E’ indubbiamente interessante e ,a tratti,anche piuttosto personale la proposta di questo quintetto lucchese che nell’arco di 12 pezzi ci propone un post-rock privo di auto-referenzialità ma anzi a tratti grintoso e non gravato da inutili orpelli.I brani sono tutti piuttosto brevi e supportati da parti cantate molto pregevoli,due particolari che non nascondo di aver notevolmente apprezzato in quanto la bands dedite alle sonorità care agli Uber sono troppo spesso unicamente strumentali,prolisse ed auto-indulgenti.La loro indubbia capacità nel creare canzoni di buon spessore e,presumo,le lori doti di performers a portato il gruppo a calcare il palcoscenico in compagnia di formazioni del calibro di U.S.Maple,Giardini di Mirò e Lo-fi sucks.Un altro dei punti di forza che gli Uber possono vantare sta nell’apporto di un sax dal suono lancinante,a tratti addirittura stogesiano,che contrappunta alcuni loro pezzi ammantandoli di un’aria affascinantemente malata.I pezzi che,a mio giudizio,si stagliano al di sopra della media sono quelli contraddistinti da ritmiche più serrate come “El chabe” o “Ella sings”,e la conclusiva “Residence” che mi ha ricordato vagamente nel suo incidere “Pizza express” dei Massimo Volume. In definitiva con “My new lifestyle” ci troviamo al cospetto di un ottimo prodotto ben suonato e ben registrato.Indubbiamente le influenze degli Uber sono piuttosto chiare,ed il gruppo nulla fa per nasconderle,ma,come premettevo all’inizio di questa mia recensione,una discreta originalità salva la band dal limbo dei troppi scialbi copisti slintiani affiorati in questi ultimi anni.
No Comments