iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Tronco – Primo Annuale E Mezzo Resoconto

Tronco - Primo Annuale E Mezzo Resoconto: Mi sono ritrovato in mano il cd dei Tronco grazie a quel criterio pseudoscientifico, e un po' superficiale, che sono sic...

Tronco – Primo Annuale E Mezzo Resoconto

Mi sono ritrovato in mano il cd dei Tronco grazie a quel criterio pseudoscientifico, e un po’ superficiale, che sono sicuro abbiate applicato anche voi in un negozio di dischi almeno una volta: selezione puramente casuale basata su quanto figa è la copertina. E la copertina di “Primo annuale e mezzo resconto” è molto figa. La buona notizia è che anche il contenuto musicale non è da meno. Chiariamoci fin da subito, potrei non essere completamente obiettivo in questa recensione: tra me e i Tronco c’è una qualche affinità chimica di natura ignota.

Forse è la ragazza serigrafata in rosso sulla copertina del disco, intenta a divorare dei non meglio specificati tubicini dall’aspetto arterioso, a secernere dei feromoni che mi attraggono irrimediabilmente. Forse il fatto che mi ricordano uno dei gruppi che più mi emozionano in assoluto, i canadesi Japandroids. Come loro infatti i Tronco sono solo due (si autodefiniscono “post punk core duo”) e come loro fanno un casino della madonna, insomma una batteria che ti spacca i timpani e voci che non smettono mai di urlare, quell’ammasso di rumore che ascolto dopo ascolto diventa musica, e che musica.

Il primo ascolto è come prendersi un calcio dritto sul muso: hai appena schiacciato play e ti ritrovi già alla quarta traccia, dopo solo un susseguirsi unico di voci, colpi di batteria e chitarre, tutto rigorosamente incazzato. Ventotto minuti e sette secondi dopo è già tutto finito, c’è tempo per un secondo ‘primo ascolto’ immediato. “La lancerta” potrebbe battere il record per l’intro più corto della storia, venti secondi scarsi, parte subito dopo “Semplice” dove la voce è sovrastata dagli strumenti, bisogna ricorrere al booklet per cogliere completamente tutte le frasi. Finisce in pochissimo tempo, un minuto e mezzo scarso, “Tronco”, la traccia seguente, è il primo pezzo più corposo ed entra in testa fin da subito. Il testo sembra voler sbattere in faccia l’inutile ripetitività dell’esistenza quotidiana: ‘tante cose uguali, uguali a cose uguali, scrivere tanti numeri sopra un pezzo di carta e passare una vita a contarli’. Semplice ma efficace, colpisce dritto senza indugio e tiene testa alla forza del sottofondo musicale. In “Stupendo” invece è la voce a farla da padrone sugli strumenti, il testo è ripetitivo, come se il concetto espresso non fosse già abbastanza chiaro. A metà brano il tono cambia e gli strumenti lasciano spazio ad angosciose atmosfere elettroniche. L’inizio tranquillo (per gli standard del disco, intendiamoci) di “Ex-9” fa sembrare le voci di Truculentboy e Francesco un’esplosione nucleare, inutile persino il booklet qua, le frasi si sovrappongono l’una sull’altra e lasciano intendere solo qualche stralcio qua e là. Seguono quattro brani che si mantengono sulla stessa linea delle tracce precedenti, senza però rimanere particolarmente impressi nella mente: “Non so”, “P” (completamente strumentale), “Barattoli” e “Trapianto di pelle”. Lo stesso non si può dire di “Tristezza Parte 2”, il brano più lungo di tutto il disco con i suoi cinque minuti di durata. Malgrado questo, il testo consiste di una singola strofa ripetuta una sola volta, la maggior parte del tempo è occupata da un lungo e inquieto finale strumentale. Segue “Altro”, scritta a quattro mani da entrambi i membri della band, in cui le due voci si rincorrono alternatamente per urlare testi che evocano immagini mentali figlie di qualche allucinazione da chissà quale sostanza presa dai due. In “Noia” i Tronco divorano e digeriscono, facendolo completamente loro, l’ominimo brano dei CCCP. A chiudere il disco ci sono “E lascia stare” e “Buona fortuna”, due brani brevi che in realtà sembrano un’unica traccia divisa in due e lasciano l’ascoltatore con il monito ‘che cosa vuoi da me?’ ripetuto a sguarciagola negli ultimi secondi del disco.

Nel complesso “Primo annuale e mezzo resoconto” merita ben più di un ascolto distratto, sicuramente insufficiente per apprezzarne tutte le potenzialità, ma neanche di essere consumato nel chiuso di una stanza. Musica come questa pretende le vibrazioni del live, allora sì che arriva il calcio in faccia incazzato dei Tronco.

Tracklist:
1. La lancerta
2. Semplice
3. Tronco
4. Stupento
5. Ex-9
6. Non so
7. P
8. Barattoli
9. Trapianto di pelle
10. Tristezza parte 2
11. Altro
12. Noia
13. E lascia stare
14. Buona fortuna

Tronco Primo Annuale E Mezzo Resoconto

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Se Una Notte D’estate Al Berghain

Alla tenera età di 21 anni mi sono ritrovato, dopo varie vicissitudini legate al mio percorso di studi, a poter frequentare un corso di lingua a Berlino per tre settimane. Il Muro, i club techno, il divertimento, la birra che costa meno dell’acqua, le droghe leggere tollerate. Esatto, tutte queste cose e anche qualcosa di più. Se avete degli amici festaioli, vi sarete sicuramente accorti già da tempo che la nuova capitale tedesca ha soppiantato, piuttosto prepotentemente, la altre capitali europee, soprattutto per quanto riguarda scena musicale e vita notturna.

Cosmo – Disordine

Tutti gli addii fanno male. Per fortuna in questo caso ci si trova davanti a una rara eccezione: il disco di Cosmo, ovvero quel Marco Jacopo Bianchi caposaldo degli stessi Drink To Me che, dopo tre dischi in cui non mancava certo di cui entusiasmarsi, hanno deciso di mettersi in pausa. Dalle loro ceneri nasce appunto Disordine, spin-off solista della voce del gruppo, che si cimenta in una formula sicuramente non nuova, ma ancora poco sentita sul suolo nazionale.

Ivenus – Dasvidanija

Synth, pop e disagio, la formula magica de iVenus tenta a tutti i costi di piacere e ci riesce, sempre si riesca ad abbandonare ogni velleità.

Spotify

È passato poco più di un mese da quando il colosso londinese ha deciso di sbarcare anche in Italia con il suo programma tipo-iTunes-ma-in-streaming-e-gratis-ma-se-paghi-hai-roba-in-più. Chiunque abbia provato a installarlo e collegarlo al proprio profilo Facebook mi capirà, se dico che non è difficile entusiasmarsi. Gli adepti sono infatti cresciuti stabilmente giorno dopo giorno, andando a pescare da un pubblico piuttosto eterogeneo e non solo dai soliti hipster nerdeggianti che non si fanno scappare l’ultima supposta rivoluzione post-MySpace (di prima generazione).