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Roberto Calabrò, ristampato il libro “Eighties colours”

Importante operazione di recupero effettuata dalla casa editrice umbro-emiliana Odoya che, quest’anno, ha ristampato “Eighties colours: garage beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta“, libro scritto dal giornalista e scrittore Roberto Calabrò (che vanta collaborazioni con magazines musicali come Blow up, Shindig!, Gimme Danger e Ruta 66, tra gli altri) che documenta la scena Neosixties italiana e tutte le band nostrane che, a metà Eighties, scelsero di abbracciare la sgargiante ondata di revival del garage rock degli anni Sessanta iniziata negli Stati Uniti agli inizi di quel decennio, per poi espandersi a macchia d’olio anche in Europa.

Originariamente pubblicato, nel 2010, da Coniglio editore, in sole milleduecento copie, da tempo andate esaurite (e contraddistinto da una suggestiva e curata veste grafica a colori) e che all’epoca ottenne un ottimo riscontro di pubblico, nelle varie presentazioni-happening in giro per lo Stivale, oggi il libro – in versione riveduta e corretta – è stato ampliato a 416 pagine, arricchito da una nuova introduzione e una nuova sezione dedicata ai “colori degli anni Ottanta nel Ventunesimo secolo“, con interviste ai protagonisti di quella stagione giunta fino ai giorni nostri (musicisti, produttori discografici, giornalisti, promoter, fotografi e fan che hanno vissuto quel periodo in prima persona) le discografie e tutte le vicissitudini delle varie formazioni, aggiornate al nuovo millennio. Il tutto in occasione dei quaranta anni dalla realizzazione della compilation “Eighties colours“, sempre incentrata sul dare spazio ai gruppi del Sixties garage revival, e curata dalla Electric Eye records di Claudio Sorge, il cui titolo ha dato spunto e ispirazione all’omonima opera di Calabrò.

Il dettagliatissimo volume – frutto di un minuzioso lavoro di archivio, durato anni, messo in atto dall’autore, con l’intenzione di rendere grazie a un mondo che gli ha cambiato la vita, ma anche rendere giustizia a sottoculture, in passato, snobbate dalla storiografia e saggistica rock ufficiale italiana – tratta di una (relativamente) piccola, ma significativa ondata giovanile che, a metà degli anni Ottanta del secolo scorso, nauseata, da un lato, dalla musica pop commerciale e della patina plasticosa e sintetica propinata dal mainstream televisivo/radiofonico – folgorato dall’esplosione del consumismo di massa e l’ascesa del rampante capitalismo yuppie della “Milano da bere”, propagandati dall’establishment come modelli di società “vincente”, in cui prosperò il berlusconismo – e, dall’altro lato, che non si riconosceva nemmeno nella new wave e l’algido filone “dark” del post-punk inglese che aveva fatto breccia in Italia.

Quei ragazzi trovarono rifugio nella riscoperta della musica, dell’estetica (camicie paisley, Chelsea boots e capelli a caschetto) e dell’immaginario di certi Sixties, quelli del garage rock, del beat e della psichedelia, muovendosi lontano dalla facciata scintillante dei circuiti musicali ufficiali, e spinti dal celebrare la gioia di vivere, ritornando alle radici più pure del rock ‘n’ roll, generarono, soprattutto nel fulgido quinquennio 1985-1990, un’esplosione di colori e vivacità nell’underground della penisola, dando vita a band (ed esperienze che, in certi casi, continuano ancora oggi) tra cui vanno sicuramente ricordate e menzionate Not Moving, Sick Rose, gli Avvoltoi, i Barbieri, Effervescent Elephants, i Birdmen of Alkatraz, Steeplejack, No Strange, Technicolour Dream, Four By Art, Allison Run e altri, facendo convivere l’urgenza espressiva del garage rock, la lezione del punk rock, la vitalità del beat e il fascino multicolore della psichedelia, dando forma a una energica scena sotterranea indipendente vissuta con entusiasmo e senso di comunità, caratterizzata da decine di dischi, cassette, fanzines, concerti e tour.

Roberto Calabrò, Ristampato Il Libro &Quot;Eighties Colours&Quot; 80S Colours Cover

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