Ricordo di aver sentito dire a Gigi Proietti in un’intervista che ci sono moltissimi fans di questo film che non sono necessariamente anche ammiratori di chi ci recitava,ma soltanto grandissimi appassionati di questa pellicola. Non fatico ad immaginarlo perché Febbre da Cavallo è una delle commedie italiane migliori di sempre,qui lo dico e lo rivendico con forza! Il film ruota sulle (dis)avventure di un terzetto di spiantati con la fissa per le corse dei cavalli e delle scommesse gravitanti attorno a questo sport;i tre sono Bruno Fioretti detto “Mandrake” (Gigi Proietti), Armando Pellicci “Er Pomata” (Enrico Montesano) e Felice Roversi (Francesco De Rosa). I nostri sono spesso senza soldi visto che il primo si autodefinisce attore ma in realtà vive sulle spalle della fidanzata Gabriella (una magnifica Catherine Spaak) proprietaria di un bar,il secondo è un disoccupato cronico pieno di debiti ed il terzo un parcheggiatore abusivo. Le loro giornate trascorrono con il solo scopo di trovare i soldi per poterli scommettere all’ippodromo, mitica la truffa che riescono a mettere a segno ai danni di quello che definiscono il burino più infame di tutti i burini, il macellaio Otello Rinaldi “Manzotin” (Ennio Antonelli). Una caratteristica di Mandrake è quella di non riuscire a fare l’amore con la fidanzata ogni volta che perde ai cavalli (quindi piuttosto spesso) e ciò induce Gabriella a far visita ad una cartomante; quest’ultima le consiglia di assecondare l’amato ed anzi di proporgli a sua volta una scommessa, le carte infatti suggeriscono di puntare una tris su di una corsa che si svolgerà a Cesena dove i cavalli vincenti saranno Soldatino, King e D’Artagnan,i meno pronosticabili del lotto. La Spaak affida i soldi a Proietti perché li punti sul terzetto indicato dalla sorte ma i soci lo inducono a utilizzarli per giocarli sul super favorito Antonello da Messina. Ovviamente i tre brocchi si piazzano ai primi tre posti e Gabriella, felicissima per la presunta vincita,firma numerose cambiali per rinnovare ed abbellire il suo bar. Mandrake non sa come dire alla fidanzata di aver usato i soldi in maniera contraria di come da lei indicato e, per poterli recuperare, organizza una truffa che vedrà coinvolti, oltre ai tre protagonisti, anche l’avvocato De Marchis (un sempre in formissima Mario Carotenuto) proprietario di Soldatino ma spiantato tanto quanto i nostri ed un’amica di Fioretti, Mafalda (Nikki Gentile) indossatrice ma propensa anche alla prostituzione. Il piano consiste nel sostituire l’imbattibile fantino francese Jean-Luois Rossini (Renzo Ozzano), chiamato dal conte Dallara (Gigi Ballista) per portare alla vittoria la sua cavalla Bernadette, con Mandrake al quale rassomiglia almeno leggermente. I nostri si recano all’ aereoporto e Montesano,fingendosi un agente di polizia,preleva con la forza il driver transalpino per motivi che lui definisce di sicurezza e lo porta in una casa dove sarà piacevolmente intrattenuto da Mafalda. Tolto di mezzo Rossini sarà Mandrake a portare in gara Bernadette mentre Soldatino sarà condotto dal Pomata,il fantino che lo doveva condurre infatti, esasperato dai mancati pagamenti del De Marchis,si rifiuta di farlo. Il gruppo ovviamente punta tutti i suoi averi sull’outsider Soldatino certo della sua vittoria ma Proietti, preso dall’impeto della competizione, dimentica gli accordi e porta la cavalla alla vittoria. Il tradimento dei patti da parte di Mandrake suscita le scontate ire dei suoi soci e porta a galla il tentativo di truccare la corsa. Il gruppo finisce in tribunale ma viene salvato da sicura condanna da un giudice anch’esso appassionato di cavalli (Adolfo Celi). La scena finale vede Bruno e Gabriella finalmente sposi in viaggio di nozze su di un treno, la Spaak giustamente non persuasa dalle promesse di Proietti aveva anch’ella giocato la tris vincente,ma alla prima fermata,con la scusa di comprare le sigarette, Mandrake resta fuori dal treno. Salutando la consorte con la promessa di raggiungerla al più presto si riunisce al gruppo che, oltre ai soliti noti, ha ora un nuovo elemento,il giudice del processo. A quanto leggo alla data della sua uscita Febbre daCavallo ricevette consensi assai modesti da critica e pubblico, ma la sua continua riproposizione in televisione ne avrebbe fatto successivamente un film di culto con una base fedele di appassionati. Inutile dire che anch’io faccio parte di questa folta schiera di appassionati,alla quale ascrivo anche chi mi ha suggerito questo pezzo ovvero il grande Tarta (al secolo Giovanni Tartaglione) certo che apprezzerà queste righe.
Regia di Steno con G.Proietti,E.Montesano,C.
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