iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Maximo Park – The National Health

Maximo Park - The National Health: Se ci fosse stato ancora qualche dubbio che il 2012 sia l'anno dei grandi ritorni, affollato per lo più da i già consacr...

Maximo Park – The National Health

Se ci fosse stato ancora qualche dubbio che il 2012 sia l’anno dei grandi ritorni, affollato per lo più da i già consacrati della scena internazionale, ecco anche il quarto LP, a distanza di tre anni dall’ultimo lavoro in studio, per gli inglesi Maxïmo Park, gruppo tra i più noti della scena musicale degli ultimi anni zero.

Dal loro apice di successo poco è cambiato e, prima di far partire il disco, ci si deve preparare ad un tuffo in un – recentissimo – passato, per tornare indietro giusto di qualche anno.

Conosciuti ai più per singoli irresistibili come “Apply Some Pressure” e “Books from Boxes”, che hanno fatto la gioia dei curatori di colonne sonore di pubblicità e telefilm negli ultimi anni, i Maxïmo Park funzionano soprattutto grazie ad atmosfere esagitate e ritmate, rese coinvolgenti dal particolare tono di voce avvolgente e versatile di Paul Smith, frontman del gruppo, che trova la sua perfetta realizzazione anche in ballate dal ritmo un po’ sostenuto ma con una matrice dominante di dolcezza e delicatezza.

Tutto il disco è giocato, quasi con precisione matematica, sull’alternanza di ballate lente dal piglio malinconico e tracce energiche che aspirano ad essere singoli di facile presa e ascolto piacevole. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, la seconda tipologia si trova in leggera minoranza: subito in scaletta la titletrack che – non troppo a sorpresa – è tra le cose migliori del disco e forse l’unico singolo pienamente formato del lotto, seguita da “Write this down”, in cui solo il ritornello funziona veramente, e “Untill the Heart Would Open” già più omogenea, dai toni leggeri e ironici; infine la doppietta inscindibile “Wolf Among Men” e “Take Me Home”, due ‘mezzi singoli’ esagitati che, se soli non colpiscono particolarmente, insieme restituiscono una botta di energia e allegria.

Meno riusciti sembrano invece alcuni momenti più malinconici (si sfiora il disastro in “Banlieue” e “Hips and Lips”, dalle insolite e poco riuscite atmosfere dark) anche se non mancano momenti più intensi: soprattutto “The Undercurrents” e “Reluctant Love” in cui il gruppo si trova a fare quello che gli riesce meglio, atmosfere delicate e romantiche che non rinunciano ad una certa orecchiabilità di fondo, e il tocco del tutto acustico dell’epilogo “Unfamiliar Places”. A metà tra le due anime del disco “This is What Becomes of the Broken Hearted”, dal ritornello accattivante e appiccicoso ma dominata da un pianoforte dal retrogusto malinconico.

“The National Health” conferma l’idea già fattasi sul gruppo: la credibilità con gli ascoltatori più esigenti è già da tempo irrimediabilmente compromessa e non resta che prendere il disco per quello che è: una prova piuttosto mediocre che punta a regalare almeno qualche momento disimpegnatamente coinvolgente. I Maxïmo Park, pur non innovando o rinfrescando la propria visione musicale, ripropongono sonorità già sentite ma che risultano comunque piacevoli e – a tratti – pure coinvolgenti.

1. When I Was Wild
2. The National Health
3. Hips and Lips
4. The Undercurrents
5. Write This Down
6. Reluctant Love
7. Until the Hearth Would Open
8. Banlieule
9. This is What Becomes of the Broken Hearted
10. Wolf Among Men
11. Take Me Home
12. Unfamiliar Places

Maximopark

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Se Una Notte D’estate Al Berghain

Alla tenera età di 21 anni mi sono ritrovato, dopo varie vicissitudini legate al mio percorso di studi, a poter frequentare un corso di lingua a Berlino per tre settimane. Il Muro, i club techno, il divertimento, la birra che costa meno dell’acqua, le droghe leggere tollerate. Esatto, tutte queste cose e anche qualcosa di più. Se avete degli amici festaioli, vi sarete sicuramente accorti già da tempo che la nuova capitale tedesca ha soppiantato, piuttosto prepotentemente, la altre capitali europee, soprattutto per quanto riguarda scena musicale e vita notturna.

Cosmo – Disordine

Tutti gli addii fanno male. Per fortuna in questo caso ci si trova davanti a una rara eccezione: il disco di Cosmo, ovvero quel Marco Jacopo Bianchi caposaldo degli stessi Drink To Me che, dopo tre dischi in cui non mancava certo di cui entusiasmarsi, hanno deciso di mettersi in pausa. Dalle loro ceneri nasce appunto Disordine, spin-off solista della voce del gruppo, che si cimenta in una formula sicuramente non nuova, ma ancora poco sentita sul suolo nazionale.

Ivenus – Dasvidanija

Synth, pop e disagio, la formula magica de iVenus tenta a tutti i costi di piacere e ci riesce, sempre si riesca ad abbandonare ogni velleità.

Spotify

È passato poco più di un mese da quando il colosso londinese ha deciso di sbarcare anche in Italia con il suo programma tipo-iTunes-ma-in-streaming-e-gratis-ma-se-paghi-hai-roba-in-più. Chiunque abbia provato a installarlo e collegarlo al proprio profilo Facebook mi capirà, se dico che non è difficile entusiasmarsi. Gli adepti sono infatti cresciuti stabilmente giorno dopo giorno, andando a pescare da un pubblico piuttosto eterogeneo e non solo dai soliti hipster nerdeggianti che non si fanno scappare l’ultima supposta rivoluzione post-MySpace (di prima generazione).