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Recensione : Vinicio Capossela – Marinai, Profeti E Balene

Vinicio Capossela - Marinai, Profeti E Balene: Il mare... una delle passioni di Vinicio Capossela, indubbiamente. Già presente nei precedenti lavori, disseminato un po...

Vinicio Capossela – Marinai, Profeti E Balene

Il mare… una delle passioni di Vinicio Capossela, indubbiamente. Già presente nei precedenti lavori, disseminato un po’ in tutti i dischi, viene qui, ora, celebrato in modo definitivo con Marinai, Profeti e Balene. Il nostro cantautore, salpato dall’America del precedente Da Solo (2008), ci narra, ora, dell’oceano e del Mar Mediterraneo, di balene e fondali marini, di sirene e marinai, di Omero e Goliath, Tiresia, il Leviatano, dei fuochi fatui, Melville, Celinè e molto altro.

Quello di Capossela non è un viaggio in solitaria, ma pieno di compagnia, grazie ad una ciurma foltissima (quasi impossibile da elencare completamente), tra vecchi compagni di viaggio (Marc Ribot, Joey Burns, John Convertino) e nuove conoscenze (Psarantonis). Registra le canzoni in luoghi inusuali e forse impensabili, con strumenti altrettanto bizzarri e spesso semi-sconosciuti; si prende cura di ogni minimo dettaglio, con spirito quasi maniacale. Ci consegna questa piccola opera (ma nemmeno così piccola): 19 canzoni suddivise in 2 dischi. Il profumo del mare è già nell’aria, non resta che salpare.

DISCO 1
Ad aprire è l’oscurità de Il Grande Leviatano. Si parte dalle sue viscere, tra le coste, il buio e l’abisso, fino a giungere alla libertà (concessa per misericordia) e il rimestarsi del pezzo in vibrazioni di gioia e allegria, tra i cori e una leggera linea di pianoforte a segnar il percorso. E quindi la gioia traboccante, con L’Oceano Oilalà, tra il sapore di salsedine, come esser sul ponte di una nave, col vento in poppa in cerca di balene da cacciare, ai tempi di Melville. Pryntil, un po’ disneyana, mette la testa sott’acqua e ci descrive tutto l’universo di là sotto, tra le sirene e le loro storie (quelle narrate da Celinè) mentre Polpo D’amor, meno sbarazzina ma decisamente più ammaliante e magnetica, grazie anche al tocco di Joey Burns e John Convertino (Calexico), ci trascina fin nel profondo (nel nero nero), senza la possibilità di sfuggire. Lord Jim, continua venata di inquietudine, con il suo eroe colpevole, in un semi-blues dagli improvvisi cori e dalla ritmica melodia, fino a perdersi ne La Bianchezza Della Balena, con i suoi cambi umorali (da delicato e rassicurante a oscuro, ansiogeno e minaccioso) e la sua infinita caccia dell’universo vacuo e senza colore, per eliminarlo definitivamente. Billy Budd e il suo blues da piantagione di cotone (con Marc Ribot alle chitarre), non intende mollar la presa e, se le melodie si fanno più facili e dirette, si parla comunque di uomini condannati a morte. Poi è tempo de I Fuochi Fatui (rimembrando la S.S. Dei Naufragati, probabilmente), con la sua commistione tra musica e recitato, in una dimensione para-teatrale, che anche senza il supporto visivo rapisce e coinvolge fin nelle viscere, coinvolgendo totalmente nelle sue ansie, nei suoi drammi, nella tragedia e nella quiete. Job, prosegue su toni più tranquilli e docili, fino ad aumentare, in un crescendo vibrante ed esplosivo. Infine, La Lancia Del Pelide, chiude la prima parte dell’opera con il suo morbido parlar d’amore e del male d’amore.

DISCO 2
Ad aprire la seconda parte ci pensa Goliath con la sua marcetta sghemba e sgangherata, fra leggere dissonanze e vibrazioni disorientanti, fino a portarci sulla terra ferma, sulle sponde del mare. Vinocolo, subito dopo ci rapisce con il suo “attenti ai cannibali!”, raccontando del Ciclope e di Ulisse, su melodie che esplodono e generano un senso di urgenza, di pericolo (mentre le ritmiche impastate, in sottofondo, generano un magmatico tappeto). E poi la quiete. Le Pleiadi, delicata e sonnecchiosa, racconta dell’attesa, di Penelope, del tempo che scorre, ma pare immobile, mentre l’Aedo, sempre su suoni pacati, mediterranei, quieti ma viscerali, viene per narrarci il ritorno dell’eroe, del cantare dell’eroe, del vivere in eterno. La Madonna Delle Conchiglie prosegue su suoni solari e vivaci, tra xilofoni, archi vibranti, toni da filastrocca e da marcia di paese. Calipso ci immerge di nuovo nel mare, un mare calmo e caldo, morbido e lucente, in cui perdersi tra suoni romantici e ammalianti, mentre infiniti strumenti ritmici ricreano scenari da fondale marino. Dimmi Tiresia scorre adagiata sul suo ipnotico e onirico arpeggio, con i dubbi del conoscere, della fede, del ritorno, del futuro, mentre Nostos è nostalgia, ma anche voglia di scoprire, di osare e di non arrendersi, in un crescendo tra cori evocativi e coinvolgenti. E infine, la dolcezza malinconica de Le Sirene, morbida e delicata ballata tentatrice.

“Le sirene non cantano il futuro, ti danno quel che è stato, ma il tempo non è gentile, e se ti fermi ad ascoltarle, ti lascerai morire, perchè il canto è incessante e pieno di inganni. E ti toglie la vita, mentre la sta cantando…”

Vinicio Capossela ritorna, ed è in piena forma. Costruisce un opera monumentale, in cui è impossibile non perdersi. Tutto è calibrato fino all’esasperazione, ogni particolare è curato e cesellato al meglio. Il disco (anzi, i dischi) ci raccontano una lunghissima storia, piena di colori, personaggi, luoghi, animali ed emozioni. Si parte dall’oceano e si approda nel Mediterraneo, in un viaggio che si vorrebbe intraprendere nuovamente appena lo si termina.

Si potrebbe lamentare che la lunghezza porta in seno la noia, ma non è così. Si potrebbe lamentare che presi singolarmente, i vari pezzi, forse non sono i migliori nella produzione dell’autore. Ma tutto questo sfuma, appena l’opera viene presa nell’insieme e non nel particolare. E allora si passa da L’oceano Oilalà a Polpo D’Amor, da La Bianchezza Della Balena a Vinocolo, da La Madonna Delle Conchiglie a Le Sirene con la voglia intrinseca di ascoltare anche tutto quel che c’è in mezzo, perchè è solo così che si può gustare appieno questo lavoro.

Vinicio Capossela ci convince. La sua opera è vivace, colorata e con un’anima ben precisa. Vive di vita propria. Conquista e ammalia. Un doppio disco da digerire lentamente, in cui godere di ogni sapore è d’obbligo.

TRACKLIST:
DISCO 1
01. Il Grande Leviatano
02. L’oceano Oilalà
03. Pryntyl
04. Polpo D’amor
05. Lord Jim
06. La Bianchezza Della Balena
07. Billy Budd
08. I Fuochi Fatui
09. Job
10. La Lancia Del Pelide

DISCO 2
01. Goliath
02. Vinocolo
03. Le Pleiadi
04. Aedo
05. La Madonna Delle Conchiglie
06. Calipso
07. Dimmi Tiresia
08. Nostos
09. Le Sirene

Vinicio Capossela-Marinai, Profeti E Balene

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