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Recensione : Maximo Park – The National Health

Maximo Park - The National Health: Se ci fosse stato ancora qualche dubbio che il 2012 sia l'anno dei grandi ritorni, affollato per lo più da i già consacr...

Se ci fosse stato ancora qualche dubbio che il 2012 sia l’anno dei grandi ritorni, affollato per lo più da i già consacrati della scena internazionale, ecco anche il quarto LP, a distanza di tre anni dall’ultimo lavoro in studio, per gli inglesi Maxïmo Park, gruppo tra i più noti della scena musicale degli ultimi anni zero.

Dal loro apice di successo poco è cambiato e, prima di far partire il disco, ci si deve preparare ad un tuffo in un – recentissimo – passato, per tornare indietro giusto di qualche anno.

Conosciuti ai più per singoli irresistibili come “Apply Some Pressure” e “Books from Boxes”, che hanno fatto la gioia dei curatori di colonne sonore di pubblicità e telefilm negli ultimi anni, i Maxïmo Park funzionano soprattutto grazie ad atmosfere esagitate e ritmate, rese coinvolgenti dal particolare tono di voce avvolgente e versatile di Paul Smith, frontman del gruppo, che trova la sua perfetta realizzazione anche in ballate dal ritmo un po’ sostenuto ma con una matrice dominante di dolcezza e delicatezza.

Tutto il disco è giocato, quasi con precisione matematica, sull’alternanza di ballate lente dal piglio malinconico e tracce energiche che aspirano ad essere singoli di facile presa e ascolto piacevole. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, la seconda tipologia si trova in leggera minoranza: subito in scaletta la titletrack che – non troppo a sorpresa – è tra le cose migliori del disco e forse l’unico singolo pienamente formato del lotto, seguita da “Write this down”, in cui solo il ritornello funziona veramente, e “Untill the Heart Would Open” già più omogenea, dai toni leggeri e ironici; infine la doppietta inscindibile “Wolf Among Men” e “Take Me Home”, due ‘mezzi singoli’ esagitati che, se soli non colpiscono particolarmente, insieme restituiscono una botta di energia e allegria.

Meno riusciti sembrano invece alcuni momenti più malinconici (si sfiora il disastro in “Banlieue” e “Hips and Lips”, dalle insolite e poco riuscite atmosfere dark) anche se non mancano momenti più intensi: soprattutto “The Undercurrents” e “Reluctant Love” in cui il gruppo si trova a fare quello che gli riesce meglio, atmosfere delicate e romantiche che non rinunciano ad una certa orecchiabilità di fondo, e il tocco del tutto acustico dell’epilogo “Unfamiliar Places”. A metà tra le due anime del disco “This is What Becomes of the Broken Hearted”, dal ritornello accattivante e appiccicoso ma dominata da un pianoforte dal retrogusto malinconico.

“The National Health” conferma l’idea già fattasi sul gruppo: la credibilità con gli ascoltatori più esigenti è già da tempo irrimediabilmente compromessa e non resta che prendere il disco per quello che è: una prova piuttosto mediocre che punta a regalare almeno qualche momento disimpegnatamente coinvolgente. I Maxïmo Park, pur non innovando o rinfrescando la propria visione musicale, ripropongono sonorità già sentite ma che risultano comunque piacevoli e – a tratti – pure coinvolgenti.

1. When I Was Wild
2. The National Health
3. Hips and Lips
4. The Undercurrents
5. Write This Down
6. Reluctant Love
7. Until the Hearth Would Open
8. Banlieule
9. This is What Becomes of the Broken Hearted
10. Wolf Among Men
11. Take Me Home
12. Unfamiliar Places

maximopark

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