Uscito in America nel 1953, Burroughs iniziò a scrivere “La scimmia sulla schiena” a Città del Messico, dove rimase dal ’48 al ’50 frequentando l’Università del Messico per studiare la storia azteca, la lingua e l’archeologia maya.
Prendeva eroina da molto tempo: prima di andare in Messico aveva vissuto ad Algiers in Louisiana, di fronte a New Orleans, e tutti i giorni attraversava il fiume per andare nella capitale a procurarsi la droga.
Sono soprattutto queste le esperienze descritte nel libro, i cui personaggi, infatti, si muovono fra New York City, New Orleans e il Messico.
Potrete leggere passaggi come questi:
- Si scivola nel vizio degli stupefacenti perché non si hanno forti moventi in alcun’altra direzione.
- Quando si smette di crescere, si incomincia a morire.
- (…) fondamentalmente, nessuno è in grado di aiutare il prossimo suo. Non esiste chiave, non esiste segreto in possesso di qualcuno e che possano essere ceduti.
- Non ho mai visto nessuno a incattivirsi sotto l’influenza dell’ “erba”. I fumatori di marijuana son gente socievole; troppo socievole per i miei gusti. Non riesco a capire perché mai coloro i quali affermano che l’ “erba” è causa di delitti non sono conseguenti e non chiedono che anche l’alcool sia dichiarato illegale. Ogni giorno delitti vengono commessi da ubriachi che non li commetterebbero se non si trovassero in stato di ubriachezza.
- Una cosa ancora a proposito della marijuana. Chi si trova sotto l’influenza dell’ “erba” non è assolutamente in grado di guidare l’automobile. La marijuana altera il senso del tempo e di conseguenza il senso dei rapporti spaziali. Una volta, a Nuova Orleans, dovetti fermarmi al margine della strada e aspettare che l’effetto della droga fosse passato; non riuscivo a stabilire la distanza di alcun oggetto né a capire quale fosse il momento giusto per frenare agli incroci.
- Era un bugiardo e, come quasi tutti i bugiardi, non faceva che modificare le sue storie, cambiando di volta in volta l’epoca e i personaggi.
- (…) logora i nervi osservare qualcuno che si fruga la carne con l’ago cercando una vena (…).
- Se chiudi il becco con i poliziotti, ti schiaffeggiano; vogliono che tu dia loro qualcosa, anche se quanto dai non serve a un bel niente.
- Non ci si può sottrarre al malessere per la mancanza di droga, così come non è possibile sottrarsi all’euforia della droga dopo una puntura.
- (…) odiava (…) come solo un tossicomane può odiare un altro tossicomane.
- Sapevo di non voler continuare a prendere droga. Se mi fosse stato possibile prendere una risoluzione definitiva, avrei deciso; non più droga, mai e poi mai; ma quando si arrivava al processo della desensibilizzazione, mi mancava la forza. Mi sentivo pervadere da una sensazione terribile di impotenza vedendo me stesso violare tutti i programmi che avevo studiato, come se non fossi assolutamente capace di dominare le mie azioni.
- La droga è un’inoculazione di morte che mantiene l’organismo in uno stato di emergenza.
- Non mi intendevo molto di avvelenamento uremico. Una donna che avevo conosciuto di sfuggita nel Texas ne era morta dopo aver bevuto una bottiglia di birra ogni ora, notte e giorno, per due settimane. (…) “Si gonfiò, diventò quasi nera, poi le vennero le convulsioni e morì. Tutta la casa puzzava di orina!”.
- Quando prendi la droga, lo spacciatore è come l’amata per l’innamorato. Aspetti il suo passo tutto particolare nel corridoio, il suo modo speciale di bussare alla porta, scruti le facce che vengono avvicinandosi per la strada.
- La cosa non mi sembrava verosimile. Chi mai vuole ragazzi come clienti? Non hanno mai denaro a sufficienza e cantano invariabilmente, se sottoposti a un interrogatorio. I genitori si accorgono che il figliolo è dedito agli stupefacenti e si rivolgono alle autorità. Mi dissi che gli spacciatori di droga degli Stati Uniti dovevano essere divenuti ingenui; oppure la faccenda dei fanciulli intossicati era una montatura per destare la riprovazione del pubblico e fare approvare nuove leggi.
- Euforia significa vedere le cose sotto una prospettiva tutta particolare. Euforia significa liberazione momentanea dalle imposizioni della carne che invecchia, della carne prudente, esasperante, spaventata.
Marshall McLuhan in un suo articolo su Burroughs disse:
“L’eroina è la necessità di trasformare il corpo umano in un ambiente che include l’universo… Il mondo intero deve sottomettersi al suo gesto. Il mondo diventa il suo contenuto”.
Date un’occhiata alla rubrica RILEGGIAMOLI, tante soprese vi aspettano !
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