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Recensione : Blocconero – Appello N°1

Il BloccoNero ha partorito il suo primo lavoro in free download, rivolgendo un appello al popolo. Neo folk anarchico di ottima fattura, per andare a liberare spazi occupati da individui che non ci dovrebbero essere. Per schierarsi nel nostro piccolo come fecero Argo Secondari e i suoi ragazzi a Parma nel 1922.

Blocconero – Appello N°1

La musica è straordinaria, ma da sola non può bastare, ed ecco allora un comunicato del BloccoNero.

Il mondo delle controculture è pieno di immagini, stereotipi, manierismi che mascherano una disonestà artistica e che, spesso, si collegano a politica e storia.
Nel caso della cosiddetta scena neo folk troviamo un vero e proprio fiorire di gruppi, immagini e tematiche che si rifanno dichiaratamente a idee e mondi di chiara ascendenza fascista.
Dagli scontati e ormai fastidiosi utilizzi di iconografie di estrema destra ai gruppi di chiara matrice cristiano fondamentalista, dagli stornelli delle SS alle dediche ai militari caduti, dall’esoterismo in salsa fascista, con connesso sdoganamento di Evola, alle nostalgie per gli dei precristiani, fino all’apologia di gruppi fascisti e neofascisti.
Le poche eccezioni nell’altro versante si sono concentrate su aspetti militari e su regimi comunisti, con gran fioccare di riferimenti nei confronti dell’Armata Rossa e ai souvenir al limite dell’Ostalgia. Da una parte Salò e le SS e dall’altra le divise del potere militare comunista, come a sottintendere che non ci siano sbocchi tematico-estetici se non quelli derivanti dalla divisa o dal culto dell’uomo forte.
Del resto gli stessi gruppi fondatori del movimento facevano uso di tematiche ambigue e di un’estetica militarista, tuttavia il loro utilizzo per scardinare le menti con la, tanto in voga all’epoca, “shock tactic”, poteva avere un senso, se non avesse avuto come sciagurato effetto collaterale l’attuale pletora di imbarazzanti nipotini di Hitler o del Duce.
Bisogna poi aprire gli occhi su come ai giorni nostri questa scena svolga in molti casi un ruolo, a volte involontario, ma sempre più spesso volontariamente, molto importante nella campagna culturale promossa dall’estrema destra, alla disperata ricerca di nuovi proseliti, nell’ambito delle controculture giovanili, aiutati anche dal loro riciclo in chiave antisistema.
BloccoNero nasce come risposta a tutto ciò. I nostri riferimenti culturali sono da cercarsi nel passato e nel presente rivoluzionario, sia storico che ideologico. Nel BloccoNero identifichiamo tutto quell’insieme di pratiche e di idee che rappresentano il nostro orizzonte teorico.
Bakunin e Malatesta, Bonanno e i situazionisti, l’avanguardia radicale e i gruppi armati, Kronstadt e gli anni 70, la gioia di vivere spingeva ad agire, la volontà di battersi contro l’oppressione di qualsiasi colore si ammantasse: la Guerra di Spagna e gli Arditi Del Popolo, i partigiani e la Val Susa oltre che il Black Bloc, nuovo terrore della stampa e del cittadino medio e simbolo, ormai, del guerriero metropolitano, del rivoluzionario disperato, oltre che nuovo nemico interno da isolare dalla società civile. Per farle breve tutto quel che la teoria e la pratica rivoluzionaria ha prodotto dalla sua comparsa ai giorni nostri, eccezion fatta per le icone tanto care ai comunisti autoritari di tutte le specie.
A differenza di tanti gruppi della scena, che giocano a fare i nazi per poi inventare mille giri di parole e distinguo per distaccarsi dalle teorie sconvenienti quando il giochino gli sfugge dalle mani, noi rivendichiamo la totale appartenenza a questi ideali.
Per questo combattiamo la scusa, sempre più in voga tra chi scherza con il fuoco mediatico dei riferimenti ambigui, di utilizzare certi simboli perché parte della “poetica della sconfitta” e dei dimenticati nella storia, affermando che anche l’orizzonte rivoluzionario e tutte le sue teorie e forme di organizzazione sono state sconfitte o messe da parte dalla storia e dal capitale, oltre che combattute dal potere di qualunque fazione con decisione, a causa del suo essere realmente un problema rappresentando realmente qualcosa in grado di mettere in discussione l’ordine esistente. Ma nonostante la sconfitta dei metodi e della forma rivoluzionaria ne rivendichiamo l’importanza fondamentale e ci auspichiamo che anche da sconfitta la rivoluzione non sarà mai doma.
Rivendicando l’importanza della forma e della sostanza rivoluzionaria, ne abbracciamo gli aspetti più libertari e di lotta e nel caso in cui questi fossero considerati utopici vorrà dire che ribadiremo ancora di più l’importanza dell’Idea.
Il suono di mille vetrine in frantumi e il crepitio delle camionette in fiamme, sbirri in fuga e espropri diffusi, gas lacrimogeni e banche attaccate, le macerie di tutta questa finzione che si realizzano.
La rivoluzione si avvicina e bisogna scegliersi la propria parte. Noi l’abbiamo scelta.

“Wirft man einen Stein, so ist das eine strafbare Handlung. Werden tausend Steine geworfen, ist das eine politische Aktion. Zündet man ein Auto an, ist das eine strafbare Handlung, werden hundert Autos angezündet, ist das eine politische Aktion. Protest ist, wenn ich sage, das und das paßt mir nicht. Widerstand ist, wenn ich dafür sorge, daß das, was mir nicht paßt, nicht länger geschieht.”
Ulrike Meinhof

Tracklist:
1 La gioia armata
2 A un ladro
3 Sconfitti ma mai domi
4 Arditi del popolo
5 Ninna nanna del rivoluzionario

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