Milano, ottobre 2022
AA- Oggi siamo qui nello studiolo di Federico Zenoni – che si presenta come illustratore, batterista autodidatta e psicoeditore – ingombro all’inverosimile di rotoli, colori, pile di carta, scatole, cd e musicassette, e dove troneggiano le due enormi casse acustiche del piccolo impianto audio; qui per un’intervista al conduttore della curiosa “Casa Editrice LIBERA e SENZA IMPEGNI”, in occasione dell’uscita di “50 sciabolate inferte”… un oggetto davvero curioso!
FZ- Sono autoproduzioni, io li chiamo libroidi.
AA- E com’è nato questo libroide?
FZ- È stato un fortunato incontro casuale, con la scrittura di Marco Sommariva e i disegni di Fabio Santin; di entrambi stimavo già il lavoro, quindi mi ha fatto molto piacere metterci le mani.
AA- Metterci le mani, proprio! Infatti, i tuoi libroidi sono costruiti a mano, uno per uno. Immagino siano piccole tirature.
FZ- Beh!, sì, piccole tirature, ma in realtà compongo tante copie quante servono, dipende. Non ho una grande distribuzione e, così, mi accontento. Pochi ma buoni, nella mia psicoeditoria non ci sono copie che vanno al macero, ogni libroide trova il suo lettore.
AA- Ecco, l’hai detto tu: “psicoeditoria”… cosa intendi con questo neologismo?
FZ- Innanzitutto vuole essere ironico, però nel tempo mi sono accorto di essere affetto da “Sindrome Psicoeditoriale”, appunto: grande passione per il libro unita a una sconsiderata mania per il riciclo e il recupero dei materiali, cartacei e non.
AA- Già, il vostro libroide è composto di materiali riciclati, di scarti… si può dire?
FZ- Assolutamente sì, di scarti; cartoni, nastro magnetico, vecchie buste o cartoline, risme di carta abbandonate. Viviamo in un’economia che si basa proprio sullo spreco, l’iper-produzione di merci dalla vita brevissima. Recupero gli scarti e mi diverto a realizzare una paraeditoria a impatto zero, salvo l’energia per la mia macchina da stampa… la fotocopiatrice!
AA- Hai appena detto che la distribuzione è minimale, quindi come si procurano i libroidi?
FZ- Sul sito (http://senzaimpegni.altervista.org/index.html) si possono vedere tutti i libroidi e ordinarli; non è uno shop online, niente carrellini, bottoncini, carte visa, è un sito rustico, scrivete una mail e ci accordiamo, poi vi spedisco quello che desiderate. Insomma, la buona abitudine di parlarsi, conoscersi, invece di affidarsi alla solitudine digitale. Se poi una richiesta arriva per lettera e non per mail, e intendo una vera lettera, di carta, con francobollo, scritta a mano… ah beh! Questa è un’apoteosi… vera psicoeditoria! Un’altra cosa che mi piace molto è l’Abbonamento a Sorpresa: vi arrivano cinque buste – una ogni due settimane – con autoproduzioni scelte da me. Con questa opzione posso inviare i libroidi che più mi hanno appassionato, magari quelli che neanche porto alle fiere, quelli più strani, decisamente psicoeditoriali, anche di grosso formato. I destinatari hanno il piacere di ricevere a casa, quando meno se lo aspettano, misteriosi plichi dal contenuto sorprendente, oltre al fatto del risparmio, poiché c’è un grosso sconto implicito nella scelta di questa modalità che mi lascia una gran libertà di azione. È un patto di complicità, e un sostegno all’autoproduzio
ne underground.
AA- Hai parlato di fiere, e così esci anche allo scoperto; e con le librerie c’è qualche contatto?
FZ- È molto interessante portare a spasso i miei libroidi alle fiere dei piccoli editori, in mezzo alla seriosità del libro seriale. Ma anche a festival dedicati al riciclo, all’autoproduzione, alla decrescita… o al fumetto! Il mondo sotterraneo dell’autoproduzione si è gonfiato a dismisura e così non mancano le occasioni di “uscire allo scoperto”, come dici tu. C’è poi un altro livello distributivo, tipicamente DIY (Do It Yourself), cioè il coinvolgimento delle autrici e autori che collaborano con le mie edizioni. Molti di loro, ricevendo una parte della tiratura, diventano anche distributori, insomma il buon vecchio metodo punk. Con le librerie non insisto molto, capisco che le mie creaturine sembrino un tantino bizzarre e disordinate, senza is
bn e tutti i crismi dell’industria editoriale; capita, però, che alcune libraie incuriosite tengano un po’ di cose, e questo è bello. A volte mi coinvolgo con posti che non hanno a che fare coi libri ma per i quali sento un’affinità; l’ultimo arrivato è Sali & Pistacchi, nella piazza centrale di Domodossola, un bel locale dove nutrire il corpo e lo spirito. Anche lasciare libroidi nei punti di “book-crossing” è un sistema distributivo. Spesso qui si abbandonano vecchi libri così così e allora mi piace pensare alla sorpresa di pescare in mezzo a cose un po’ scadenti, un libroide fatto a mano curioso e irriverente. E un sistema antieconomico naturalmente, ma molto divertente.
AA- Bene, direi che ora ne sappiamo qualcosa di più sulla Casa editrice LIBERA e SENZA IMPEGNI! Invitiamo a curiosare sul sito o a cercare su IG “psicoeditoria”. Caro Federico, visto che sbirciando tra le tue “collane” l’ironia non manca, vuoi chiudere con una battuta?
FZ- Certo, più che una semplice battuta, una battuta che è anche un manifesto, presa in prestito dall’amico Marco Parente delle edizioni casalinghe LIEVE MALORE: Non è un lavoro, non è un compito per casa, questa è un’attività fatta per godere.
casa editrice LIBERA e SENZA IMPEGNI
via del mare 73, 20142 Milano
www.senzaimpegni.altervista.org
No Comments