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Recensione : Luca Aquino – Overdoors

OverDOORS, si inserisce di diritto tra quei progetti ‘altri’ e si proietta in una visione ‘sprovincializzata’ della musica e della espressività; è un disco ‘internazionale’ che lo avvicina moltissimo a lavori di stampo e dalle sonorità nord europee.

Luca Aquino – Overdoors

OverDOORS è il progetto che Luca Aquino, dedica alla musica e alle atmosfere dei The Doors.

Nella sua fruizione, l’ascoltatore non deve assolutamente cadere nella trappola di attendersi un disco tributo o meglio OverDOORS lo è, ma in una logica del tutto personale e diversa. Questo lavoro discografico, prende spunto dalle composizioni di uno dei gruppi più famosi e suonati della scena rock mondiale, per intraprendere un viaggio sonoro assolutamente originale e proprio.
L’approccio, che il gruppo messo su per l’occasione da Luca Aquino, ha è tipicamente rock, nel senso che tutto si regge su di una tensione emotiva che oscilla costantemente tra improvvisazione jazz, elettronica e una intenzionalità espressiva e significativa tipica del rock. Il risultato è pienamente riuscito secondo me, e ciò è stato reso possibile grazie agli apporti ed ai vissuti artistici di tutti gli interpreti di questo splendido album. Ognuno di loro è riuscito attraverso le composizioni di Jim Morrison e compagni ad esprimere le tensioni insite nei brani del gruppo californiano, reinterpretandole, ingurgitandole, e restituendole come un bolo dalle enormi capacità nutritive sia per la mente che per il cuore. OverDOORS, si inserisce di diritto tra quei progetti altri e si proietta in una visione sprovincializzata della musica e della espressività; è un disco internazionale che lo avvicina moltissimo a lavori di stampo e dalle sonorità nord europee. La curiosità, la passione, il conoscere l’altro il diverso e l’inconoscibile, sono le molle che da sempre muovono Luca Aquino nella sua carriera artistica ed espressiva. Ci troviamo di fronte ad un musicista che travalica i generi, che vuole ad ogni costo sperimentare, fondere e confondere, confondendoci però mantiene ben salde le radici. Il suo lessico parte dal Jazz, Luca però lo usa, lo piega e lo rivitalizza con l’espressività tipica degli sperimentatori, è senz’altro il musicista più internazionale della nuova generazione. I suoi riferimenti artistici e stilistici sono i padri del Jazz, trombettisti come Miles Davis, Chet Baker, Freddie Hubbard sono nel suo lessico, ma si sentono echi di tutti quelli che lo hanno influenzato, Jon Hassel, Paolo Fresu, Enrico Rava, Arve Henriksen, tutti filtrati e rimescolati in un linguaggio ed in un suono che è solo ed assolutamente suo. I suoi compagni di viaggio in questo concept album assecondano in maniera sopraffina la vena creativa di Luca Aquino, sono tutti calati nella dinamica espressiva muovendosi come in un unico suono, una palla magica sonora che ti rimbalza da subito, impazzita nel canale uditivo già dal primo ascolto. La originale e caleidoscopica chitarra di Antonio Jasevoli, il gommoso ed imperturbabile basso di un ottimo Dario Miranda, la solida e costante macchina ritmica di un sorprendente Lele Tommasi, impreziosiscono un lavoro che merita un lungo ed attento ascolto; i ragazzi di Venice Beach, ne resterebbero rapiti.

Intervista a Luca Aquino

Abbiamo incontrato Luca Aquino, ed in virtù di lunga amicizia, noi InYourEyes, gli abbiamo posto qualche domanda.

iye Luca, parlaci del nuovo album OverDOORS.

OverDOORS è un tributo al gruppo californiano The Doors. Da piccolo rimasi folgorato dal film biografico diretto da Oliver Stone su Jim Morrison e compagni. Andy Warhol, Nico, Dylan Thomas, la psichedelia, le porte della percezione di Blake, il blues, i testi, le loro melodie e performance deliranti, tutto ciò cambiò profondamente il mio modo di vedere e percepire l’ambiente che mi circondava e le persone che frequentavo. Cominciai a dire no a ciò che ritenevo poco interessante e cominciai ad ascoltare rock. Ora, dopo venti anni di musica e sette album a mio nome, ho deciso di rendere omaggio ad una delle mie band preferite, con un nuovo album e un nuovo quartetto.

iye Quali suoni in questo album ? Parlaci del tuo modo di fare musica.

Venivo da aQustico, una registrazione totalmente acustica, seguita da un bellissimo tour insieme al fisarmonicista Carmine Ioanna, e sentivo il desiderio di rispolverare i miei pedali elettronici. Ho sempre amato abbinare riverberi, delay e processori al suono del mio strumento e con OverDOORS ho aggiunto alcuni distorsori, mai usati prima. Il quartetto, composto da Dario Miranda al basso, Emanuele Tomasi alla batteria e Antonio Jasevoli alle chitarre, è di stampo rock, specialmente nell’approccio adottato in sala di registrazione. Non viene dato molto spazio alle improvvisazioni radicali e abbiamo dei precisi binari da seguire. E la prima volta che ho usato un approccio simile e così ben definito, di solito amo il free.

iye Parlaci di Luca Aquino e dei suoi compagni di viaggio.

I miei compagni di viaggio sono fantastici. Innanzi tutto sono persone meravigliose, curiose, educate e ispirate. Con Dario Miranda siamo amici da tempo, anche lui di Benevento, e ho sempre nutrito stima infinita nei suoi confronti. Ha un bellissimo suono al basso elettrico, immediatamente identificabile. Al contrabbasso lo conosco poco ma, anche lì, è originale e sempre concentrato. Antonio Jasevoli ha vissuto qualche anno a Benevento e, insieme ad amici di infanzia, andavamo ad ascoltarlo alle jam. Una volta fu invitato, con Sandro Satta al sax alto, al festival Oktober Jazz, ancora oggi organizzato dal centro sociale Depistaggio di Benevento, e fu lì che ascoltai per la prima volta una session di musica improvvisata. Non capii un tubo e restai svariati giorni a rielaborare quelle note e quei percorsi sonori. Partivano dal nulla e andavano ovunque. Era come andare in bici e io già amavo pedalare. Emanuele Tomasi è stata una grande scoperta. Me l’ha presentato Jasevoli e, dopo il primo incontro, è entrato immediatamente nel gruppo. Simpaticissimo, geniale. Sta bene ovunque e con tutti. Ha un suono rock molto originale, con un timing e uno stile che, almeno a me, ricorda, seppur con differenti sonorità, quello di Keith Carlok. Il 22 gennaio suoneremo a Taranto, insieme ai Neocortex, gruppo di videomaker che programmano videoproiezioni integrate ai nostri singoli strumenti.

iye Sei il direttore artistico e l’ideatore di uno dei Festival più originali nel panorama italiano, parlaci di Riverberi e del tuo rapporto con la tua città, Benevento.

Nota dolente. Oggi programmare una rassegna in Italia è difficile. Riverberi è ancora in piedi perché si regge grazie al sostegno di piccoli Comuni di provincia e grazie al contributo di piccoli benefattori che, insieme al sottoscritto, credono che la musica debba essere promossa, specialmente se di nicchia e di qualità. Il punto di forza del festival Riverberi è il pubblico, numeroso e sempre attento. Benevento è una piccola e bellissima città che deve ancora crescere. In Campania sembra esistano solo due città, Napoli e Salerno. Il territorio sannita meriterebbe più attenzioni da parte di tutti, politici e turisti.

iye Cosa prevedi per la prossima edizione?

E ancora presto. Tante le idee ma nulla di concreto.

iye Cosa ne pensi della scena musicale Jazz italiana e delle differenze di questa con la scena europea e mondiale.

Non saprei. Certamente noi italiani abbiamo un senso melodico spiccato, ben radicato nel nostro DNA e trasmesso da un glorioso passato. Se parliamo di jazz, oggi siamo in tanti ad aver messo da parte gli standard americani, per cercare attualità e provare a creare qualcosa di diverso, inusuale ma ci sentiamo soli e abbandonati. La differenza sostanziale tra un musicista italiano e uno scandinavo, ad esempio, è abissale. Loro rappresentano l’avanguardia perché hanno il coraggio di osare ma soprattutto la possibilità di farlo. Ho appena terminato una telefonata con un mio amico sassofonista che vive in Islanda. Abbiamo una proposta da parte di un promoter tedesco per un nuovo tour in Germania in duo, tromba e sax, ma lui non può partecipare perché lo Stato dell’Islanda gli ha appena assegnato una borsa di studio, come premio per la sua creatività e i risultati con essa conseguiti nel 2015, mettendogli a disposizione per quattro mesi una sala d’incisione, per provare, insieme alla sua orchestra, i brani del nuovo album discografico. Ovviamente tutto retribuito mensilmente. In questo modo e con questa opportunità, avrà la possibilità di ricercare un proprio sound, riflettere sulle composizioni e sull’approccio stilistico, commettere errori, discutere con i componenti dell’orchestra sulle varie strade da seguire, creare e modificare idee progettuali, meditare sui risultati di breve periodo, riascoltare le demo con calma e far sì che il processo creativo raggiunga l’apice. E così che si crea musica. In Italia, tutto ciò è ancora un’utopia. La decisione di rinunciare ad una tournée per provare il nuovo album con la propria band può essere presa solo da chi ha una carriera già avviata, da chi ha una produzione alle spalle oppure capacità finanziarie proprie per investire su sé stessi.

iye Quali sono le musiche che ti interessano?

Seguo tantissima musica, a prescindere dal genere o dalle etichette. Ora ascoltavo i Depeche Mode.

iye Sei un curioso, con chi ti piacerebbe collaborare?

Wes Anderson, Bjork, Antonio Pappano, Brian Eno, Dave Gahan, Roberto Benigni, Dario Fo, Madonna, Sting, Sigur Ròs, Roberto Saviano, Radiohead, Maurizio Cattelan. Troppi? Pochi.

iye Quali sono i tuoi progetti futuri?

Tre sono i progetti in cantiere. Ho appena registrato un nuovo album nel sito archeologico di Petra, in Giordania, sposando una causa importante, promossa dalla campagna dell’Unesco #UNITE4HERITAGE, iniziativa di sensibilizzazione internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale dai crimini di tipo terroristico. Fondamentale, per la registrazione, la collaborazione con partner quali Unesco, il Petra Development and Tourism Authority e Talal-Abu Ghazaleh che sostiene l’orchestra nazionale giordana con amore e forza. Le mie musiche sono state arrangiate, per l’occasione, dal flautista Sergio Casale. Sergio spazia dalla musica classica, al jazz e conosce bene il mondo dell’elettronica. L’ensemble ha come ospite il fisarmonicista Carmine Ioanna ed è composto dall’oboeista Laurentiu Baciu, dal contrabbassista Basem Aljaber, dal violista Vartan Petrosyan, dal percussionista di New Orleans Brad Broomfield e dalla violinista Anna Matuszczak. L’oboeista è un personaggio da fumetto, un poeta visionario che racconta barzellette in perfetto italiano. Sempre nel 2016 sarà la volta di un nuovo album con i Solis String Quartet e Gianluca Brugnano e poi un trio nuovo con Michele Rabbia e Giovanni Guidi. Nel 2017 ho in mente un mega progetto. Voglio arrivare in bicicletta a Capo Nord, partendo da Benevento o dalla Puglia e organizzando più tappe musicali con musicisti, artisti che vivono nei luoghi che percorrerò. Come sponsor, al momento, ha aderito il marchio italiano di bici Wilier Triestina. Il nome di Wilier Triestina è legato a sentimenti nazionalistici. Inizialmente il nome era semplicemente di Wilier, acronimo di W lItalia libera e redenta. In seguito, nell’autunno 1945, i forti sentimenti popolari nei confronti della martoriata città di Trieste fecero aggiungere alla denominazione l’aggettivo Triestina. Hanno costruito una bici adattata alle mie misure antropometriche, rilevate in seguito ad una visita biomeccanica con Juri, un guru che vive a Roma. Mi sto allenando molto, con mio papà, zio Enzo, mio cognato Marco Barbone, col quale collaboro da anni, mio cugino Mario e il comico Giovanni Perfetto. Non sarà facile organizzare un tour di quasi 6.000 km e neanche pedalare consecutivamente per tanti mesi ma, al momento, è il progetto che mi rende più vivo.
Gregorio, se parto dalla Puglia, ti fai qualche sgambettata con me? Porta la tromba eh!

TRACKLIST
1. Peace Frog (The Doors)
2. Waiting For the Sun (The Doors)
3. OverDOORS (Luca Aquino)
4. Blue Sunday (The Doors)
5. Queen Of The Fools (The Doors)
6. Yes, The River Knows (The Doors)
7. Riders On The Storm (The Doors)
8. Hyacinth House (The Doors)
9. Light My Fire (The Doors)
10. Indian Summer (The Doors)

LINE-UP
LUCA AQUINO trumpet and live electronics
DARIO MIRANDA electric bass
ANTONIO JASEVOLI guitars
LELE TOMMASI drums
Guest
RODOLPHE BURGER voice and guitars on ‘Raiders On The Storm’
PETRA MAGONI voice on ‘Quuen Of The Highway’
CAROLINA BUBBICO voice on ‘Indian Summer’

LUCA AQUINO – Facebook

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