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Recensione : 23 and Beyond the Infinite – Lumen del Mundo

Mi servo - indegnamente - di un verso del compianto Franco Battiato per introdurre queste mie righe sul nuovo lavoro dei 23 and Beyond the Infinite, band campana con parecchie frecce al proprio arco e con la capacità di scagliarle tutte sul bersaglio voluto.

23 and Beyond the Infinite - Lumen del Mundo

Ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo.

Mi servo – indegnamente – di un verso del compianto Franco Battiato per introdurre queste mie righe sul nuovo lavoro dei 23 and Beyond the Infinite band con parecchie frecce al proprio arco e con la capacità di scagliarle tutte sul bersaglio voluto.

Otto sono i brani che compongono questo Lumen del Mundo, sette originali ed una cover, album che conferma come i ragazzi stiano crescendo in consapevolezza nei propri mezzi ed in capacità di mettere perfettamente a fuoco idee ed ispirazioni.

Il disco si apre con Infinite # 23 un pezzo psych incalzante alla Spacemen 3 ma non privo di proficui cambi di ritmo, seguono Knives nella quale fa capolino persino una vena country (!!!) anche se il cantato rimanda a quello di qualche oscura band di quelle che si trovano nelle compile sixties e Surfin’clogs nel cui incedere si possono ascoltare rimandi alla sacra triade Bauhaus, Killing Joke, Red Lorry Yellow Lorry anche se il tutto non è privo di ottime aperture più “solari”.

L’apice della scaletta è rappresentato dal parossismo di Horsedance alla quale fanno seguito il salmodiare desertico di Chemical Lovebomb e l’improbabile connubio tra i Buffalo Springfield ed i Loop in preda ad un ottimo trip di Dark Sunset.

Lumen del Mundo non sarà il definitivo sentimento nuevo, cosa lo è oggigiorno, ma certamente è disco molto molto bello.

 

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