Ma è con Make No Sense che i The Delinquents raggiungono il vertice più alto di questo disco, ascoltandola scoprirete il perché di questa mia asserzione.
C’è qualcosa di drammaticamente essenziale che il rock’n’roll ha un po’ smarrito nel corso degli anni: la capacità di “spaventare”, di essere iconoclasta e pericoloso.
Per riportare la nostra musica a quella che è una fra le sue principali priorità servono band sfacciate e rumorose, insomma dei veri e propri delinquenti. Ma che siano delinquenti di nome e di fatto ed abbiano quello che occorre per esserlo: attitudine, postura, mentalità.
Queste caratteristiche che ho appena elencato sono spesso presenti in gruppi formatisi alla “periferia dell’impero”, provenienti dalle nostra provincia annoiata e con poca (nessuna) voglia di scendere a compromessi. A questa genia di adorabili mascalzoni si può ascrivere il combo oggetto di questa mia recensione, una combriccola di ragazzi cresciuti con la musica più meravigliosa e temibile che esista: il punk’n’roll.
Questa loro nuova fatica la aprono mettendo immediatamente le carte in tavola con un pezzo alla Dead Boys come Delinquent a cui fanno seguito Can’t You See Me che ricorda una band da me amatissima come i Briefs, l’anthemica Love O, Miss No Fun ammantata di atmosfere scandinave alla Hellacopters e What About You dalle influenze palesemente radio birdmaniane .
Ma è con Make No Sense che i Delinquents raggiungono il vertice più alto di questo disco, ascoltandola scoprirete il perché di questa mia asserzione. Scorrendo l’ intera scaletta scoprirete quanto aleggino sul suono dei nostri le influenze – pregevolissime – di band australiane come i Cosmic Psychos o di gruppi appena più recenti quali Devil Dogs e Teengenerate.
Diamo un’ occhiata, ed un ascolto, alle realtà di casa nostra, non per sciovinismo, ma perché ne vale spesso la pena, questo album ne è una delle più lampanti dimostrazioni.
The Delinquents – Too Late, Too Little, Too Loose
Il Santo
Luca, conosciuto come Il Santo, è un appassionato di musica, lettura e calcio. Il suo soprannome non deriva da motivi religiosi, ma è ispirato al personaggio Simon Templar interpretato da Roger Moore in una famosa serie televisiva. Gli piace ascoltare musica di ogni genere, dal rock al pop, e pensare con la propria testa. Apprezza sia l'aspetto sublime che quello terrificante della vita. Per quasi dieci anni ha gestito il miglior negozio di dischi della Liguria, "Distorsioni" a Varazze, che ha supportato la scena musicale underground. Partecipa al podcast "In Your Eyes" dove condivide le sue idee in modo schietto e sincero.
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