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Recensione : Nemrud – Ritual

Provengono dalla Turchia i progressive rocker Nemrud, nome ispirato da uno dei monti più alti del paese, luogo desolato nel quale la musica del combo funge da ideale colonna sonora.

Nemrud – Ritual

I quattro musicisti di Istanbul, infatti, prediligono un approccio oscuro al loro progressive di chiara influenza pinkfloydiana, palesata specialmente nel brano Sorrow By Oneself.
Le atmosfere del disco sono molto vintage, partendo dalla durata, corta per la media di oggi, ma perfetta negli anni settanta, con la sequenza dei pezzi, due brani medi, un intermezzo e una lunga suite finale, come si faceva una volta.
Siamo al secondo lavoro, dopo l’esordio datato 2010 Journey Of The Shaman e la band racchiude in questo album tutto il suo background che va dai già citati Pink Floyd ai Genesis nei suoni tastieristici, ma anche ai più attuali Riverside nelle atmosfere decadenti presenti in buona parte delle composizioni.
In My Mind apre il disco e la band si presenta con un brano dai suoni space rock dall’ottimo incedere, con un intervento delle tastiere sul finire del pezzo dal sapore orientale.
La band di Roger Waters influenza come detto il secondo pezzo in maniera importante nella prima parte, mentre verso il finale si torna a vedere un pò di luce in virtù di un’ariosa parte chitarristica, quasi alla Yes, stoppata da un organo uscito dai solchi di “Nursery Crime”,
Light Out va considerata come un intermezzo prima della title-track, lunghissima suite dove la band esplora tutte le sfaccettature del suono floydiano, distribuendo emozioni decadenti a piene mani.
Ho trovato la produzione del disco molto settantiana, come se stessimo ascoltando un vinile e ho trovato davvero azzeccata tale scelta da parte del gruppo.
Disco meritevole d’attenzione,ascoltatelo.

Tracklist:
1.In my mind
2.Sorrow by oneself
3.Light
4.Ritual

Mert Göçay- guitars,vocals
Mert Topez – keyboards
Aycan Sarj – bass
Mert Alkaya – drums

NEMRUD – Facebook

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