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Jazz:re:found 2012 Report

Jazz:re:found 2012 Report: Cominciamo col dire che jazz:re:found 2012 presentava quest'anno un cartellone di tutto rispetto. Giovedì ospite di M...

Jazz:re:found 2012 Report

Cominciamo col dire che jazz:re:found 2012 presentava quest’anno un cartellone di tutto rispetto.

Giovedì ospite di Mere:dith si esibivano Jazzsteppa, collettivo inglese che ha portato al suono vero (suonato con strumenti), la dubstep, stupendo tutti nel 2011 con un disco degno delle migliori recensioni e fresco nella sua interpretazione del genere, -ormai fin troppo sdoganato- in chiave live session:

Il Venerdì si presentava come la serata più vicina ai nuovi suoni con tre ospiti che interpretano la dimensione del sound contemporaneo a loro modo:
Emika,Rocketnumbernine e l’acclamato Four Tet.

Sabato sera i mostri sacri di quel Hip Hop ,anni 90 , flower power, antitesi del movimento Gangsta, i De La Soul e Domenica si concludeva con l’esibizione di molti Dj nostrani vicini ai nuovi suoni tra cui Alessio Bertallot, piacente o no ,alfiere dei suoni contemporanei a cavallo fra il soul, la drum’n’bass evoluta alla dub step,l’elettronica raffinata e di confine.
Personalmente la serata alla quele ero maggiormente interessato era quella del Venerdi dove ho avuto il piacere di assistere a tre perfromnce diverse in se, ma molto vicine nei conceti di rielaborazione del contemporaneo e della sperimentazione.
Emika, scalda il pubblico, sul palco con le sue “macchine” e una presenza molto soul, alimentata da una gran voce e da scenicità che riempie il vuoto intorno a lei, offre la sua performance fatta di downtempo, atmosfere jazz da club e un suono che parte dall’elettronica Berlinese in quattro quarti e arriva alle radici Bristoliane (città dove ha iniziato a muoversi artisticamente) del suono, rielaborando quei concetti musicali che a metà anni novanata avevano come portabandiera Portishead e co. (la crème del Bristol Sound) in una chiave dubstep, sempre molto raffinata e senza mai cadere -cosa non da poco a mio avviso- in quel tranello che è si chiama “XX sound”.
I Rocketnumbernine offrono al pubblico una buona ora di nuova psichedelia, il duo è ben amalgamato, tastiere vintage da una parte e batteria dall’altro lato;
coniugano molto bene il suono dei vecchi Roland con un approccio ritmico molto vicino alla deep house e all’elettronica Balearica/Tropicale, a mio parere improvvisano anche molto e i pezzi suonano bene in un crescendo tipico della musica da ballare e sfociano spesso in un massimalismo sonoro che sfiora la confusione, tipico di quel suono vicino a band come i Caribou (alla quale il duo ha aperto molti show).

Con un poco di ritardo dovuto a dei problemi legati all’audio sul palco, l’esibizione di Four Tet , posso tranquillamente dividerla in due parti.
Una lenta (forse un poco noiosa) intro , fatta di quei suoni da lui cuciti, percussioni tribali, cassa soffocata e tempi sincopati, (essendo io un complottista sostengo da tempo che Burial sia il suo altre ego), rarefatta nelle atmosfere e con una tensione musicale che non sfocia mai, questa parte che è forse quella più vicina al sound dei suoi album, dopo circa venti minuti fiorisce in un suono molto dancefloor che coinvolge pienamente il (numeroso) pubblico che a giudicare dalla gioia con cui accoglie l’incalzare del ritmo non vedeva l’ora di potersi lasciare andare.
La parte più dance della sua esibizione non è comunque mai scontata, perché il nostro piccolo genio mischia con cura break beat, tempi in terzine, qualche eco di big beat inglese e alza e abbassa la tensione della “pista” con molta sapienza.Nel suo set spesso riecheggia qualche ritornello dei suoi brani più orecchiabili, ma a dire la verità quando si esibiscono produttori del suo genere molto di quello che si ascolta è frutto di improvvisazioni momentanee legate al repertorio del compositore ,fermo restando che Ableton e i software moderni semplificano molto le cose.

Purtroppo per motivi non legati all’organizzazione dell’evento, ma bensì al solito problema degli orari l’esibizione dura solo 50 minuti, che però mostrano bene come la musica elettronica possa essere plasmata nelle sue forme migliori senza mai essere scontata.
Personalmente mi aspettavo questo da Four Tet, un ottimo esercizio di stile di quello che per lui è lil suono contemporaneo, artisti come lui in fondo hanno scandito il tempo di molti nuovi suoni in questi anni, e di certo chi si aspettava una cassa dritta in quattro non può ritenersi estimatore di Four Tet.

Nota di merito a tutta l’organizzazione dell’evento, ottimamente gestito, e organizzato veramente bene, come dice il flyer di presentazione, un “gioiellino nel panorama dei festival nostrani”, e se devo aggiungere la miglior ristorazione che abbia mia trovato ad un festival (forse perché il banchetto vegetariano era insuperabile).

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