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Recensione : Bretus – In Onirica

Quest’album possiede secondo me, tra gli altri pregi, quello di essere appetibile anche per un pubblico non di “settore”, intendendo con questo che, anche chi non fosse avvezzo alle tipiche sonorità del doom, potrà apprezzare compiutamente la grande musica racchiusa all’interno di “In Onirica”.

Bretus – In Onirica

Giuntomi dopo un’audace quanto improbabile, fino a qualche anno fa, triangolazione Catanzaro – Donetsk – Genova, il cd dei Bretus si rivela di valore direttamente proporzionale al numero dei chilometri (reali e virtuali) percorsi.

L’esordio su lunga distanza della stoner band calabrese è l’ennesima gemma preziosa che si va ad aggiungere alla già cospicua collezione di cui si fa vanto la scena italiana in questo 2012 smentendo, almeno dal punto di vista strettamente musicale, chi da tempo ne recita il “de profundis”…
In Onirica inizia con una serie di ululati che introducono Insomnia, brano che nella sua alternanza tra doom classico e momenti più psichedelici delinea quello che sarà il tema che ci accompagnerà lungo l’intera durata dell’album: pezzi mediamente lunghi ma non prolissi, ritmi cadenzati ma non pachidermici, riff pesanti ma non monolitici, con tutti i musicisti sempre in bella evidenza e naturalmente predisposti a variazioni di tempo e di atmosfere perfettamente amalgamate al contesto.
The Dawn Breeds e Down in The Hollow si mantengono al livello qualitativo dell’opener, mentre Leaves Of Grass è un piacevole intermezzo psichedelico strumentale.
Il riffone che apre Escape ci ricorda prepotentemente che ci si muove comunque in territori doom, per quanto le sonorità care a Saint Vitus e Candlemass siano costantemente arricchite da venature psichedeliche e prog; Forest Of Pain è un ulteriore traccia di estremo valore, dall’incipit che sfiora il blues per poi dipanarsi in passaggi più rocciosi e di rara intensità.
Tutto questo basterebbe e avanzerebbe per definire In Onirica un album del tutto riuscito, ma l’autentico valore aggiunto arriva con il brano di chiusura, lo strumentale The Black Sleep, otto minuti di delirio dark-psichedelico, graziati dal prezioso contributo dell’hammond a cura dell’ospite Gabriel Gigliucci.
Un consiglio, forse superfluo, che mi sento di fornire, è quello di gustare l’album nella sua interezza, cosa tutt’altro che complessa visto che il quartetto ha contenuto la durata complessiva entro i quaranta minuti. Zagarus con la sua voce evocativa e perfetta per il genere, Ghenes e Faunus sempre incisivi alle quattro e sei corde, coadiuvati dal fondatore della band Neurot, qui in veste di ospite, e Sest con il suo efficace lavoro percussivo, compongono una squadra vincente nella quale il collettivo spicca molto più delle comunque notevoli doti dei singoli.
Quest’album possiede secondo me, tra gli altri pregi, quello di essere appetibile anche per un pubblico non di “settore”, intendendo con questo che, anche chi non fosse avvezzo alle tipiche sonorità del doom, potrà apprezzare compiutamente la grande musica racchiusa all’interno di In Onirica.

Tracklist:
1. Insomnia
2. The Dawn Bleeds
3. Down in the Hollow
4. Leaves of Grass
5. Escape
6. Forest of Pain
7. The Black Sleep

Line-up :
Zagarus – Vocals
Ghenes – Bass, Guitars
Faunus – Guitars
Sest – Drums

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