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Recensione : Forever Falling – The Determinism of Essence in Matter

The Determinism of Essence in Matter, nonostante i riferimenti filosofici del titolo siano suggestivi di una certa profondità concettuale, è un lavoro che penetra con un certo agio le difese dell’ascoltatore grazie a un approccio sincero, fluido e privo di artifici al funeral death doom da parte dei Forever Falling.

Forever Falling – The Determinism of Essence in Matter

Nel 2021 John McGovern, vocalist e fondatore degli ottimi Chalice of Suffering, aveva partecipato a due progetti alquanto interessanti nonché contigui, non solo stilisticamente in quanto entrambi in conformazione di duo, come i Solemn Echoes con Fabio De Paula, mente dei maestri del funeral sudamericano HellLight, e i Forever Falling assieme al meno noto Tullio Carleo; se con i primi il sound era all’insegna di un death doom melodico non troppo lontano per sensazioni dalla band del musicista brasiliano, con i secondi veniva esplorato un versante prossimo al funeral, seppure anch’esso nelle sue vesti più atmosferiche.

A circa due annni e mezzo di distanza dall’ottimo Suspended over the Immanent, il moniker Forever Falling torna a far parlare di sé con un nuovo full length, The Determinism of Essence in Matter, se possibile ancora migliore rispetto al già valido esordio. Carleo si conferma compositore di grade sensibilità, in grado di maneggiare con competenza la materia attraverso un lavoro chitarristico magari meno raffinato rispetto a quello di De Paula, ma altrettanto efficace nell’evocare sentimenti di dolorosa e lacerante malinconia, ben amplificati dal growl e dal recitato del sempre bravo John Suffering (nickname utilizzato per l’occasione dal vocalist di Minneapolis, facente riferimento alla propria band).

L’opera si estende per oltre cinquanta minuti di un funeral/death doom che non lascia spazio a digressioni stilistiche, focalizzato com’è nel rappresentare l’ineluttabile sconforto e la cappa di dolore che avvolge quotidianamente ciascuno di noi, in maniera consapevole o meno; il trittico centrale composto da canzoni come The Touch of Ice, September Song e, soprattutto, The Wind of Remembrance, si rivela oggettivamente irresistibile nel suo far emergere senza soluzione di continuità passaggi luttuosi e, allo stesso tempo, magnificamente melodici, conducendo a un risultato coincidente con le aspettative di qualsiasi appassionato di queste sonorità.

The Determinism of Essence in Matter, nonostante i riferimenti filosofici del titolo siano suggestivi di una certa profondità concettuale, è un lavoro che penetra con un certo agio le difese dell’ascoltatore grazie all’approccio sincero, fluido e privo di artifici da parte del duo italo/statunitense a uno stile musicale sempre in grado di emozionare come pochi altri.

2024 – My Kingdom Music

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