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Recensione : King Mastino – Medusa

Dal Golfo dei Poeti, 4 rocker, che da un decennio suonano insieme musica infuocata ricca di slancio, personalità e durezza, danno ora vita al quinto capitolo full-lenght della loro gloriosa carriera. MEDUSA incarna un album prodigioso e travolgente nel quale è preponderante lo stile hard + proto-punk che loro, dal forte legame col mare, hanno trasformato nell'accezione particolare di SAILOR ROCK!

King Mastino – Medusa

Veleggiando i mari nostrani, tra cormorani e nostromi, pesci e mostri marini, nei quali flora e isolotti magici il sempiterno prospero Mediterraneo generoso ci regala, approdiamo nell’insenatura naturale di La Spezia, o Las Pezia; l’incertezza del nome, come salvagente a galla, sorregge due verità antitetiche: la prima, appartenente alla logica clonata dei coloni autoctoni, e la seconda, fantastica e ribelle, rivestita dal mondo mitico favolistico dei pirati del Sailor Rock, lì insediatisi, come noi di IYE onorando l’occasione, per puro spirito anarchico e per specifica volontà degli Dèi.

Il dissidio nato, e mai sanato, concorrente e combattente, ha generato la ciurma di un galeone di dissidenti abitanti una realtà parallela alla prima che, vestendo ultra-rock, proprio da tali sponde è prontissima a salpare per ogni tipo di scorribanda e razzia che deve assolutamente essere compiuta contro i mondi piatti creati dalla bonaccia persistente; l’equipaggio del natante risponde sì all’ordine di bordo piratesco: Alessio: guitars\vocals ~ Massi: bass\backing vocals ~ Holly: guitars ~ Jimmy: drums.

Il lavoro, dal titolo MEDUSA, che è anche il primo pezzo dei 12 totali, effigia la figura della divinità mortale, la gorgone, colorata in viso di misterioso azzurro, chiomata di tentacoli di piovra marina, nelle cui pupille purpuree sono riflessi inquietanti teschi: lo sguardo carico di disincanto è pericolosamente esposto a minaccia sulla polena.

Dunque, “Medusa” apre la prima incursione in stile Stooges (abbracciando i Radio Birdman), pestando decisi sugli accordi e tendendo la roca voce come un arco; alle chitarre, al basso e alla batteria, il compito di solcare il groove (rock + punk) spronando un assolo turbolento e agghiacciante tale da far breccia nel cervello. Stand Out!

“Over a Mile Away” predilige la ritmica veloce e il tratto australiano è testualmente marcato, punk velato di melodia – grazie anche ai cori – riscopre l’underground sonoro ad appannaggio di una costruzione che esaspera, virtù della chitarra, sino alla conclusione del soddisfacente pezzo.

In “The Last Stand” il suono è da brivido, coinvolge tutto l’apparato tegumentario, quel suo avanzare denso si estende a macchia d’olio… e traghetta lungo paesaggi disincantati ed eccitanti di oscuro soul/blues. Naturalmente è il passo che la band conferisce alla track a far svettare i sensi, ammiccando agli MC5, mai reduce il loro wide open rock, ed ai RB. Pezzaccio à la tripleX!!!

“It’s So Hard” si propone convulsa, serrata: dal prorompente punk rock tira fuori una vigoria che richiama energie soniche dei primevi Trust di Bonvoisin!

“Into The Tentacles” guerreggia, la sua dichiarazione è scontro aperto, selvaggia e martellante, il ritmo è alternato alla parte vocale e, credetemi, piegherà con tutti i crismi, indissolubilmente, al fondente rock al calor bianco di matrice proto-punk! Il cantante si dimena nelle contorsioni vocali mentre i pilastri della ritmica lo spalleggiano da babordo a tribordo affrescando ciò che costituisce il ribollente manifesto sonoro della band. Notare Bene la scia che si lasciano dietro…

“I Don’t Wanna Die” ricorda appena, forte dell’imperio vocale, i Judas di Halford, sinché una giravolta della morte (che farebbe pisciare sotto dalla paura Jack Sparrow) non riporta alla grezza intensità quella musica che solo i veri pirati possono far brillare con asciutta polvere da sparo, appropriandosi dell’oro sepolto dal tempo e appartenuto ai padri Stooges.

Lo spirito indomito e anarchico di “Charles Vane” viene adesso evocato e celebrato quale simbolo alato di libertà, il bucaniere mette a ferro e fuoco gli animi sciabolando dalle altezze del pennone il proprio mito.

“Buried Love” riattizza le emozioni pagando in minima parte debito alla “Dancing Barefoot” di Smith, su quella riga appaiono scenari disincantati persi nella perenne notte cosmica, navigando il santo fluido salato, illuminati a tutto tondo da magici diamanti stellari: i KING MASTINO mostrano i denti, scintillano anche quelli, per Nettuno!, e sparano fuori una espansiva eccezionale canzone irraggiante radiazioni benefiche in forma di anelli di tifone, per cui lo spazio immaginativo e sensitivo colpirà ogni fan facendolo naufragare sulla battigia dell’isola del tesoro.

“Star”, manco a farlo apposta, è il consequenziale pezzo che centra il particolare stellare, irrompe di luce nell’affascinante dark spaziale espresso dal combo ed io mi sento Atreiu in groppa a Falcor sfrecciante lungo i paesaggi siderali, traversando apertamente sconosciute costellazioni. Sailors Rock’s Anthem!!!

“ANOTHER BITE” è già classico della band; istruisce ogni sprovveduto su cosa significa suonare Rock’n’Roll, e possiede, come del resto tutte le cartucce qui esplose, una internazionalità di sound che oltrepassa barriere e limiti alla comprensione del lavoro creato; MEDUSA, infatti, come da suo etimo, protegge, e protegge soprattutto coloro che fanno della loro missione un verbo verace e vitale, una questione di stile e lealtà.
La travolgente song spinge al massimo la grinta rock, tutte le parti strumentali chiamate in causa bucano l’atmosfera partecipando alla corsa bruciante in crescendo e all’impazzata, raggiunti da una scarica elettrica, “Another Bite” tiene sospesi sul filo del possibile, fino all’ultimo respiro!

Rilassando il moto dopo tanto battimento supersonico, lasciamo il galeone al beccheggio naturale di “Hawkwind”… gronda bellezza oscillatoria, davvero impossibile tenere quieti detti pirati del rock. Soggiunge un sentimento di orgoglio battente e si concretizza la perizia magistrale nel domare il pezzo, che avvince lasciando battere forte il cuore in gola.
Viscerale, intenso, trascinante.

Ottimo lavoro di chitarra ad aprire la canzone, il basso e la ritmica non fanno passare una mosca tra i loro stretti e veloci incroci, la batteria schiaffeggia come vorticosa quintana tutte le superfici percuotibili e le voci implacabili furoreggiano tra schiume, questa volta non marine, bensì provenienti da bottiglie stappate di spumante Abissi; infatti, con “Everyday”, i KING MASTINO strappano un biglietto alla Fortuna, poiché tale prodigio discografico dona la netta sensazione di aver vinto il primo premio alla lotteria nazionale di capodanno.

ETICHETTA
Savage Magic, Ghost Highway, Beluga , Strycknine Recordz.

TRACKLIST
1)§ Medusa
2) Over A Mile Away
3) The Last Stand
4) It’s So Hard
5) Into The Tentacles
6) I Don’t Wanna Die
7) Charles Vane
8) Buried Love
9) Star
10) Another Bite
11) Hawkwind
12) Everyday

LINE-UP
Alessio – guitars\vocals
Massi – bass\backing vocals
Holly – guitars
Jimmy – drums

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