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Recensione : The Queen Is Dead Volume 159 – Jah Wobble, 16 Volt, Arcana

Dub di altissimo livello da Jah Wobbel, una ristampa di un bellissimo disco di elettronica oscura dei 16Volt e si chiude con la meraviglia neoclassica degli Arcana.

Dub di altissimo livello da Jah Wobble, una ristampa di un bellissimo disco di elettronica oscura dei 16Volt e si chiude con la meraviglia neoclassica degli Arcana.

JAH WOBBLE

Torna Jah Wobble e torna il dub di grana superiore con Dub volume 1”, prima opera su Dimple Discs. Jah Wobble, al secolo John Wardle, è una pulsione musicale vivente, un’antenna vivente che capta segnali sonori dall’universo e attraverso la sua arte li rende intellegibili anche a noi umani, per un’avventura sonora che dura da tanti anni. Moltissimi lo conoscono per essere stato il bassista dei Public Image Ltd, un’entità sonora che ha avuto una portata ancora difficile da quantificare. Jah Wobble nella sua lunghissima carriera ha collaborato con molti artisti portando sempre il suo marchio inconfondibile, il suo groove che si espande e che trova la sua naturale collocazione nel dub.

Il dub di Jah Wobble è assai differente, e questo disco dimostra ciò in maniera molto netta. Il dub per Jah Wobble è il codice musicale con il quale scrive il suo programma, e il programma ha lo scopo di far comunicare questi impulsi sonori con la tua anima, allo scopo di far nascere qualcosa di nuovo e di migliore rispetto alla situazione di partenza e ci riesce benissimo.

Dub, e molto, molto di più, le tracce sono vere e proprie sinfonie che partono dal ritmo in levare per sottrazione, andando molto lontano. Le linee di basso di Jah Wobble sono un loop in continuum che vaga per il mondo e rilascia un suono quando incontrano qualcosa, un vortice che non ti lascia, caldo e rigenerativo. Jah Wobble qui fa tutto, dalla composizione all’esecuzione, dalla produzione alla copertina e alle pagine interne del libretto.

Dentro a questo doppio vinile c’è tutta l’essenza del groove continuo di Jah Wobble, quella forma musicale che è bellezza e stupor mundi ogni volta che la incontriamo.

Jah Wobble si ispira certamente ai giganti del dub come Lee Perry e King Tubby, ma a sua volta lui stesso è un titano di questo suono greve e al contempo etereo, così legato alla fisica da romperla definitivamente per farci elevare.


16VOLT

Se l’elettronica industrial vi corrode di piacere il cervello ogni volta che l’ascoltate, la ristampa di Wisdom”, il debutto discografico uscito nel 1993 degli americani 16Volt è il disco che fa per voi. Rimasterizzato dalla Metropolis Records in un giallo vinile per trecento fortunati in edizione limitata, questo disco è stato l’inizio di una grande avventura sonora.

Uscito in uno dei momenti più belli per il suono industrial, questo disco è uno dei più bei piaceri proibiti che la decadenza messa in musica possa darvi. Il suono del lavoro è lascivamente elettronico, tra industrial, ebm, qualcosa di un barocco elettronico che si è sviluppato in una linea temporale differente dalla nostra, un suono carico di insoddisfazione, lussuria e l’eterna bellezza dei suoni freddi.

Le tracce di “Wisdom” ti si insinuano dentro il cervello, prova di amore verso un genere che è un sentimento, il sentire delle anime perse che amano questa elettronica che danza sul loro cuore, ad esempio un pezzo come “Dreams of light”, qui sia nella bellissima forma originale che anche nel valido remix Nightmare-Hare Dept., è un pezzo che potrebbe essere benissimo l’inno nazionale dei robot senzienti metà silicio e metà sangue e muscoli, ed è un pezzo che porta i 16Volt al livello dei nomi sacri del genere, specialmente di quelli di quell’epoca dorata e senza pietà dell’industrial.

I sintetizzatori spingono i sentimenti umani al di là dei loro soliti confini, lanciati in una corsa senza fine per sfuggire alla maledizione del genere umano, in un tentativo di coniugare macchine e moti dell’animo. Il disco è di una bellezza che colpisce durissimo, un qualcosa che non lascia mai indifferenti, un demone che ti si rivolta dentro e ti sussurra all’orecchio, su di una base elettronica. Molto belli anche i remix e le tracce in più rispetto all’edizione originale.

La carriera del gruppo americano non si è fermata lì, anzi è in continua progressione, e in questa estate uscirà il loro nuovo disco “More of less” sempre su Metropolis Records. Il piacere non decresce.

ARCANA

“As Bright as a Thousand Suns” è stato il settimo album in studio per gli svedesi Arcana, uscito nel 2012, rimasterizzato e ristampato in edizioni limitate in cd e vinile dalla francese Cyclic Law. Il disco è uno dei punti più alti, se non il suo apice, della parabola musicale degli Arcana, un gruppo che fa un genere a sé stante, un neoclassico che spazia fra passato e futuro senza soluzione di continuità, alla ricerca della bellezza e della delicatezza.

Gli Arcana, fin dal loro nome, hanno una missione, ovvero cercare di riportare al genere umano qualcosa della bellezza che lo circonda e che lo compenetra, uno scambio di sensazioni positive reali e non solo proclamate.

La musica degli Arcana è il moto dell’anima di miliardi di miliardi di anime che hanno attraversato il nostro pianeta, è un riportare a casa la nostra anima affaticata da troppi fronzoli inutili e senza senso che ci hanno circondati. La voce da soprano di Ann-Mari Thim è qualcosa che abita nella nostra mente da tempo immemore e aspetta solo il momento per rivelarsi, per accendere quel fuoco che ci riscaldava.

La voce maschile di Peter Bjärgö è un refolo divino, un pezzo di quella nobiltà di mezzi e di visioni che l’umanità aveva un tempo, ed era un bagaglio comune. L’incedere del disco dischiude davanti a noi visioni e profumi che sono assai diversi da quelli ai quali siamo abituati in questa epoca, la musica neoclassica degli Arcana non vuole intrattenere, vuole creare qualcosa di bello e di duraturo, un antidoto che dissipa il veleno delle brutture che crediamo essere bellezza.

Ascoltare questo capolavoro di magia e musica è come accarezzare ad occhi chiusi una statua in marmo,un contatto freddo ma che espande calore dentro le nostre vene, e quando si aprono gli occhi si apprezza, oltre al tatto, la bellezza e la compostezza dell’armonia, della dolcezza della linea, e tutto ciò è presente qui in veste musicale.

Un disco che apre molte porte, un classico del neoclassico che ha mostrato a molti la via e che torna a noi migliorato e ancora più possente, luminoso come un migliaio di soli, denso di calore e di bellezza.

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