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Recensione : Narrow House – Thanathonaut

I Narrow House oggi sono semplicemente una band diversa, probabilmente anche migliore di quella che era ai tempi di "A Key to Panngrieb", e questo loro disco va goduto attimo dopo attimo senza alcun tipo di preclusione o di retaggio stilistico

Narrow House – Thanathonaut

Circa un anno e mezzo fa chiudevo con queste parole la recensione del disco d’esordio degli ucraini Narrow House: “ … inoltre, considerando che il contenuto di questo lavoro è frutto di una gestazione durata circa due anni e che, nel frattempo, la band ucraina può e deve essere ulteriormente maturata, mi sento di scommettere qualche euro su un prossimo full-length in grado davvero di lasciare il segno …

Diciamo pure che Thanathonaut non mi fa perdere la scommessa ma sicuramente è sorprendente la maniera attraverso la quale viene maturato questo risultato; la promettente band dedita ad un funeral doom che prendeva le mosse dai mostri sacri Skepticism e Shape Of Despair, ha decisamente cambiato pelle e lo ha fatto in maniera sicuramente originale riuscendo, peraltro, nell’impresa di non smarrire del tutto l’impronta doom del proprio sound.
L’elemento di novità più consistente è l’introduzione del sax, strumento che si erge a protagonista dell’album sostituendo di fatto la chitarra solista: in un primo momento ho pensato a come reagirei se un scherzetto simile me lo facessero, per esempio, i Saturnus, e vi risparmio volentieri i pensieri che mi sono passati per la testa, anche e soprattutto perché, devo ammetterlo per dovere di onestà, non ho una predilezione sconfinata per gli strumenti a fiato in senso lato.
Bisogna con altrettanta franchezza dire, però, che certi brani divenuti con il tempo immortali, senza il contributo del sax avrebbero smarrito parte del loro fascino (ne cito uno a caso, “Starless” dei King Crimson), quindi ben venga l’uso di questo strumento se l’operazione viene fatta con tutti i crismi, come accade in questo caso.
I ragazzi ucraini ci regalano, tra gli altri, un brano fantastico come la title-track che spazza via ogni dubbio sulla validità della loro scelta, anche se durante i primi ascolti non ho potuto fare a meno di chiedermi quale sarebbe stata la resa con la chitarra al posto del sax: la risposta è stata “sicuramente diversa, non necessariamente migliore”; peraltro, va ribadito che la chitarra non è stata bandita dal disco, anzi, oltre al puntuale contributo ritmico l’ottimo assolo di Crushing the Old Empire e la perfetta alternanza con il sax nella splendida The Last Retreat dimostrano che lo strumento simbolo del metal è stato tutt’altro che dimenticato.
In ogni caso non vorrei ridurre il commento di Thanathonaut ad una mero dibattito sull’opportunità di usare uno strumento piuttosto che un altro: l’abbandono delle sonorità plumbee del funeral non comporta automaticamente la perdita di un senso di doloroso disagio esistenziale nel sound della band ucraina ed il colore predominante è sempre un grigio plumbeo.
Il passaggio dal funeral al gothic viene sancito anche da un diverso uso delle voci, sempre decisamente appropriato, dall’utilizzo di una ritmica senz’altro più dinamica anche se i tempi restano comunque piuttosto rallentati, e con il netto accorciamento del minutaggio dei singoli brani, che non vanno di norma mai oltre i cinque minuti; inoltre, un altro strumento certo non inedito per il genere ma particolare come il violoncello, fornisce un ulteriore contributo a questo passaggio, non indolore ma sicuramente riuscito, tra un genere e l’altro.
In definitiva, dopo i primi ascolti che mi hanno lasciato non poche perplessità, Thanathonaut ad ogni giro nel lettore ha preso sempre più consistenza fino a manifestarsi compiutamente per ciò che realmente è : un gran bel disco di gothic doom, fatto di brani efficaci e ricchi di personalità e, in fondo, per intuire il nuovo corso musicale dei Narrow House, sarebbe bastato partire dalla fine, ascoltando il brano che chiude l’album, Возрождение, che nonostante il titolo in cirillico altro non è che la cover di “Renaissance” degli australiani Virgin Black, band che pare aver influito non poco sui nostri, almeno per quanto riguarda l’approccio poco convenzionale alla materia .
I Narrow House oggi sono semplicemente una band diversa, sicuramente migliore di quella che era ai tempi di “A Key To Panngrieb”, e questo loro disco va goduto attimo dopo attimo senza alcun tipo di preclusione o di retaggio stilistico: solo in questo caso si potrà apprezzare pienamente l’indubbio valore di questo lavoro.

Tracklist:
1. Crossroads
2. The First Day of the Rest of Your Life
3. Furious Thoughts of Tranquility
4. The Midwife to Sorrows
5. Thanathonaut
6. A Sad Scream of Silver
7. Crushing the Old Empire
8. The Last Retreat
9. Doom over Valiria
10. Возрождение

Line-up:
Yegor “Bewitched” – vocals & bass guitar
Atya – synth
Artiom – drums
Kso – sax/keys

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