iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Atari – Can Eating Hot Stars Make Me Sick

Atari - Can Eating Hot Stars Make Me Sick: Il percorso degli Atari, duo partenopeo composto da Riccardo Abbruzzese e Alfredo Maddaluno, è cominciato nel 2008 con l...

Atari – Can Eating Hot Stars Make Me Sick

Il percorso degli Atari, duo partenopeo composto da Riccardo Abbruzzese e Alfredo Maddaluno, è cominciato nel 2008 con l’esordio “Sexy Games For Happy Families”, caratterizzato da un electro pop giocoso (spesso in 8bit) e danzereccio.

Un lunghissimo tour in tutta Italia e in Francia li ha portati a sviluppare un sound più maturo e cupo che si riversa ora nel secondo lavoro di lunga durata, “Can Eating Hot Stars Make Me Sick?”, arricchito da un’elettronica molto più raffinata e meno scherzosa rispetto all’esordio.

Perdendo quell’attitudine prettamente pop e catchy che caratterizzava il lavoro precedente (non del tutto, però, l’azzeccato singolo “If My Brain Was A Program” ci va infatti molto vicino) gli Atari rinunciano a qualcosa sul fronte del divertimento ma guadagnano un sound sicuramente più completo e formato, che stimola un interesse tutto nuovo rispetto al passato. L’influsso dei grandi nomi della scena elettronica europea si sente chiaramente e le frontiere geografiche sono del tutto annullate, bisogna infatti restare concentrati per non dimenticarsi che il disco è frutto di un duo italiano.

L’ascolto parte con tre tracce di riscaldamento tranquille e dalla forte vocazione electro pop: nella sua veste più elettronica (“Take Me To Venus”, “Jack You Are A Scientist”) o convenzionale ai canoni dei genere (“Jack You Are A Scientist”, “White Dreams”) fino all’apice di orecchiabilità con la già citata “If My Brain Was A Program”. Il livello di interesse, fin’ora mantenutosi comunque alto, inizia dunque a crescere esponenzialmente. Sono le atmosfere surreali e sperimentali di “Becomes A Whale”, in cui non mancano i versi di balene, e il rumorso brano strumentale “Overlight” insieme ai singoli “Orbital Station” e “Casually” a mostrare le doti migliori del gruppo. Tra i momenti più interessanti del disco si trovano inoltre i singoli “City Lights”, traccia complicata e dagli ampi spaccati strumentali ma irrimediabilmente affascinante, e “Black Ink”, in cui al ritornello si contrappongono synth vari e rumori campionati in sottofondo (soprattutto quello tipico delle stampanti).

In “Can Eating Hot Stars Make Me Sick?” la fusione tra elettronica e pop (sbilanciata a favore della prima, al contrario del lavoro precedente) riesce a restituire sonorità complesse ma allo stesso tempo orecchiabili, senza cadere in atmosfere electro pop esageramente scoppiettanti al limite del lezioso. Gli Atari dimostrano inoltre di aver portato a termine con successo un percorso di maturazione che ha avuto come diretta conseguenza una netta evoluzione del sound del gruppo.

01 Take Me To Venus
02 White Dreams
03 Jack You Are A Scientist
04 If My Brain Was A Program
05 Becomes A Whale
06 Orbital Station
07 City Lights
08 Overlight
09 Black Ink
10 Ants Marching
11 Casually

Voto: 8

Atari Can Eating Hot Stars Make Me Sick

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Se Una Notte D’estate Al Berghain

Alla tenera età di 21 anni mi sono ritrovato, dopo varie vicissitudini legate al mio percorso di studi, a poter frequentare un corso di lingua a Berlino per tre settimane. Il Muro, i club techno, il divertimento, la birra che costa meno dell’acqua, le droghe leggere tollerate. Esatto, tutte queste cose e anche qualcosa di più. Se avete degli amici festaioli, vi sarete sicuramente accorti già da tempo che la nuova capitale tedesca ha soppiantato, piuttosto prepotentemente, la altre capitali europee, soprattutto per quanto riguarda scena musicale e vita notturna.

Cosmo – Disordine

Tutti gli addii fanno male. Per fortuna in questo caso ci si trova davanti a una rara eccezione: il disco di Cosmo, ovvero quel Marco Jacopo Bianchi caposaldo degli stessi Drink To Me che, dopo tre dischi in cui non mancava certo di cui entusiasmarsi, hanno deciso di mettersi in pausa. Dalle loro ceneri nasce appunto Disordine, spin-off solista della voce del gruppo, che si cimenta in una formula sicuramente non nuova, ma ancora poco sentita sul suolo nazionale.

Ivenus – Dasvidanija

Synth, pop e disagio, la formula magica de iVenus tenta a tutti i costi di piacere e ci riesce, sempre si riesca ad abbandonare ogni velleità.

Spotify

È passato poco più di un mese da quando il colosso londinese ha deciso di sbarcare anche in Italia con il suo programma tipo-iTunes-ma-in-streaming-e-gratis-ma-se-paghi-hai-roba-in-più. Chiunque abbia provato a installarlo e collegarlo al proprio profilo Facebook mi capirà, se dico che non è difficile entusiasmarsi. Gli adepti sono infatti cresciuti stabilmente giorno dopo giorno, andando a pescare da un pubblico piuttosto eterogeneo e non solo dai soliti hipster nerdeggianti che non si fanno scappare l’ultima supposta rivoluzione post-MySpace (di prima generazione).