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Recensione : Giuliano Pasini – Venti Corpi Nella Neve

Un romanzo che non ha nulla da invidiare a thriller di autori internazionali, per struttura, suspense, ritmo narrativo, colpi di scena.

Giuliano Pasini – Venti Corpi Nella Neve

Questo posto, con i suoi ritmi lenti e il rumore del vento tra i castagni, allo stesso tempo ti culla e ti fotte. È un gorgo. Un gorgo che ti trascina sul fondo.

Il posto in questione è Case Rosse, minuscolo paese sugli Appennini, vicino a Zocca (altro paesucolo divenuto però famoso per aver dato i natali alla rock star Vasco Rossi), e la vicenda che vi si narra è un puro e succulento giallo impregnato di storia italiana, che trasuda misteri nostrani, dialetti equivoci proferiti da introversi paesani schiacciati tra queste terre appenniniche sospese tra Modena e Bologna, lungo la Linea Gotica geo/politica e neurale in cui tutto si palesa e si nasconde, a intermittenza, come il paesaggio locale i cui contorni si delineano e si confondono tra i fitti banchi di nebbia improvvisi, la neve obnubilante, le case incastonate tra chiese e ipnotici tornanti a spirale.
Il romanzo segue la linea rosso sangue che collega due turpi avvenimenti distanziati da cinquanta anni esatti, a capodanno: il capodanno del ’45 e quello del ’95, anno corrente della storia. Da un crudele eccidio perpetuato da un gruppo di SS autoctone capeggiate da un crudele Boia degli Appennini, alla barbarica strage di un piccolo nucleo familiare dei giorni nostri: madre, padre e figlioletta. Stesso luogo, stesso giorno di calendario, stessa matrice di sangue. Cinquant’anni che separano e insieme uniscono due massacri. Al sostituto commissario Serra l’arduo incarico di districarsi negli enigmi passati e presenti, il compito di unire i punti per disvelare l’enigmatico disegno. Cruciverba storico/sociale, enigma che unisce destini, tragedie da borgo ai confini della realtà, sostrati trhiller che vengono a galla in una polposa terra emiliana da cui sbocciano frutti tenerissimi ma anche inquietanti vicende mai digerite da un popolo ancorato alle sue tradizioni, i suoi panorami, i suoi credi e le sue manie, il suo vino frizzante.
Insomma, Giuliano Pasini ci propone col suo primo romanzo (finalista nel 2011 dell’importante concorso on-line “Io scrittore” e poi vincitore nel 2012 del concorso Massarosa) un eccellente romanzo noir, un giallo dalle sfumature paranormali e la trama avvincente che scava e si impernia su una parte della storia italiana mai dimenticata, storia di partigiani e fascisti, di terra e popolo che ancora piange tra le piaghe di una guerra che lascia i segni tutt’ora.

Edito da Time Crime, progetto editoriale curato da Fanucci, che si occupa del Thriller in tutte le sue forme e derivazioni, dal noir allo spy-story, dal poliziesco al mystery, dal giallo all’hard-boiled, realtà editoriale nata nel 2012, ha il pregevole merito di regalarci (oltre a opere di autori stranieri ormai affermatissimi come John Connolly e David Baldacci e altre di interessantissimi artisti di genere italiani) questo romanzo che non ha nulla da invidiare a thriller di autori internazionali, per struttura, suspense, ritmo narrativo, colpi di scena.
Un libro da assaporare e gustare nel suo flusso di parole ghermenti, parole così prossime a quel che abbiamo nel cuore, nelle vene, nelle nostre paure più vere, arcaiche e nello stesso tempo vicine. Da leggere magari assaporandosi un buon bicchiere di vino mentre fuori dalla finestra ogni tanto guardiamo il buio, e intanto il silenzio, attorno, è totale.

Come se tutti sapessero. O, perlomeno, intuissero. Come se Case Rosse aspettasse una cosa del genere. Una vendetta. Una liberazione da un pensiero costante, circolare, ossessivo”.

 

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2 risposte

  1. Be cosa dire sintetica si sente odore di terra e di paesini che per chi ha avuto modo di visitarli sembra che il tempo si sia fermato grande Ale come sempre.

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