con questa moneta. Se non esistessero i musei crollerebbe tutto come un castello di carte, aste, gallerie collezionismo… tutto si trasformerebbe in anarchia.

13) pensi che l’arte abbia un ruolo politico o che lo debba avere ?

Sì dovrebbe avere un ruolo politico. Banksy in parte ha successo in questo. Ci vorrebbe di nuovo un Courbet, un Millet. Ma oggi è più difficile che in passato poiché viviamo in un’età priva di epica. Tutto è spicciolo, immediato, privo di tragicità. Se uno oggi rappresentasse una zattera di profughi alla deriva, immaginiamola come la zattera di Géricault… apparirebbe retorico e ridicolo. Però esistono questi miserabili che trovano la morte nel mare. Le ultime cose che vedono sono le tenebre o le creste di onde, squarci di cielo…. tutto è tremendo ma non rappresentabile. Vi è di fondo un disprezzo per l’uomo e i suoi sentimenti che i Romantici non avevano.

14) qual’è oggi l’artista di riferimento?

Personalmente non conosco uno che stia segnando una strada nuova. Ma potrei non saperlo.

Luca Ottonelli

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