Sol Invictus – Once Upon A Time

Un disco che dimostra il lodevole intento di Tony Wakeford di svincolarsi, sia pure parzialmente, dal marchio stilistico che lo accompagna ormai da decenni.

Sol Invictus – Once Upon A Time

Il nome dei Sol Invictus è stato associato, negli ultimi vent’anni, al genere definito neo folk, o folk apocalittico che dir si voglia, assieme ai Death in June ed ai Current 93.

Potrebbe quindi risultare spiazzante o piacevolmente sorprendente, a seconda dei casi, l’ascolto di questo nuovo Once Upon A Time, che lo stesso Tony Wakeford ha definito come un un lavoro dagli umori progressive. Ovviamente non bisogna attendersi interminabili e romantiche suite tastieristiche: il termine progressive, secondo il musicista inglese, va inteso nel senso di un approccio meno essenziale, grazie al ricorso ad una strumentazione più varia e, soprattutto, ad una presenza più costante del solito di parti di chitarra elettrica, affidata per l’occasione all’ospite Don Anderson (Agalloch).
In effetti, la seconda traccia The Devil On Tuesday, dopo l’iniziale strumentale MDCLXVI – The Devil’s Year (diavolo che ricorrerà successivamente in altri due titoli), mostra dei vaghi rimandi a quei Jethro Tull che, dell’ondata progressive degli anni ’70, sono stati senz’altro tra quelli con un sound maggiormente caratterizzato da elementi folk; ma, nonostante, ciò il tratto musicale di Wakeford resta sempre piuttosto personale, e non solo per il suo caratteristico modo di interpretare vocalmente i brani, che è uno degli aspetti più controversi ed oggetto di dibattito tra gli appassionati. Posto che il musicista inglese può essere definito tutto fuorché un (buon) cantante, se ciò viene accettato senza alcuna obiezione dai fan della prima ora, il fatto che talvolta le parole paiono essere quasi buttate, senza particolari preoccupazioni per l’intonazione, costituisce un ostacolo non da poco per chi si avvicina per la prima volta alla musica dei Sol Invictus.
Questa peculiarità si accentua probabilmente in un contesto più elaborato come quello di Once Upon A Time, e immagino che tutti si siano chiesti ameno una volta “come sarebbe questo pezzo interpretato da un cantante?”
La risposta tutt’altro che scontata è che, paradossalmente, la resa del brano risulterebbe più ortodossa ma senz’altro meno incisiva e sentita.
Detto questo, il nuovo lavoro di Wakeford ne conferma le doti di compositore sopraffino, con quindici tracce che talvolta raggiungono vette elevatissime, sia nelle più classiche canzoni (la title-track, la già nota Mr.Cruel, The Devil’s Year, Our Father, caratterizzate da testi che rifuggono come sempre ogni banalità, sia negli ottimi strumentali nei quali è spesso la chitarra di Anderson a salire al proscenio (13 Coils e, soprattutto, Austin).
Nel complesso decisamente un bel disco che, se nulla toglie e nulla aggiunge allo status consolidato dei Sol Invictus, dimostra in compenso il lodevole intento del musicista britannico di svincolarsi, sia pure parzialmente, da quel marchio stilistico che lo accompagna ormai da decenni.

Tracklist:
1. MDCLXVI – The Devil’s Year
2. The Devil On Tuesday
3. Once Upon A Time
4. 13 Mercies
5. The Path Less Travelled
6. Mr Cruel
7. The Devil
8. The Devil’s Year
9. 13 Coils
10. Our Father
11. The Villa
12. War
13. Austin
14. Osman
15. Spare

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