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Zabeth 6

Zabeth 6: di Antonio Matteo Ghione -Cosa hai fatto Maga?-  urlò un vecchio saggio dal fondo delle scale. -Ho lasciato...

di Antonio Matteo Ghione

-Cosa hai fatto Maga?-  urlò un vecchio saggio dal fondo delle scale.
-Ho lasciato che il corso del tempo fluisca-
-No, folle hai solo condannato noi tutti. Sai benissimo cosa accadrà ora. Tuo figlio…-
-Lasciala stare Sigfrido, ormai non c’è più tempo. La maga ha scelto per noi ed ora, noi, penseremo a lei-  intervenne il Grande Saggio. Poi rivolgendosi verso il sinedrio ordinò -Preparate il marmo del sacrificio-

Della legna cosparsa di oli dall’odore acre e nefasto fu posta sulla fredda pietra e la Maga, conscia dell’avvenire, chiuse gli occhi avviandosi, senza esitare, verso il centro della sala.
-Conosco il mio destino, ne sono al corrente da tempi ormai lontani. Voi uomini a cui piace definirsi “Saggi” non potrete mai comprendere l’orgoglio e il dolore di una madre. Voi miseri omuncoli senza sentimento e senza significato. Piccoli esseri immondi. La maledizione di Zábeth si scagli su di voi accompagnata dal dolore di tutti i giovani che avete sacrificato, il mio sangue laverà via tutto questo luridume dal mondo-
-Taci, hai già parlato troppo. Ora brucerai nel tuo inferno-

La legarono e la stesero sul legno, lei non fece un movimento per districarsi, lasciandosi trascinare in quell’incubo. Il Grande Saggio accese le fiamme e subito un fuoco blu si alzò. La stanza si coprì di fumo, l’odore del sacrificio riempì i polmoni dei Saggi e uno ad uno iniziarono a fuggire risalendo le scale del vecchio campanile.
La Maga non urlò ma sul suo viso le lacrime disegnarono delle linee sulle gote e un sorriso diabolico vestì le sue labbra.
-Dobbiamo trovare quel maledetto ragazzo-  disse Sigfrido appena uscito dalla piccola porta.
-Ormai è tardi, guarda-  disse il Grande Saggio – le mura di villa Zábeth sono già ricoperte dall’edera rossa e non un albero è piegato-

I saggi si voltarono verso la villa e rimasero senza parole. Il cielo sembrava stesse ridendo di loro. Rimasero impotenti di fronte a quel potere oscuro, di fronte a una maledizione dalla quale erano fuggiti per più di trecento anni.
-Era destino cadere per mano sua. Siamo stati stolti. La nostra saggezza in fondo dove sta? Dove si nasconde? Il nuovo avanza e noi restiamo immobili per paura di venirne sopraffatti, senza accorgerci che è l’immobilismo ciò che ci fa morire-
-Grande Saggio non parlare in questo modo, le tradizioni ci hanno salvato sino ad oggi-
-Taci. Non vedi a cosa ci hanno portato? Abbiamo ucciso, ci siamo macchiati di ogni atrocità per poi perire sotto i colpi della nostra fermezza. Meritiamo la morte tanto quanto quella Maga-
-No, dobbiamo correre e fermarlo-  continuò Sigfrido.
-Fermati stolto-  gridò il Sacerdote ed un fulmine si scagliò sul tenace Sigfrido bruciandolo e riducendolo in polvere.
-Zábeth ha sentenziato. La nostra fine è vicina-

Il fumo del sacrificio iniziò a uscire dal campanile, tanto denso da far suonare alla campana tre volte sei rintocchi, coprì il cielo trasformando la notte in una stanza scura e tenebrosa. I Saggi perirono uno alla volta, il villaggio si trasformò in un cimitero e bestie del male arrivarono a cibarsi di quelle carcasse infette.

Puntata uno
Puntata due
Puntata tre
Puntata quattro
Puntata cinque

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