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Recensione : K – Branding – Alliance

K - Branding - Alliance: I K-Branding sono un trio belga, di Bruxelles, formatosi agli inizi del 2004 e arrivati quest'anno alla seconda fatica, ...

K – Branding – Alliance

I K-Branding sono un trio belga, di Bruxelles, formatosi agli inizi del 2004 e arrivati quest’anno alla seconda fatica, Alliance, dopo l’album d’esordio Facial. L’aspetto cupo ma essenziale della copertina del disco suona, con il senno di poi, come una vera e propria dichiarazione d’intenti: un’inquietante foresta grigiasta su sfondo nero ricalca la trama intricata di suoni freddi e foschi che compongono il tessuto musicale di Alliance. La tracklist sul retro riporta un elenco di sole sette tracce, dai titoli brevi ma evocativi. Non fatevi ingannare da questo però, con una durata media di cinque minuti abbondanti a traccia, il disco non è per niente sintetico.

Alliance non è uno di quei dischi che possono essere buttati nello stereo per essere ascoltati a cuor leggero, per nulla. Se pensate di passarvi una mezz’oretta di svago ascoltandolo, scordatevelo, assolutamente. Potrebbe essere verosimilmente più paragonabile al passare una notte intera in mezzo ad uno di quei boschi mal frequentati da b-movie americano (quello della copertina, per intenderci) con il solo nylon del sacco a pelo a proteggere il vostro corpo dalla motosega del maniaco che abita a cinquecento metri di distanza. Insomma, trentotto minuti di inquietudine che, però, tengono l’ascoltatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.

Ad aprire il disco ci pensa la traccia strumentale “Japaner sein”: inizia con un lento crescendo di percussioni a cui si aggiungono presto inquietanti rumori elettronici (che spaziano dallo stridio metallico alla sirena in lontananza). A due minuti dalla fine del brano i colpi di batteria esplodono e, come se avessero svegliato una bestia dormiente, anche i synth si esasperano imitandoli. In “Empirism”, dopo un inizio che ricalca molto quello della traccia precedente, si aggiunge un nuovo elemento d’inquietudine alle atmosfere già cupe di Alliance: una voce lenta ed echeggiante ad accompagnare la batteria, fattasi nevrotica, e l’elettronica, sempre esasperata. Segue “Blurred vision”, il brano più corto del disco, dove tamburi dal sapore tribale accompagnati dal sax (uno strumento che contrasta piacevolmente in mezzo all’elettronica imperante dei K-Branding) restituiscono un’atmosfera dal tocco orientaleggiante. “Gefahr”, altro pezzo strumentale, coniuga il mantenimento delle sonorità già presenti nei brani precedenti con un non meglio identificato strumento a corde (che sembra pizzicato con una spranga di ferro). “Astral feelings” poi, uno dei brani più cantati del disco, parte con delle sonorità molto sporche a fare da giusto sfondo alla voce, lontana e lamentosa, di Sebastien Schmit. Il ritornello è composto dal solo titolo, urlato e ripetuto quasi fosse un grido d’aiuto, seguito da una serie di versi inarticolati che si accavallano l’uno sull’altro. Sicuramente una delle tracce più riuscite dell’album e quella con cui è più facile approcciarsi. “Assente cultura” (c’è lo zampino dell’unico membro del gruppo dal nome italiano,Vincent Stefanutti, qui?) è la traccia più lunga di tutto il disco, anzi, forse una delle più lunghe di qualsiasi disco abbiate mai ascoltato. Con i suoi nove minuti e quarantadue secondi risulta infatti a dire poco imponente. In realtà, la si potrebbe facilmente dividere in tre tracce distinte: sono così netti e radicali i cambi di sonorità all’interno della traccia che sarebbe inverosimile pensare il contrario. In nove minuti si passa da un’esplosione di suoni ad un tranquillo tripudio di tintinii e chitarre fino all’elettronica pura nel finale. “Shields”, ultima traccia del disco, parte con le stesse voci echeggianti già trovate in Empirism e procede trascinante fino al quarto minuto. Poi riprende vita in un’esplosione strumentale dal ritmo frenetico e inquieto, lasciando l’ascoltatore completamente senza respiro.

Alliance è un disco che affonda le radici in un genere musicale che non è per tutti i palati e per tutte le situazioni. Malgrado questo, i K-Branding sono riusciti lo stesso a confezionare un disco che, se preso nelle giuste dosi e circostanze, risulta sicuramente meritevole di essere ascoltato con piacere, anche al di fuori dei loro confini nazionali.

Tracklist:
01 Japaner Sein
02 Empirism
03 Blurred Vision
04 Gefahr
05 Astral Feelings
06 Assente Cultura
07 Shields

K-Branding-Alliance

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