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Recensione : Elyria – Reflection And Refraction

Il gruppo di San Gallo è tecnicamente sul pezzo, le molte fughe degli strumenti verso lidi dove la bravura strumentale è sfoggiata alla grande viene accompagnata dall'ugola dorata della singer che in alcuni brani funziona, mentre in altri invece non riesce a lasciare la sua impronta, travolta dai vortici ipertecnici dei suoi colleghi.

Il prog metal ed il symphonic gothic metal sono due generi che poco hanno in comune, molto tecnico e troppe volte freddo il primo, bombastico e più emozionale il secondo, anche se molti gruppi odierni, specialmente nel metal sinfonico, usano divagazioni puramente tecniche e progressive nel loro sound.

Il problema giunge quando un gruppo progressive metal ha come protagonista al microfono una voce femminile dalle linee classiche, molto più adatta al genere sinfonico che a quello progressivo.
Può piacere o meno, questione di gusti chiaramente, anche se a ben vedere il risultato è a tratti affascinante, lasciando però molte volte un senso di incompiuto, specialmente quando i musicisti partono sulle ali della loro ottima tecnica in divagazioni progressive dove la voce da soprano, bellissima e dolcissima, perde lo scontro con gli strumenti impegnati in virtuosismi metallici taglienti.
Non fraintendetemi, Reflection And Refraction nella sua completezza è un ottimo esempio di prog metal sulla scia dei Dream Theater, che la splendida voce della musa Patricia Clooney valorizza nei frangenti più pacati, mentre la mancanza di un’ugola più consona ai brani di energico metallico progressivo di cui è colmo l’album, fa perdere più di un punto agli Elyria.
Il gruppo di San Gallo è tecnicamente sul pezzo, le molte fughe degli strumenti verso lidi dove la bravura strumentale è sfoggiata alla grande viene accompagnata dall’ugola dorata della singer che in alcuni brani funziona, mentre in altri invece non riesce a lasciare la sua impronta, travolta dai vortici ipertecnici dei suoi colleghi.
Abbiamo così cambi di ritmo dettati da una sezione ritmica con tutte le carte in regola per strafare (Sascha Kaisler alle pelli e Stefan Mankiewicz al basso), sei corde che ricama virtuosi riff metallici (Oliver Weislogel), ma brani che non prendono il volo, rimanendo rinchiusi nel limbo tra i due generi.
Si salvano la notevole Salome e l’orientaleggiante Faceless, oltre alcune parti in cui la pacatezza del sound permette alla vocalist di prendersi la scena, dopo essersi persa tra le complicate trame musicali suonate dai suoi compagni.
Un peccato, perché i musicisti sono bravi e la vocalist splendida, ma è l’insieme che funziona ad intermittenza.

TRACKLIST
1. Open Portals
2. The Vigil
3. Blind
4. Colour of Silence
5. Salome
6. Human Caleidoscope
7. Beyond Earth
8. Only Words
9. Faceless
10. Mindshift
11. Dreamwalker
12. Virtues
13. Distance

LINE-UP
Patricia Clooney – Vocals
Oliver Weislogel – Guitars
Sascha Kaisler – Drums
Stefan Mankiewicz – Bass

ELYRIA – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO
Il gruppo di San Gallo è tecnicamente sul pezzo, le molte fughe degli strumenti verso lidi dove la bravura strumentale è sfoggiata alla grande, viene accompagnata dall’ugola

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