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Recensione : Steddie & The Buried Marilyns – Monteverde Electric Minstrel

Questi pezzi, con un paio di cesellature qua e là, possiedono un potenziale "commerciale" tutt'altro che sottovalutabile

Steddie & The Buried Marilyns – Monteverde Electric Minstrel

Ricordo un film di Totò, “Totò le Mokò”, nel quale il principe della risata interpreta un musicista di strada che, per un equivoco, si trasferisce nella casbah di Algeri convinto di dover dirigere una banda di musicisti mentre chi lo ha contattato vorrebbe che capitanasse una gang di malavitosi.
Dopo un serie di equivoci e varie peripezie il nostro sconfigge il pericoloso clan che lo vorrebbe morto, armato di una serie di materiale esplodente che egli utilizza tutto assieme, come era solito fare per le strade di Napoli con gli strumenti.

Ecco qual è, per me, la figura dello one man band: un uomo solo e coraggioso che si pone davanti al pubblico, numeroso o sparuto esso sia, accompagnato soltanto dai propri strumenti e dal proprio coraggio.
Penso che questo esempio renda l’idea di quanto grande sia la mia stima e ammirazione per questo tipo di musicisti ed ovviamente ad essa non sfugge Stefano Pompili aka Steddie & the Buried Marilyns.
Questo demo propone 5 pezzi molto interessanti:si comincia con Mena Sotto Manue, filastrocca dylaniana molto toccante, una sorta di “Hurricane” di casa nostra, visto l’argomento pugilistico che essa tratta; segue Buttalo, che con il suo blues scarnificato ben descrive l’amarezza che porta l’amore.
Il terzo pezzo, Dove Sta Lei, Stai Pure Tu, rappresenta, a mio parere,l’anello debole di questa raccolta, mentre con Si Piccola si torna su livelli più che buoni con il suo incedere folk-punk proprio del migliore Billy Bragg; il tutto si chiude con la sottile malinconia alla Neil Young di E’ Difficile Dire Buonanotte.
Buoni i testi, che parlano prevalentemente d’amore, ma lo fanno in modo tutt’altro che semplicistico.
Lo dico in modo aperto, sperando che sia di buon auspicio: secondo me questi pezzi, con un paio di cesellature qua e là, possiedono un potenziale “commerciale” tutt’altro che sottovalutabile.
Certamente l’acume di un’etichetta votata a questo tipo di suoni quale è la Dead Music darà una chance al nostro e lo aiuterà ad essere conosciuto ed apprezzato, spero non solo nella ristretta cerchia degli appassionati di questo tipo di produzioni.

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