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Recensione : Dagdad – Demo

“Siamo nel 2021” e voi state sempre qui a leggere queste stronzate e non siete ancora andati a sentire Dagdad “Demo”?

Dagdad

Dagdad – Demo

Rece breve per disco breve altrettanto, 4canzoni4 in 5minuti5 che, se ci pensi, da una botta tipo botta di popper solo che, se ci pensi, dura parecchio di più e lascia più soddisfazione che ti metti a ripeterla a diritto finché non ti fa male il cervelletto e poi, se ci pensi, costa anche meno dell’erba che l’ultima volta che son stato alla stazione di Pontedera il tipo di fiducia mi ha detto “Siamo nel 2021, qui aumenta tutto, figurati se non aumenta anche quello che si trova pure male tipo appunto l’erba, se ci pensi.”


Ci ho provato a pensare ma “Siamo nel 2021”, qui aumenta tutto, figurati se mi riesce anche pensare…
“Eh, signora mia, di questo passo dove andremo a finire?”
il problema non è la caduta ma l’atterraggio, diceva quel film famoso ma in fin dei conti “Siamo nel 2021” e non mi ripeto neanche più “fino a qui tutto bene, chi se ne frega dell’atterraggio?”.

Diciamo pure che nell’accompagnare lo schianto Dagdad è piuttosto bravo perché in 4pezzi4:
1)fa punk tirato e melodico spruzzato di post punk
2)Mette tutto sotto effetto, tipo batteria-voce-synth sotto riverbero e chitarra sotto Echo. Tutto è sotto l’effetto di qualcos’altro. Bello.
3)Lo-Fi
4) Fuckin’ DIE, please…


Echi di melodie vocali beat anni ’60 che affogano in paradisi sintetici e post-apocalittici, punk da cameretta o cameretta di un punk sottosopra e sottoeffetto.
Sono 4canzoni4 in 5minuti5
Da una botta tipo botta di popper ma dura di più
Costa meno dell’erba
“Siamo nel 2021” e voi state sempre qui a leggere queste stronzate e non siete ancora andati a sentire Dagdad “Demo”?
Fuckin’ DIE, please…


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