E’ il 2011 quando i Leprous, dopo essersi fatti notare al panorama prog-metal con “Tall Poppy Syndrome” (2009), tornano prepotentemente sulle scene con Bilateral.
L’artwork dell’album, onirico e visionario, è già emblematico del mix di idee folli e anticonvenzionali contenute nel disco. Infatti, i Leprous sono riusciti a mettere sul piatto un caleidoscopio di novità coronato da un sound vivido, sfacciato, spavaldo e terribilmente coinvolgente.
Siamo davanti a un disco di quelli che cercano realmente di “spingere in avanti” i concetti musicali, che poi è il senso più primitivo e profondo del progressive, nonchè della parola stessa.
Parlare di “progressive” a più di 40 anni dagli albori del genere può sembrare fuoriluogo, ma se per “progressive” si intende ciò che cerca di far “progredire” la musica verso qualcosa di nuovo (oltre, ovviamente, alle caratteristiche tecniche del genere), allora abbiamo tra le mani un disco che trasuda progressività (termine in questo caso più proprio rispetto ad “avanguardia”, dal momento che i Leprous rimangono comunque saldi a concetti già noti, mixandoli in modo geniale ma comunque evitando di spingersi eccessivamente e in maniera troppo libera verso la sperimentazione).
Si parte con la title-track Bilateral che, rispettando in pieno la forma-canzone, ci consegna un assaggio delle caratteristiche più facilmente riconoscibili dei Leprous: il sopraffino clean di Einar Solberg (costantemente supportato dai cori),un drumming folle ma quadratissimo, un ritornello catchy capace di entrare in testa dopo pochi ascolti.
Con Forced Entry si entra nel vivo: 10 minuti di tempi dispari, meravigliose contorsioni dietro le pelli ad opera dello straordinario Tobias Ørnes Andersen, pregiati assoli chitarristici, il clean che talvolta sfocia in urla pazze e schizofreniche (come negli ultimi 2 minuti), il tutto sostenuto da una personalità e da una freschezza compositiva da cui è difficile non rimanere travolti.
Restless è probabilmente il pezzo più orecchiabile dell’album, con un ritornello facile da assimilare, ma anche qui la sezione ritmica non si da tregua, tra continue poliritmie.
Thorn vede la partecipazione di quello che è un po’ il mentore del quintetto norvegese: l’ex Emperor Ihsahn, che nella seconda parte conferisce al pezzo la sua inconfondibile impronta, sia a livello vocale che compositivo.
Mb. Indifferentia è una ballad morbida e dall’atmosfera introspettiva, che esplode nella seconda parte con un crescendo devastante, sostenuto magistralmente dall’eccezionale performance vocale di Einar Solberg.
Con Waste Of Air, l’aggressività sale a livelli non indifferenti: un intro devastante ci conduce verso un groove irresistibile, che sostiene una serie di divagazioni tastieristiche nella parte centrale del pezzo, per poi chiudersi con un climax guidato ancora una volta dall’isterica alternanza clean/scream di Solberg.
Mediocrity Wins è uno dei pezzi più melodici e orecchiabili del lotto, con un ritornello sincopato che non tarda ad annidarsi con tenacia nella memoria dell’ascoltatore.
Cryptogenic Desires, nei suoi 3 minuti scarsi di durata, condensa efficacemente l’essenza dei Leprous, concedendo il giusto spazio e la giusta esposizione a ogni aspetto più peculiare del quintetto norvegese.
Restano appena due pezzi, ed è qui che è i Leprous decidono di sparare gli ultimi fuochi d’artificio.
Con Acquired Taste i toni si fanno più tenui: una ballad struggente, disperata, con un ritornello esasperato impossibile da non cantare a squarciagola dopo pochi ascolti.
Resta spazio, comunque, per sopraffine divagazioni strumentali: nell’ultimo minuto del pezzo, batteria e chitarra si inseguono in un travolgente gioco di poliritmie. Painful Detour è la degna conclusione di un album del calibro di Bilateral, e ne rappresenta forse il capolavoro: sostanzialmente, siamo di fronte a una ballad, ma ai cori eterei si incastra presto uno straordinario assolo di Tobias Ørnes Andersen, movimentando il pezzo nella seconda parte, anche grazie all’intervento delle chitarre, che ancora una volta vanno a intrecciarsi deliziosamente con la sezione ritmica.
Painful Detour può essere visto come la summa di tutte le caratteristiche che rendono i Leprous una straordinaria realtà contemporanea.
La qualità più importante da riconoscere al quintetto norvegese è probabilmente la capacità di unire – in maniera quasi perfetta – una componente strumentale di grande livello a una qualità melodica importante e coinvolgente.
Il tutto, da inquadrare in un contesto di indiscutibile originalità e freschezza, data dalla capacità magistrale di mischiare elementi contrastanti in modo efficace ed elegante, riuscendo ad offrire un prodotto realmente unico nel panorama musicale contemporaneo.
Tracklist:
01. Bilateral
02. Forced Entry
03. Restless
04. Thorn
05. Mb. Indifferentia
06. Waste Of Air
07. Mediocrity Wins
08. Cryptogenic Desires
09. Acquired Taste
10. Painful Detour
Line-up:
Einar Solberg – Voce, synth
Tor Oddmund Suhrke – Chitarra, voce
Øystein Landsverk – Chitarra, cori
Rein Blomquist – Basso
Tobias Ørnes Andersen – Batteria
Ihsahn – Voce in “Thorn”
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