Il nostro modo di dire la nostra: pensieri spesso sconclusionati, ma veri che emozionano.

Video In Esclusiva: Trip Takers: Il fatto che i Trip Takers abbiamo voluto concederci l’esclusiva di pubblicare sulla nostra webzine il loro nuovo video …

Torino Disco Cross giunge all’ottavo episodio con una edizione speciale, doppia ed a sostegno delle libere frequenze di Radio Blackout 105,250

Foto e testo di Ometto Felice In America le proteste continuano ininterrottamente da oramai due settimane, qui a londra abbiamo appena finito la nostra prima settimana e l’aria che si respira nelle strade è ciò che davvero mi da l’energia di seguire questo movimento con grande dedizione. Dal 25 Maggio sono venuti a susseguirsi una serie di avvenimenti che hanno decisamente scosso le strade americane, dalla morte di George Floyd, ennesima vittima di colore uccisa dalle cosiddette “forze dell’ordine” il movimento #BlackLivesMatter ha definito la sua battaglia in 3 parole riguardo il loro pensiero sulla polizia: disarm, defound, dismantle(vi leviamo le armi, tagliamo i fondi e poi vi smantelliamo). Chiunque sappia un minimo di inglese e abbia deciso di andarsi a informare sulla questione a livello internazionale probabilmente si starà mettendo le mani nei capelli, questo anno sembra essere decisamente pronto a scrivere la storia in maniera molto intensa, nel mezzo di una pandemia che ha portato il mondo ad una crisi sanitaria ed economica mai assaporata da noi millennials le strade si riempono di persone che vogliono liberarsi della polizia in quanto oramai obsoleto strumento di controllo e repressione delle masse, a Minneapolis il Council della città a maggioranza sta dicendo che intendono smantellare l’apparato della polizia per sostituirlo con servizi sociali che assicurino una vita serena a tutti i cittadini, mentre molte altre città valutano grossi tagli al loro dipartimento di polizia, cosa più divertente di tutte, nel mentre che la casa bianca è circondata da una barriera alta due metri per stare bene attenti a tenere lontani i manifestanti la polizia si sta dimostrando estremamente violenta con gli americani commettendo deliberatamente crimini di guerra e brutalità contro i propri stessi cittadini come sparare rubber bullets ad altezza viso, l’uso di gas lacrimogeni quando un virus trasmissibile tramite tosse e starnuti si muove tra di noi o l’attacco a campi medici indipendenti allestiti a supporto delle proteste. Anche in Europa non si fanno mancare momenti di calore nella rivolta e degli arresti a Londra, Berlino, Amburgo, Lille e marsiglia, citt .che da questa ultima settimana assieme a molte altre stanno protestando a supporto del movimento americano per sostenere gli stessi principi di uguaglianza sociale che ogni etnia dovrebbe avere un paese che si possa dire civile. Il numero di morti per il colore della loro pelle e semplice pregiudizio degli agenti coinvolti anche qui in inghilterra non è da ignorare, cosa che le persone in strada non stanno assolutamente facendo, lottando contro le discriminazioni sistemiche legate ai corpi di polizia. Si sottolinea anche quanto bisognerebbe far luce nei libri di storia sul terribile passato colonialista della cultura inglese, sempre lasciato un po’ troppo passare come un passato legittimo per la prosperità dell’impero inglese, ma in sempre di più in questo mondo sappiamo che la storia non è altro che un susseguirsi di ingustizie da parte delle popolazioni più potenti da che abbiamo ricordi dell’uomo. Quindi manifestazioni si fanno sentire in tutto il Regno Unito, a Bristol i manifestanti decidono di buttare nel fiume la statua di Colston, in Parliament Square a Londra si vandalizza la statua di Churcill e la presenza di polizia si dimostra superflua o controproducente. Nella manifestazione di sabato la polizia ha tentato una carica a cavallo, bloccandosi per colpa di un poliziotto che ha perso il controllo del proprio animale e ha colpito un semaforo suscitando ilarità in tutta la manifestazione ma anche un pericolo per tutte le persone a manifestare pacificamente con un cavallo libero e impaurito in strada, l’ennesima dimostrazione dell’utilità della loro professione, umiliazione pubblica in diretta su sky news 24 e il giorno dopo una squadra di poliziotti è stata costretta alla fuga dai manifestanti che non li volevano con loro in strada, nemmeno una bella figura per la polizia. Rido nel guardare questi video che mi arrivano per messaggio dagli amici con cui ero a manifestare, sono a casa e sto editando le foto che ho fatto alle proteste qui a Londra e la cosa che mi nausea di questa situazione è quanto la polizia stia puntualmente aspettando il momento giusto nelle manifestazioni per trovare un pretesto di farla sembrare tutto un putiferio il giorno dopo nelle news andado a provocare i 4 gatti che rimangono fino alla fine a protestare, ennesima dimostrazione di quanto il lavoro del poliziotto sia inutile e controproducente a queste circostanze, le testimonianze da chi è rimasto in Parliament square sabato raccontano di una polizia intenta a tenere le persone in stallo fino allo sfinimento come ostaggi nella speranza che la stanchezza potesse suscitare qualche reazione violenta dai manifestanti che sono stati lasciati andare avendo fatto apparentemente niente di male solo dopo aver dato i loro documenti e ricevuto un foglio di via dalla zona di 24 ore obbligandoli a saltare il giorno successivo di proteste. Bloccato lo schermo del telefono invece quello che mi appare sono tutti i momenti che o vissuto nelle strade, momenti magici dove una variopinta comunità multietnica riempiva il centro di Londra di sorrisi e speranza per un mondo da chiamare tale, dai bambini agli anziani dai neri ai bianchi londra era piena di persone a protestare perchè i soprusi razziali che ancora intasano la nostra società finiscano al più presto possibile, insomma tutta un’altra faccia rispetto a quello che vedo descritto in molti giornali e da una certa opinione pubblica. Fratelli anarchici scendono nelle strade con cibo e acqua da offrire nella folla ai bisognosi, alcuni portano con se materiale medico di primo soccorso nel caso ci fosse qualsiasi problema con cartelli a segnalare la loro presenza, ma raramente di loro si parla, come se si potesse definire anarchici solo coloro che spaccano le vetrine dei negozi. La voce della protesta si fa sentire anche con il supporto esterno della città, dalle padelle battute alle finestre ai clacson dei mezzi che transitano nei pressi dei cortei i pugni tesi al cielo non mancano in ogni angolo delle vie Londinesi, nelle metro il personale di colore balla e se la ride al vedere quante persone stanno affollando la città nonostante la crisi sanitaria dovuta alla pandemia ancora viva. Questa settimana vedrà le prossime proteste svolgersi venerdì e sabato per quanto riguarda Londra, nella speranza che il movimento prosegua e cresca in tutte le città europee, cosa che spero vivamente anche per l’italia dove non mancano certo le nostre storie di problemi con le cosiddette forze dell’ordine che a differenza dei paesi più sviluppati non mostrano nemmeno un numero di riconoscimento sulle divise, e nessuna camera che riprenda il loro operato, rendendoli liberi di agire come bulli legittimati dalla loro divisa in troppe circostanze.

Nel ͏mondo͏ della musica elettronic͏a, certi ͏artisti s’͏hanno fa͏tto notare per la lo͏ro nov͏ità e ͏l’influenza mo͏ndiale͏. Fra i più ascoltati ci͏ sta Calvin͏ Harris, un bravo ͏sco͏zzese ͏del po͏p elettr͏onico ch͏e è fa͏moso per album tipo “18 Months” ed anche l͏avoro inse͏me con persone come Ri͏hanna e Dua Lipa. Al secondo posto trovi David Guetta, un pioniere f͏rancese che ha mescolato ͏house e pop co͏n successi ͏like “Nothing but the Beat”. Un altr͏o gig͏ante è Tiësto, olandese, che ͏ha viss͏ut͏o ta͏nte fasi ͏musicali, da͏l trance ͏alla musica dance, con album ͏famosi come “Elements of Life”. Poi viene Marshmello, dj mascherato american͏o che ͏ha co͏nquistato classifiche con suo stil͏e͏ unico e tra͏cce c͏ome “Happier”. Infine non pos͏siamo dimenticare S͏krillex, il͏ maestro del dubstep che ha cambiato genere con lavori tipo “B͏angarang”. Questi mu͏si͏c͏iisti͏ di musica e͏lettronic͏a non solo controllano classifiche ma fo͏r͏m͏ano anche futuro della musica moderna. Generi di musica elettronica La m͏usica elett͏ronica ha molti͏ tipi diversi, ognuno con una ͏sua storia e u͏no st͏ile speciale. Il t͏ecno,͏ iniziato negli anni ’80 a Detroit, ha ritmi che si ͏ripeto͏no e ͏suoni elettrici che ti fanno sentire come͏ foss͏i in trance. Produttor͏i͏ di mu͏sic͏a elettronica come Derric͏k May e͏ Carl Craig hanno moldato il suo suono. Album importanti s͏ono “Energy Flash” di Joey Beltram e “Selected Ambient Works” di Aphex͏ Twi͏n i quali ͏hanno ispirato g͏enerazioni di musicisti. La casa, nata a Chicago, ha un ritmo più dolce e͏ con cantan͏ti, co͏n nomi come Frankie Knuckles è Marshall͏ Jefferson. Canz͏oni fam͏ose͏ come “͏Your Love” e ͏”Can Yo͏u Feel It” har͏anno in͏iziato un moviment͏o g͏lobale. Altrove; la ͏trance brill͏a p͏er loro suoni leggeri e s͏entim͏enti forti, con artisti come Armin van Buuren e Paul van Dyk che ͏si p͏os͏tono nella scen͏a; dischi ͏importanti c͏o͏me “76” del James Holden. Per saperne di ͏più su questi generi vai su iyezine.c͏om dove ci sono ͏articoli dedica͏ti͏. Pionieri della musica elettronica I pionieri della musica elettronic͏a, c͏ome i fa͏mosi Kraftwerk e l’artistaBrian Eno,͏ hanno ͏cambiato il m͏ondo musicale con le loro idee nuove. Kraftwerk, con il͏ ͏l͏oro suono metallico e p͏ieno di nov͏ità ha ͏non solo crea͏to il gen͏er͏e synth͏-pop ma͏ ha ͏pure toccato ar͏tisti di musica elettroni͏ca in ogni parte del mondo portando cultura te͏de͏sca͏ nel co͏ntesto globale. ͏ La ͏loro bellezza esteti͏ca unita a melodie che ipnotizzano;ha creato un lega͏me f͏orte tra tecnologia ed arte Brian Eno, ͏invece, ha allargato i͏ limti della musica ͏ambient, p͏ortando idee͏ come la musica spontanea e l’idea che l’͏ambiente di ͏suono possa affe͏ttare l’espe͏r͏ienza delle persone. Le sue collaborazioni con altri artisti hanno͏ mos͏trato come la ͏musica elett͏ronica p͏os͏sa mes͏colarsi in vari generi͏, dall’arte a music͏a pop͏. Band come i Tangerine Dream ͏hanno an͏cora ͏di ͏più steso il campo cre͏ando su͏oni epici per film͏ che portano pa͏es͏aggi sonori di fantasia. ͏L͏’eredità di queste artisti d͏i mu͏sica elettronica continua a͏ ͏risuonare oggi a͏ccendendo la creatività di nuove g͏enerazioni Per sentire la l͏oro magia non perdere vid͏eo delle l͏oro performance storiche come “Autobahn” da Kraftw͏erk o “Music for Airport͏s” da Eno. La scena elettronica contemporanea ͏La scene elettroni͏ca di oggi è piena di energia,͏ con artisti di musica elettr͏onica che mettono in discussione le regole vecchie e rifanno il suono. Nuovi talenti come Black ͏Coffee e Ame͏lie Lens s͏ta͏nno gu͏adagnan͏do ͏posto, portano brio aud͏ace͏ nei loro show e nei prodotti. La miscolanza di generi come techno, house ͏e ambien͏t ha creato suoni inattesi; mentre l’inf͏luenza crescente della musica d͏el mondo arricchi͏sce ͏anc͏ora di͏ più il ͏suono. Festival come Tomorrowland ed ͏Sonar non͏ sono solo ͏eventi imp͏ortanti – ma ve͏ri posti dove i talent͏i ͏crescono, dove gli artisti͏ posson͏o provare e ͏lavorare insieme. Club f͏a͏mos͏i come Berghain a Berlino e Fabric a Londra restano epicentri p͏er l’innovazione; osp͏itano DJ e pro͏dut͏to͏ri che cambiano la strada futura della musica elettronica! In questo modo l’aumento della͏ mus͏ica elet͏troni͏ca negli ultimi anni most͏ra un uso pie͏no͏ d͏i te͏cnologia: da intelligenza ͏artificiale͏ nel music͏a ͏a integ͏razi͏on͏e d͏i as͏petti belli visiv͏i nei live set il futuro pa͏re tanto strano quanto affascinant͏e! Strumenti e software per la musica elettronica Tr͏a i ͏sintetizzatori più no͏ti nella͏ creazione della musica elettronica, il Moog Minimoog conosciuto per͏ il suo͏ suono caldo e ͏avvolgente, perfetto per fare bassi ͏profon͏di e be͏lle melodie ͏L͏o͏ utilizzano t͏anti artisti di͏ mu͏sic͏a elettronica per le sue capaci͏tà analogiche speciali ͏che aggiungono una͏ persona͏lità particolare ai brani. Dall’͏altro lato, il Korg Minilogue dà una͏ versatilità moderna con la ͏sua ͏struttura a sintesi analogica multipl͏a,͏ gius͏to per chi vuole provare suoni più sper͏imentali! Le macchine della batteria,͏ come la Ro͏lan͏d TR-808, sono importanti per dare ritm͏o e vivezza a brani. La TR-808 è ben conosc͏iuta per i suoni͏ di cassa e rullate unico͏ che ha; a molti produtti͏ri e artis͏ti di musica elett͏ronica piace questi suoni. In quanto a DAW (Digital Audio Workstation), Ableton Live è un͏a scelta ͏comune, apprezzata per la sua inter͏faccia facile e f͏unzionali͏tà per prest͏azioni dal vivo. Permette a͏rtis͏ti reg͏istrare editor͏e mixare tracce con fa͏cilità; rendendola pil͏astro della produzione musicale oggi. Per saperne di più su questi temi, puoi andare su siti web come [Sound on Sound](https://www.soundonsound.com/) e [Produce Like a Pro](https://producelikeapro.com/). Lì troverai articoli ben fatti e guide pratiche ͏su sintetizzatori, ͏drum ͏machine e programmi͏ per fare musica. Consigli per scoprire nuova musica elettronica Un metodo buono per trovare nuova musica elettronica è seguire piattaforme di streaming che hanno playlist fatte con cura. Servizi come Spotify͏ e Apple Music ͏hann͏o spazi dedicati ai generi nuov͏i, do͏ve p͏uoi͏ tr͏ovare ͏artisti ͏di͏ musica elettr͏onica meno not͏i ma molto b͏ravi. N͏on fermarti ai͏ brani p͏iù comuni; ͏guarda le segnalazioni e i mix sug͏geriti da espert͏i nel ramo͏, che ͏spesso contengono g͏i͏oielli nascos͏ti pronti a stupire il tuo orecchio. Inoltre, vi invitiamo a tuffarvi in generi vari dentro la musica elettronica. Prova a ͏guar͏dare stili co͏me dow͏ntempo, ambient o ͏tecno minima͏le: qui potresti trovare artisti inno͏vati͏vi che spostano i͏ limi͏ti della creatività. Per ini͏zia͏re͏ il vo͏stro viaggio s͏onoro andate a iyezine.com,͏ dove ci sono playlist scelte da professionisti che ͏possono aiutarvi t͏raverso un mond͏o ͏sonoro pieno e vivo. Sii ape͏rto alle nuove sonori͏tà e lasciati ispirare da͏lle vibrazioni speciali d͏i quel͏li artisti di mus͏ica elettronica! Chi furono i maggiori esponenti della musica elettronica? Definire i “maggiori” esponenti è complesso data la vastità del genere. Possiamo però citare pionieri come Kraftwerk, Brian Eno, Tangerine Dream, e figure chiave come Aphex Twin, Daft Punk, Björk, che hanno influenzato profondamente la musica elettronica e oltre. Cos’è la musica elettronica? Termine ampio che racchiude musica creata con strumenti elettronici. Spazia da sperimentazioni ambient a techno travolgente, passando per synth-pop, house, IDM e molto altro. L’elemento comune è l’uso creativo della tecnologia per generare e manipolare il suono. Chi ha inventato la musica digitale? Difficile attribuire l’invenzione ad una singola persona. Negli anni ’50, compositori come Stockhausen e Cage sperimentavano con suoni elettronici e computer. L’invenzione del sintetizzatore, del campionatore e l’evoluzione dei computer hanno contribuito alla nascita della musica digitale come la conosciamo oggi.

Ci sarebbe da parlare per ore, se non per giorni, del valore di Jean Claude Izzo, sia come uomo che come scrittore.

Abbiamo già parlato di Luciano Floridi su queste stesse pagine. Qui vi ho recensito Pensare l’infosfera, un interessante saggio sulla necessità della società attuale di riavviare la filosofia, all’insegna di un ridisegnamento concettuale che ha nel design il suo principio ispiratore. Nel saggio di cui vi parlo oggi, Il verde e il blu, pubblicato sempre da Raffaello Cortina, l’autore, professore di filosofia ed etica all’Università di Oxford, cerca, come da sottotitolo, di formulare delle idee ingenue per migliorare la politica, quella internazionale e dei grandi numeri, quella globale e che da qualche anno è fortemente in crisi. Il punto di partenza di Floridi è sempre la rivoluzione digitale. Nei primi capitoli del libro infatti ci tiene a sottolineare quanto sia stata pervasiva la tecnologia informatica e quanto i campi del sapere, del conoscere e del relazionarsi siano stati sconvolti da Internet. Tra questi c’è naturalmente quello di fare politica, intesa nel senso più ampio possibile, ossia come “Progetto umano”, ovvero direzione globale da intraprendere. Il percorso che l’autore costruisce, in modo razionale ma anche divulgativo, tocca i più importanti temi della contemporaneità: l’intelligenza artificiale (che egli afferma non essere affatto intelligente in senso stretto), le criptomonete (i bitcoin di cui si sente tanto parlare, ma anche Libra, la moneta di Facebook), la struttura stessa delle relazioni della società globale, che ha ormai la forma di una rete e che solo in tale maniera può essere interpretata. La posizione politica di Floridi, lo afferma lui stesso, è centrista e liberista. Ma questo è più un atteggiamento sul quale costruire il futuro di una umanità rinnovata, e non come accettazione delle politiche europee e internazionali degli ultimi anni. Il “Progetto umano” che il filosofo immagina dovrà essere “anzitutto etico per poi essere politico, e solo successivamente economico”, dovrà essere laico, perché solo in questo modo ci potrà essere tolleranza per tutte le religioni e quindi una vera e propria libertà di culto, e infine dovrà fondarsi, tra le altre cose, sull’istruzione dei giovani, al fine di prevenire le ricadute barbariche del populismo e preparare le nuove generazioni a ripulire il sistema dal virus delle fake news. Di qui la necessità di coinvolgere nel dialogo politico le grandi aziende multinazionali, collezioniste dei Big Data, nonché direttrici di un mondo, quello di Internet, che ormai non è più semplicemente una utility, ma un interlocutore fondamentale della realtà (anche) politica. “Internet ha finito per essere come un parco, ma invece di gestirlo in modo comunitario, lo abbiamo affidato a poche multinazionali statunitensi. Non credo facciano un pessimo lavoro, ma certamente non è quello che ci aspettavamo negli anni Novanta. Oggi le politiche di Internet, intesa come habitat sociale globale, sono determinate dal settore privato. C’è un solo parco, è pubblico, ma gestito da aziende che spesso operano come se la protezione della privacy fosse un ostacolo […] e la libertà di parola un diritto non negoziabile […]. La contraddizione è ovvia, i pasticci che ne derivano sono sotto gli occhi di tutti, ma l’attuale risoluzione sta dando ancora più potere a queste aziende.” Una posizione moderata dunque, quella di Floridi, ma che vede (forse ottimisticamente) nella cooptazione di Facebook, Google e compagnia bella la risoluzione dei grandi problemi di oggi: il riscaldamento globale, i diritti umani, la salute pubblica, più in generale quella che Zuboff chiama “una rete occidentale capace di esprimere la visione di un futuro digitale compatibile con la democrazia.” In due concetti molto semplici, due colori da tenere insieme, il verde (quella dell’economia green, circolare e della condivisione) e il blu (l’economia digitale e dell’infomazione), che possano lavorare insieme per non far ingiallire la società globale. Al termine del saggio l’autore ha voluto aggiungere un Poscritto dedicato alla pandemia di covid-19 e alla crisi che il mondo intero sta affrontando. Qui l’autore evidenzia tre questioni virali, un errore un’opportunità e un rischio, che metteranno in luce contraddizioni e possibilità di questo periodo complesso che stiamo vivendo.

Scopri il metal: origini, pionieri come Led Zeppelin e Black Sabbath, strumenti e sonorità che definiscono il genere. Immergiti nel black metal!

Fregiandosi della libertà di fare ognuno la musica che più gli piace, estinti tutti i collegamenti con le grandi scene, oggidì nessuna band è portabandiera di una nuova filosofia (primariamente sonica) che inglobi valori nuovi e illuminanti per cui valga la pena di aderire anima e corpo: ossia, roba che faccia perdere realmente la brocca. Di fatto non si aderisce a niente – i più fortunati seguono in surplace le piccolissime scene locali che poi potrebbero prendere piede, e nel migliore dei casi diffondersi notevolmente, interpretando quella sensibilità già serpeggiante tra i fruitori di quella nascente musica che non è ancora saltata fuori macroscopicamente tanto da richiedere l’intervento delle major, la cui funzione è di poterne fare un totem commerciale (ovviamente detto nella valenza positiva del termine, vedi ad es. la più che matura scena nù jazz inglese di questi ultimi lustri: A Comet Is Coming, Zara McFarlane, Yussef Dayes, Joe Armon-Jones and more…) – e perciò nel rimestamento del generale calderone musicale (l’archivio immenso della musica on line) le linee direttive creative restano notevolmente affini al genere di musica che piace ascoltare, ma soprattutto i musicisti diventano dei chimici, alchemici del suono, mescolando attraverso formule elementi forgianti e lambiccando nei laboratori sonori le personali ricette che pescano spesso (inevitabilmente) in un già sentito, semplicemente poi ricomposto secondo nuovi incastri. Questa INTERLOCKING MUSIC (che si adatta bene alla filosofia standard IKEA e che sfocia nel bricolage) a mio parere è la semplice continuazione della contaminazione musicale che ha prodotto la migliore musica pop universale, nel senso di moderno ed epocale, e che non ha mai smesso di spingerne in avanti, avvalendosi dei suoi tempi di sviluppo, i confini. Quello che asserisco è che, essendo diventato il bagaglio della musica pop talmente gonfio di cianfrusaglie (per carità tutte rilevanti), alla stregua dell’interno smisurato della borsa di Mary Poppins, ed essendo pure di pari passo aumentata la propensione a suonare musica dagli addetti ai lavori (gli artisti), qualcosa si è ingolfato nel fine ultimo di questo procedimento, stagnando nel mero esercizio di stile. Il passo successivo sarebbe trovare un equilibrio musicale degno di nota che ponga gli artisti all’attenzione degli ascoltatori, ma non basta: la musica pop odierna è una reiterata riproposizione di vecchi e rodati schemi ove crogiolarvisi dentro, una sorta di alcova ben riscaldata e protetta dove fare buon pop, che ha un sapore, seppur nuovo, comunque oldie, benché produttori, ingegneri del suono, del remastering e della post-produzione, facciano del loro meglio per tentare di far distinguere il lavoro grezzo degli artisti accuditi e conferirgli quella freschezza, unicità e particolarità (già invero posseduta dagli artisti) migliorata secondo la loro esperienza e che tenga conto dell’aggiornamento della tecnologia e delle tendenze di fruibilità del mercato. I più bravi, i più alchemici e ingegnerizzati, già tecnolocici in avvio, forniti di buone idee, di misture ritrovate ed esperite nei loro laboratori, non fanno altro che affinare sempre più il prodotto che dovrà fascinare il mercato degli ascoltatori, secondo una rinnovata proposta, e in tal modo plasmare la storia della musica pop (pensiamo a Beck)! Niente di nuovo sotto il sole, d’accordo, ma di tutta questa miriade di geni e geniucci, cosa resterà se non attecchiranno al palo monolitico generazionale da cui far ruotare una rivoluzione universale che resterà memorabile segno di un’epoca e di un vissuto (di ricordi duraturi), foriera di ripercussioni e di imitazioni sgorganti a cascata? In quest’ottica rimangono in piedi due teorie, o ci siamo frammentati l’anima con la sovrabbondanza di materiale sonoro oggi a disposizione incline a farci ascoltare di tutto (dal vecchio al contemporaneo) senza affiliarci, non più, a nulla in particolare di viscerale, oppure non c’è in atto alcuna rivoluzione sonora, tale nella portata, che coinvolga (e volevo scrivere, ‘i kids’) quell’alieno substrato rinvenibile nella popolazione che sono invece ‘gli ascoltatori’ in toto, dettandone tirannica legge in quanto apportatrice di novità e di una edificazione del credo (e del gusto) cui obbedire ciecamente e prima di tutto. Probabilmente la colpa è di quelle band mostruosamente micidiali che, per un mix protratto di filosofie e atteggiamenti, di look e buona musica svisceratamente espressa, abbiano incastrato (intrippato) tutti con il proprio potere ammaliante ed infinitamente più mediatico del mediatico. Citare a questo punto la saga dei Rolling Stones, dei King Crimson, della Swiging London, del Power Flower, del Be-Bop, dell’Heavy Metal, del pUNK e così via, non fa altro che sottolineare il valore intrinseco di quegli scenari che hanno attecchito lungo un sentimento diffuso, reale e genuino, permettendo di far filtrare la percezione di una consapevolezza che prevaricasse la stessa musica prodotta, senz’altro convertita, in second’ordine, a mezzo allegorico pertinente di dar voce ad altro da cogliere al volo e che fosse già presente nell’aria, ma appartenente esclusivamente a quel periodo preciso. Tanto che forse oggi – ad es. dopo i Nirvana o i Radiohead – non ha alcun senso riacciuffare o intercettare alla maniera passata tale percezione di consapevolezza, invece conducibile attraverso nuovi altri termini radicali, indicando con la parola ‘radicale’ le qualità sviluppatesi nel DNA dell’artista quale imprescindibile (e che non costituisca l’eccezione) espressione del suo tempo. Sorgono naturali alcune domande. In quale tempo viviamo? Come gli artisti odierni incarnano e comunicano questo tempo contemporaneo? Artisticamente sono radicalmente valenti? I loro lavori rappresentano solo un supericiale easy listening perché i contenuti esposti comunicano temi e sensazioni da cogliere solo dal lato della leggerezza o da quello sempre uguale a se stesso? Cosa c’è di nuovo aprendo la scatola di montaggio di un disco o mirando la personale versione di un CD che ricorda la copia di altri trascorsi e famosi? A distanza di 50 anni, dopo aver ingollato a ettolitri Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath, Uriah Heep, Motorhead e tutta la miriade di perle oscure che son da essi derivate (fedeltà di attitudine e di genere) accrescendone la leggenda e rafforzandola nelle decadi, si incappa però nella mancanza di sorpresa che soffre pesantemente del confronto, dell’anacronismo, della moda effimera che fa tendenza e mercato, dell’esperienza scaturita in nome di quella libertà di scelta che in fondo niente aggiunge e nulla toglie al già detto. Perché giunta ormai fuori tempo massimo e accomodata da un restyling. Sarebbe opportuno ricordare che l’ascolto onnivoro della musica può certo raggiungere livelli maniacali fattivi e da ricovero, eppure passibili d’aprire il ventaglio uditivo nel senso di ampia tolleranza di generi, e questo va bene ed ancora meglio calzerà alle generazioni nate sotto lo scettro dello sharing e della youtube/spotify music: il sogno di possedere il patrimonio mondiale musicale a portata di click e ‘gratis’. Ma allora da quel calderone ‘cloud’ illimitato, che comprende i più disparati generi, dovrebbe uscirne fuori una cosmic music che inabissi le esperienze passate di Brian Eno, di Miles Davis, di Frank Zappa, Sun Ra, Coltrane, che fulmini i The Doors, che distrugga i Rolling Stones facendoli apparire come Gli Antenati della Hanna & Barbera, che ridicolizzi i Depeche Mode, la techno, la dancing music e le colonne sonore tutte, e che si distanzi totalmente dai vecchi schemi risplendendo di un nuovo sentire che deve per forza conciliarsi con un risveglio attivo e controtendenza delle coscienze avverso le componenti esterne – sociali, politiche, di costume, di sviluppo e reazionarie – piombanti l’anima dell’artista, capace di suggerire il compimento di un atto trasgressivo reale (concreto e diversificato, non solo composto di note e pentagramma) che innalzi l’ascoltatore e/o il musicista. Cosicché la conseguente rottura di questi schemi, la creazione e il rinnovamento artistico, potranno avvenire solamente sperimentando un nuovo mondo che ne attesti e decanti il sogno e la speranza di essere quello giusto, messo in pratica sul campo compiendo determinate azioni susseguenti alla formazione di idee e sentimenti che abbiano un valore estrinseco deflagrante da cui iniziare una nuova vita. Altrimenti, il nulla sarà dietro l’angolo. Avremmo giusto buoni professorini, una governance di tecno-burocrati della musica che hanno imparato bene la lezioncina e che in sostanza sanno fare bene i DJ, o scimmiottare diligentemente i loro predecessori artisti epocali strimpellando, o virtuosisticamente incantando, una tastiera, una chitarra, un bongo e un pc. Così come un po’ fanno anche i critici musicali. Che convenga puntare le nostre scommesse sulla trap music?

Gli Iron Maiden vanno oltre l’essere un semplice gruppo; sono un’enorme forza culturale che ha cambiato il tessuto stesso del genere metal. Attraverso melodie complesse e testi descrittivi, si è creata un’eredità musicale che è servita da ispirazione per musicisti e fan del futuro. Prendete “Run to the Hills” o “Fear of the Dark” degli Iron Maiden; comunicano molto più del semplice suono, poiché pongono l’ascoltatore al centro di viaggi emozionali, raccontando storie di battaglie epiche, tormenti interiori e riflessioni sulla vita. Tra i loro brani più belli, “The Trooper” è il più importante perché trasmette molta energia e un forte messaggio pacifista. “Hallowed Be Thy Name” è un capolavoro che suscita profondi pensieri e sentimenti. “Wasted Years” ci offre l’opportunità di riflettere di più sul tempo e sulle scelte, aggiungendo un tocco più personale a ciò che la band ha fatto in passato. Questo articolo cerca di approfondire queste gemme musicali per evidenziare non solo la loro importanza per l’intero sound degli Iron Maiden, ma anche il modo in cui mantengono un significato per le persone ancora oggi. Le origini del mito Formatisi nei primi anni ’70, gli Iron Maiden divennero parte delle forze principali della New Wave of British Heavy Metal (NWOBHM), un movimento che ridefinì ancora una volta il panorama musicale britannico. Guidati dal carismatico Bruce Dickinson, questo gruppo unì una forte melodia a testi ancora più incisivi e temi storici: è così che nascono inni come “Hallowed Be Thy Name” e “The Trooper”. Ma, cosa ancora più importante, è questo che rende gli Iron Maiden così superiori alla maggior parte delle altre band: la loro capacità di creare musica che costruisce una storia, diretta ed emozionante allo stesso tempo. Il contesto socio-culturale degli anni ’70 e ’80 è stato determinante nel plasmare la loro identità musicale. In tempi di disillusione politica e disperazione economica, gli Iron Maiden divennero il simbolo di ribellione e libertà, attraendo fan di tutte le età. Ciò che facevano sul palco, con un’energia travolgente e la spettacolarità delle scenografie artistiche, elevava il concetto stesso di concerto metal a un livello quasi mitologico; quindi, erano più che musicisti, ma veri e propri simboli di un’epoca. Attraverso il loro contributo, non solo definirono un genere, ma anche innumerevoli band future; da allora, hanno suggellato il loro posto nella storia del rock. La decade d’oro Negli anni ’80, gli Iron Maiden alzarono di molto l’asticella nel mondo musicale con il loro contributo coraggioso e originale, segnando l’apice della loro carriera. L’album “The Number of the Beast” non solo lanciò la band direttamente al centro del metal, ma introdusse anche brani leggendari come “Hallowed Be Thy Name” e “Run to the Hills”, che si sono trasformati in inni per generazioni di fan. Il talento della band nel mescolare testi narrativi e concetti profondi con melodie solide catturò facilmente l’attenzione di molti, rendendoli pionieri di un nuovo genere. Con “Powerslave”, gli Iron Maiden continuarono ad ampliare il loro raggio d’azione musicale, introducendo brani epici come “Aces High” e “2 Minutes to Midnight”. In questo album, non solo la loro maestria tecnica, ma anche le storie che sapevano raccontare con la musica trasportavano l’ascoltatore in un viaggio sonoro diverso. Il modo in cui il virtuosismo strumentale si fondeva con le parole che evocavano immagini rese gli anni ’80 un vero e proprio “decennio d’oro” che consacrò la band alla storia del rock, influenzando innumerevoli artisti a venire. Run to the Hill “Run to the Hills” è uno dei brani più famosi degli Iron Maiden. Pubblicato nel 1982 dall’album “The Number of the Beast”, questo brano narra i conflitti tra nativi americani e coloni europei. Indica chiaramente le ingiustizie e le miserie che i primi subiscono. Il brano ha un significato profondo, in quanto espone una storia relativamente poco conosciuta, in cui violenza e oppressione sono alla base dei destini intrecciati di intere popolazioni. Con una voce potente e chitarre stridenti, la presentazione di Dickinson crea un’atmosfera coinvolgente che coinvolge e trasporta l’ascoltatore in un viaggio emotivo. “Run to the Hills” è stata la prima canzone degli Iron Maiden a raggiungere la vetta della classifica britannica. Fu un punto di svolta fondamentale nella carriera degli Iron Maiden. La canzone ha ispirato musicisti per generazioni, tanto da definire il genere heavy metal. Colpì profondamente il pubblico; molti fan la considerano non solo un inno alla ribellione, ma anche un formidabile strumento didattico sulla storia americana. I critici hanno apprezzato il modo in cui la band riusciva a infondere significato con il suono straordinario dei loro strumenti, rendendo così “Run to the Hills” un classico intramontabile nel catalogo degli Iron Maiden. https://www.youtube.com/watch?v=86URGgqONvA “Fear of the Dark” Fear of the Dark è uno dei brani più iconici degli Iron Maiden, evocando emozioni profonde e paure universali. La musica inizia a cantare una storia attraverso parole cariche del terrore dell’ignoto, trasportando l’ascoltatore in un viaggio piuttosto oscuro e a tratti molto inquietante. È attraverso la potente ed emozionante interpretazione vocale di Bruce Dickinson che il messaggio del brano prende vita, aggiungendosi alla tensione già palpabile che si genera quando ci si confronta con le nostre ansie. Questo brano non diventa un’ode alla paura, ma piuttosto un riflesso della vulnerabilità umana, toccando una corda sensibile in coloro che si sono mai sentiti soli nell’oscurità. The Trooper The Trooper si presenta come un possente omaggio alle esperienze di guerra, basato sulla celebre poesia di Alfred Lord Tennyson. Con un ritmo incalzante e chitarre che vibrano quasi freneticamente, giunge a risuonare la realtà del conflitto e del sacrificio. Qui, in termini vividi e attivi, gli Iron Maiden riescono a esprimere la brutalità della guerra; così, l’ascoltatore può sentire il peso di ogni battaglia. Grazie alla commistione di reale e immaginario, “The Trooper” è diventato un brano essenziale nella serie di canzoni degli Iron Maiden, dimostrando come la musica possa fungere da veicolo per profonde riflessioni sulla condizione umana. Wasted Years “Wasted Years” parla di rimpianto e della ricerca di un senso nella vita. Invita l’ascoltatore a riflettere su quanto prezioso possa essere ogni istante e a non lasciare che il tempo passi inutilizzato. La melodia triste, con un assolo di chitarra che si può canticchiare, crea un’atmosfera di memoria e invita alla riflessione. In questo brano, gli Iron Maiden riescono a fondere la forza del metal con messaggi profondi, e per questo può essere visto come una luce guida per coloro che desiderano comprendere i propri anni. Hallowed Be Thy Name “Hallowed Be Thy Name” è un capolavoro che affronta il tema della mortalità e la ricerca della redenzione. La storia di un uomo condannato e dei suoi ultimi istanti crea un’atmosfera di profonda riflessione e angoscia. Le transizioni musicali, da lente e riflessive a improvvise e piene di energia interiore, rispecchiano il tumulto del protagonista. Questo brano è più di un tributo attraverso le vie del metal: diventa un’esperienza spirituale che invita alla meditazione sul destino e sulla speranza quando, con “Hallowed Be Thy Name”, gli Iron Maiden elevano la loro arte a un livello superiore, un altro livello elevato che lascia un segno indelebile nel cuore di molti ascoltatori. Qual è la canzone più lunga degli Iron Maiden? La canzone più lunga degli Iron Maiden è “Empire of the Clouds”, un’epica di 18 minuti che chiude l’album “The Book of Souls” del 2015. Ispirata al disastro del dirigibile R101 del 1930, la canzone mostra la band al suo massimo in termini di scrittura e interpretazione progressive. Cosa vuol dire Iron Maiden? Iron Maiden, che in italiano si traduce come “Vergine di ferro”, è un termine arcaico per indicare uno strumento di tortura simile ad una bara con punte al suo interno. La band, ispirandosi al film “L’uomo dalla maschera di ferro”, ha scelto questo nome per la sua natura forte e evocativa, che ben si adattava alla loro musica heavy metal. Qual è il motto degli Iron Maiden? Gli Iron Maiden non hanno un motto ufficiale. Tuttavia, la frase “Up the Irons!”, spesso accompagnata dal gesto delle corna, è diventata un grido di battaglia per i fan della band in tutto il mondo, simboleggiando la loro fedeltà e passione per la musica degli Iron Maiden.

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