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Recensione : L’ amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence

Scritto in Italia in tre stesure successive, “L’amante di Lady Chatterley” (1928) fu accusato, sin dalla sua prima apparizione, di essere osceno

L’amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence

L’ amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence

Scritto in Italia in tre stesure successive, “L’amante di Lady Chatterley” (1928) fu accusato, sin dalla sua prima apparizione, di essere osceno: non solo per colpa dei vari espliciti riferimenti di tipo sessuale, ma anche per la messa in scena di una relazione d’amore tra un uomo appartenente alla working class e una donna borghese (Connie Chatterley), per di più sposata con un paraplegico (Sir Clifford); l’amore adultero tra una nobildonna e il proprio guardiacaccia narrato in questo romanzo scandalizzò a tal punto l’Inghilterra da essere immediatamente proibito in tutti i Paesi di lingua inglese.

La disapprovazione dei benpensanti aveva a che fare soprattutto col protagonismo di una donna, rivoluzionaria a dispetto della sua volontà, che si sente inadeguata alla vita borghese e si oppone alle convenzioni nate dal potere maschile e dal ceto sociale di appartenenza.

Il romanzo difende le ragioni della passione più autentica e travolgente, della ricerca di un sentimento libero, genuino, intenso, di fronte a regole, pregiudizi e convenzioni che incatenano ogni vero sentire.

 

Potrete leggere passaggi come questi:

 

  • (…) era anche lui un ribelle, si ribellava perfino alla sua stessa classe. O forse ribelle è una parola un po’ troppo forte; davvero troppo forte. Si lasciava solamente trasportare dalla generale e popolare ripugnanza dei giovani per le convenzioni e l’autorità costituita. I padri erano ridicoli, in particolar modo il suo che era così ostinato. I governi erano ridicoli, in particolar modo il nostro così incerto e titubante. Gli eserciti erano ridicoli, specialmente i vecchi generali (…). Perfino la guerra era ridicola, sebbene uccidesse un bel po’ di gente. Insomma tutto era un po’ ridicolo, o molto ridicolo: in ogni caso tutto ciò che riguardava l’autorità, che fosse l’esercito, il governo o l’università, era ridicolo al massimo. E le classi dirigenti, per quel tanto che pretendevano di governare, erano anch’esse ridicole.
  • (…) non si può vivere senza denaro. (…) Bisogna averne una certa quantità per poter vivere e tirare avanti… anche per essere liberi di pensare bisogna avere del denaro, altrimenti ci si mette di mezzo lo stomaco.
  • Suo marito, Ted Bolton, era morto in miniera, ventidue anni prima (…) lasciandola sola con due figlie, una ancora in fasce. (…) Ted Bolton aveva ventotto anni quando morì in un’esplosione in miniera. Il compagno che era davanti a lui aveva gridato di buttarsi alla svelta a terra, erano in quattro e tutti si gettarono, tranne Ted, che rimase ucciso. Poi durante l’inchiesta, quelli della proprietà dissero che Ted si era spaventato, e aveva cercato di scappare, non obbedendo agli ordini, perciò era colpa sua in realtà. Di conseguenza il risarcimento fu solo di trecento sterline, e gliele fecero pesare come se fossero un regalo invece che un risarcimento legale (…).
  • Quando Connie vide gli enormi camion pieni di operai delle acciaierie di Sheffield, brutti, piccoli esseri deformi simili a uomini (…) sentì un tonfo al cuore e pensò: Oh Dio, che cosa ha mai fatto l’uomo all’uomo? Che cosa hanno fatto quelli che comandano ai loro simili? Li hanno ridotti come bestie; e ormai non ci potrà più essere fratellanza! È un incubo. Sentì di nuovo, in una onda di terrore, la grigia, gretta disperazione del tutto. Con creature come quelle come massa lavoratrice e con la classe dirigente quale lei la conosceva, non c’era speranza, nessuna speranza.
  • (…) nell’ampia regione dei castelli, il fumo saliva mescolato al vapore (…) rivelava i nuovi insediamenti minerari (…). Gli antichi e bei castelli sono lì, dai tempi della buona regina Anna e di Tom Jones. Ma la fuliggine ha annerito i loro stucchi bruno-giallastri, che da tempo non sono più dorati. E uno a uno, come le case signorili, sono stati abbandonati. (…) La nobiltà partiva per luoghi più piacevoli, dove poteva spendere il denaro senza vedere da dove proveniva.
  • “Il problema della proprietà è ormai diventato un problema religioso: è sempre stato dai tempi di Gesù e San Francesco. Il punto non è: prendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, ma usa tutto quello che hai per incoraggiare l’industria e dare lavoro ai poveri. È l’unico modo per sfamare tutte le bocche e vestire tutti i corpi. Dare tutto quello che si ha ai poveri vuol dire morire di fame noi e loro. E la fame universale non è uno scopo molto nobile. Neanche la povertà è una cosa molto piacevole. La povertà è brutta.”

“E la diseguaglianza?”

“Quella è destino. Perché il pianeta Giove è più grande di Nettuno? Non si può cominciare ad alterare la struttura delle cose!”

  • “Non c’è da meravigliarsi se i tuoi uomini ti odiano”, disse Connie.

“No, non mi odiano!”, replicò (Sir Clifford). “E non cadere in errore: nel senso che dai tu alla parola, non sono uomini. Sono animali che tu non capisci, e che non capirai mai. Non gettare sugli altri le tue illusioni. Le masse sono sempre le stesse, e lo saranno sempre. Gli schiavi di Nerone erano molto poco diversi dai nostri minatori o dagli operai della Ford. Parlo degli schiavi di Nerone che lavoravano in miniera e nei campi. È la massa: immutabile. Un individuo può emergere dalla massa, ma questo fatto non altera la massa. Le masse sono inalterabili. È uno dei fatti più importanti della sociologia. Panem et circenses! Solo che oggi l’istruzione è diventata un pessimo sostituto del circo. Il grosso errore attuale è che abbiamo fatto un grosso taglio nel programma circense e avvelenato la massa con un po’ d’istruzione. (…) le masse sono state governate sin dal tempo dei tempi e lo saranno fino alla fine del tempo. È pura ipocrisia farsesca dire che si possono governare da sole.”

  • Odio come la morte i funzionari, i tribunali, i giudici.
  • (…) la media borghesia inglese deve masticare ogni boccone trenta volte perché ha l’intestino così stretto che un boccone grosso quanto un pisello lo ostruirebbe. Sono un branco di disgraziati effeminati, pieni di boria, spaventati se i lacci delle scarpe non sono in ordine, putridi come selvaggina andata a male, e sempre sicuri di avere ragione. È questo che mi distrugge. Sempre lì a leccare il culo finché non gli fa male la lingua, eppure sono sempre sicuri di avere ragione. Presuntuosi! Presuntuosi su tutto. Presuntuosi! Una generazione di presuntuosi effeminati senza coglioni…
  • Questo sforzo di divertirsi è troppo disperatamente umiliante, è senza senso. (…) “Divertirsi” un’altra forma moderna di malattia.
  • Questa è la nostra civiltà e la nostra educazione: educare le masse a dipendere interamente dai soldi, e poi i soldi non ci sono più. (…) Se solo si riuscisse a fargli capire che vivere e spendere non è la stessa cosa. Ma non c’è verso. Se solo fossero educati a vivere invece di guadagnare e spendere, ce la potrebbero fare abbastanza tranquillamente con venticinque scellini. Se gli uomini (…) potessero ballare, saltare, cantare, farsi belli, potrebbero farcela con pochi soldi. E divertire le donne e divertirsi con le donne. Dovrebbero imparare a essere nudi e belli, e cantare in coro e ballare i vecchi balli, in gruppo, e farsi gli sgabelli su cui siedono e ricamare i propri emblemi. Allora non avrebbero bisogno di soldi. Ed è questo l’unico modo di risolvere il problema industriale: educare la gente a vivere e vivere in bellezza, senza bisogno di spendere. Ma non si può fare. Oggi non ci sono che menti mediocri. E la massa non dovrebbe neppure provare a pensare, non ne è capace.
  • Il denaro avvelena quando lo possiedi e t’affama quando non lo possiedi.
  • (…) sento che nell’aria ci sono delle grandi mani bianche che cercano di afferrare per la gola tutti quelli che cercano di vivere, di vivere al di là del denaro. Cercano di strangolarli.

 

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