Questo è un disco al veleno. Fin dalle prime note, l’intento è di intossicare l’ascoltatore, inondarlo di spore, sostanze intorpidenti, che arretiscono il corpo e lasciano la lingua molto amara.
I Shoun Shoun, formazione di Bristol dagli ascendenti decisamente più americani che britannici, si autodefiniscono “sperimentali”, ma a me pare che di sperimentale in questo disco ci sia ben poco.
Piuttosto, trasmette vibrazioni anni Novanta: Grunge e Alternative Rock con cantato al femminile intriso di un lirismo a tratti arrabbiato, segno tangibile di un’introspezione da vita violenta, profondamente lacerata nei moti e tra le pieghe pieghe dell’anima.
Al classico dualismo basso/batteria (quest’ultima decisamente efficace nel trasportare l’ascoltatore con ritmiche azzeccate) fanno da contraltare melodico violino e synth, che ricamano atmosfere cupe e psicotiche, a tratti crepuscolari e fuligginose.
Molto belle le chitarre, taglienti e fredde come il ghiaccio, soprattutto nei suoni puliti, pregni di riverbero, chorus e muffe mefitiche.
Ecco, c’è senza dubbio molta umidità in queste canzoni, uno spesso strato di muschio verde grigio nero che vela l’intera opera, una patina malevola e mortifera, che avvolge e avvinghia, tra momenti neurotico nevrotici (much sweeter) altenati ad altri più cupi e introspettivi (sway with me, stuck, refresh & replay). Sono decisamente questi ultimi a prevalere, raggiungendo l’apice della malattia con Follow me, una nenia psicotica e d’effetto assoluto.
La malattia prosegue, in maniera più moderata, con Toxic, dal piglio decisamente più accattivamente. My Daughter sarebbe stato un buon singolo per la MTV del 1995 o giù di lì: diretta e melodica, impreziosita da una linea di armonica a bocca che dà al tutto un taglio da America profonda decisamente azzeccato. Bello il finale con la delicata e sognante Schwing mit mir, con il cantato in tedesco che ci trasporta in una mitteleuropa cupa e inquietante.
Se amate certa musica dei Novanta, questo disco fa decisamente per voi.
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