Dopo il buon debutto nel 2022 con l’ep Tardissime Mortem Fuga, i colombiani Caos Ov Doom si presentano alla prima prova su lunga distanza con Magnum Opus Tenebrarum; il death doom dei musicisti di Medellin si conforma nei dettami tipici del sottogenere quando viene interpretato in Sudamerica: siamo quindi lontani dalle forme più melodiche di stampo nordeuropeo, per cui viene favorita un’indole old school e, se vogliamo, anche gradevolmente naif, accentuata dall’utilizzo a livello lirico della lingua spagnola, cosa che non crea alcuna controindicazione.
Il sound dei Caos Ov Doom è oltremodo robusto ma possiede anche uno sviluppo avvolgente che viene agevolato da opportuni tappeti tastieristici (mi convincono meno invece i passaggi pianistici quando sono utilizzati come meri interludi) che legano al meglio la pesantezza dei riff ed esaltano l’efferato growl di Mauricio Arcilia. Essendo un ascoltatore attento di queste sonorità fin dalle sue prime apparizioni nella scena musicale, finisco sempre per apprezzare le soluzioni provenienti da quella parte del mondo per la loro esplosiva spontaneità, ingenuità incluse (magari è un errore voluto, ma Adagio andrebbe scritto con una sola “D”, ragazzi), a fronte della perfezione formale che spesso caratterizza le produzioni europee facendo perdere di vista un impatto più diretto ed emotivo.
I tre “Addagio” (Lachrymorum, Suspiriorum e Tenebrarum) sono le tracce più incisive e taglienti, senza tralasciare la travolgente potenza di Molto Lento in Fine Mortis e la riuscita interpretazione della Marcia Funebre di Chopin, qui resa in forma di canzone sfuggendo alla tentazione di ricorrere a un’abusata quanto prevedibile cover strumentale. I Caos Ov Doom con Magnum Opus Tenebrarum offrono agli appassionati tanta sostanza e fedeltà assoluta al moniker, alla faccia di quelli che sostengono che questo non sia vero doom: peggio per loro, noi ce ne nutriamo ben volentieri.
2023 – Leçons des Ténèbres Productions
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