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Tra Il Fascio E La Svastica – Storia E Crimini Del Movimento Ustascia Di Giacomo Scotti

Giacomo Scotti "Tra il fascio e la svastica - Storia e crimini del movimento Ustascia" : La sua opera letteraria si colloca sul confine tra l'Italia e la ex-Jugoslavia, con un focus particolare sul problema istriano.

Giacomo Scotti "Tra il fascio e la svastica - Storia e crimini del movimento Ustascia"

Tra Il Fascio E La Svastica – Storia E Crimini Del Movimento Ustascia Di Giacomo Scotti

Giacomo Scotti “Tra il fascio e la svastica – Storia e crimini del movimento Ustascia”

Giacomo Scotti, napoletano di origine ma croato di adozione, ha visto in questa fase di quarantena che volge al termine la ristampa grazie ai tipi della Red Star Press del suo “Tra il fascio e la svastica – Storia e crimini del movimento Ustacia” originariamente pubblicato nel lontano 1976 da Editoriale Incontri. La sua opera letteraria si colloca sul confine tra l’Italia e la ex-Jugoslavia, con un focus particolare sul problema istriano. Opera che non gli ha evitato parecchi fastidi con la puntuale accusa di revisionismo pronta a macchiarne la fama. Ciò nonostante non ha interrotto la sua prolifica opera al punto che il comune di Monfalcone nel 2016 non ha esistato a conferirgli la cittadinanza onoraria.

“Un crocefisso, un pugnale in madreperla, una candela, una pistola o un moschetto e alcune volte persino una bomba a mano. È questa la simbologia ufficiale di un giuramento degli ustascia, riprodotta in diverse fotografie d’epoca, patrimonio del movimento guidato da Ante Pavelić, il poglavnik, il duce di Croazia. Di sicuro i movimenti politici parlano anche attraverso le scelte iconografiche e quest’istantanea sintetizza molto bene l’essenza di quello che gli ustascia sono stati. Un movimento fascista ed eversivo, avvezzo al terrorismo, intriso di fanatismo religioso e supremazia razziale.”

questo l’incipit al saggio di Scotti. Premessa che traccia subito la strada che andremo a percorrere per tutte le 276 pagine del volume.

Campi di concentramento (rinominati “campi della morte”), interi villaggi dati alle fiamme senza tener conto che a perire vivi fossero donne, vecchi e bambini. Torture nelle carceri, corpi gettati nei fiumi in modo che fosse la corrente a portarseli via. Un campionario di orrori che pare non avere fine. Nemmeno oggi, con la presenza di una folta selva di irriducibili che prosegono con la loro follia prestata ad altre latitudini. Sono infatti diverse le connessioni con le altre organizzazioni neofasciste degli anni sessanta e settanta. Gli Ustacia raccontati nel libro non disdegnano “collaborazioni” all’estero in nome della loro ideologia suprematista. Collaborazione che hanno contribuito e non poco ad intricare ulteriormente il già difficile mondo jugoslavo dove le varie etnie non si sono mai sopportate troppo. Tenendo conto che la versione originaria del saggio è del 1976 non possiamo non convenire sul fatto che a suo modo Scotti sia stato un veggente illuminato andando ad anticipare quelli che sarebbero poi stati gli avvenimenti che hanno portato agli albori degli anni novanta alla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

Tra tutte le figure tracciate, più o meno di spicco, emerge in modo incontrastato quella di Ante Pavelić, che nei primi anni quaranta riesce nella non facile impresa di scrivere una delle pagine più sanguinose della storia moderna, sterminando 800.000 persone su una popolazione complessiva di 5.000.000 uccisi molto spesso a mani nude. Sorto con l’idea di fare della Croazia un paese “etnicamente puro”, il movimento Ustascia, guidato dal duce croato Ante Pavelic, non faticò a trovare, in un’Europa destinata a precipitare nel baratro della seconda guerra mondiale, né criminali fonti di ispirazione, né, tanto meno, appoggi politici e militari.

“L’Europa ha conosciuto il fascismo italiano, il nazismo tedesco, il falangismo spagnolo e altri sistemi fascisti. Non temo però di sbagliare dicendo che quello ustascia è stato il superfascismo, il nazifascismo spinto ai suoi peggiori eccessi; e gli uomini che ne furono i protagonisti non sono cambiati per una ragione molto semplice: il fallimento li ha inaciditi, il rancore si è in essi approfondito in seguito alla frustrazione, la violenza e la faziosità sono le loro caratteristiche di fondo, e non si lasciano sfuggire occasione, perciò, per fare qualcosa che dia sfogo alloro carattere sanguinario”

Conoscere per non cadere nuovamente nei tranelli che la storia puntualmente ci pone sul nostro percorso. Occorre quindi più che mai dare del tu alla Storia, quella con la S maiuscola, per potersi creare un’identità critica e poter affrontare le “sfide” che il mondo contemporaneo ci pone davanti quotidianamente. Senza memoria non può esserci futuro, lo sentiamo dire da anni, ma evidentemente ancora non è stato detto abbastanza a guardare ciò che ci vede (tristi ed impotenti) spettatori oggi.

Degli Ustacia si è detto tanto, e male, soprattutto in passato. È il momento di mettere le cose in chiaro e di svincolarli da quel ruolo di nazionalisti che li ha erroneamente accostati a realtà quali gli indipendentisti Baschi o i militanti cattolici dell’Eire. Ed è anche il caso di non abbassare la guardia, dal momento che i vecchi di un tempo, quasi tutti piazzatisi e mimetizzatisi all’estero dopo la guerra, non smettono di sognare un ritorno in grande, con annesso bagno di sangue.

“Sono così riuscito a ricostruire per i lettori italiani tutta la verità sul regime più mostruoso che sia sorto in Europa nell’ultima guerra mondiale. Sarà utile a qualcosa questa verità? Se non lo sperassi non consegnerei queste pagine alla stampa. Non dovrebbe essere più possibile a nessuno imporre un’idea o un regime distruggendo i popoli.”

questa la conclusione di Scotti. Possiamo non essere d’accordo con lui?

Giacomo Scotti
“Tra il fascio e la svastica – Storia e crimini del movimento Ustascia”
Red Star Press 2020

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