Il circo zen da Livorno torna nelle nostre orecchie, con l’ultima opera “ Nati per subire “. Si potrebbe dire che non sono mai andati via, perchè sono sempre in tour, da soli, con Nada, con altri.
Se volete sapere la loro bio andate sul loro sito, qui voglio parlare di quest’ultimo disco e di questo paese che sembra una scarpa, tanto per citare loro. Questo disco si insinua nel loro caratteristico linguaggio acido e corrosivo di disillusione, ironia e amara verità. La vita fa un po’ cacare, e gli Zen Circus ti fanno ridere a denti stretti e ti fanno pensare, pur avendo una fortissima dose d’ironia. I tre livornesi hanno scelto questo tiolo per cantare di coloro che la vita la subiscono, ovvero chi può solo provare a parare i colpi infami degli avvenimenti. La notizia brutta è che fra questi ci siamo anche noi, che viviamo una vita al di fuori del nostro controllo, vedi la politica , ma anche le nostre stesse scelte, che possono solo essere tra una marca ed un’altra di qualche merce. Gli Zen Circus fanno polaroid in musica, descrivendo con minuzia e pazzia situazioni che ci sembrano normali, ma che dovrebbero essere fuori dal normale. La ricerca musicale dei tre fa un notevole passo in avanti, e lo si può sentire molto bene nella maggioranza dei brani. Se proprio si vuole trovare un difetto a questo disco, direi che la prima parte mi è piaciuta molto di più rispetto alla seconda, anche perchè nella prima parte si trova “ I qualunquisti “, che è diventata la mia personale canzone preferita degli Zen Circus. Tirando le somme questo è un bel disco, preciso quaderno di appunti per questo malpaese, e gli Zen Circus rimangono un gruppo fuori dal normale. E come diceva Hitler, alzati e cammina.
www.latempesta.org