– Il noise può uccidere il virus? di Silvano
– Privilegio di Marco Valenti
– Nemico di Enrico Dassereto
Il nostro diario giorno per giorno.
– Il noise può uccidere il virus? di Silvano
Das Klown – Blue Jay Way
Privilegio di Marco Valenti
privilègio s. m. disposizione che riguarda una persona singola – atto sovrano o legge che attribuisce a un soggetto o a una categoria di soggetti una posizione più favorevole di quella della generalità degli altri soggetti – beneficio, diritto, prerogativa, vantaggio. concessione, esenzione, immunità.
Non più tardi di una settimana fa parlando con una collega si rifletteva sulla nostra condizione di “privilegiati”. Era nato tutto da uno scambio di battute nato per caso. Ci eravamo ritrovati a convenire sul fatto che il nostro lavoro ci permette di vedere le cose e in seconda battuta di viverle da una posizione di assoluto privilegio.
Non si tratta del fatto di poter uscire mentre tutti intorno restano a casa. E non si tratta nemmeno di saltare chilometriche code all’entrata del supermercato esibendo il cartellino del lavoro. Il nostro sentirci privilegiati nasce da un qualcosa di più profondo.
È il poter stare a contatto diretto con le persone nel momento del bisogno che ci pone in una situazione di vantaggio rispetto a chi grida online invocando complotti, ingiustizie, malaffari, incompetenze e dolo. Noi stabiliamo delle priorità insieme a chi ha realmente bisogno di aiuto. Gli altri soffocati dalla noia della reclusione forzata si improvvisano tuttologi.
Non è importante chi stabilisce come ci si debba comportare durante questa emergenza, chi decide che cosa sia attuabile e in che modo. È importante saper gestire le emozioni. Gli errori fanno parte del percorso che abbiamo intrapreso. Ci sono, ci sono stati e ci saranno. Ma non è questo che conta adesso. Ora è il momento di capire che cosa stiamo vivendo e di gestire le nostre emozioni nel modo più consono. Considero più grave l’errore di chi urla la propria rabbia rispetto ad una scelta errata di chi dovrebbe gestire l’emergenza.
Stare a contatto con il dolore e la sofferenza [e purtroppo anche la morte] ci ha insegnato ad andare oltre il facile grido “di pancia”, ci ha permesso di guardare alle cose cercando di capirne la profondità e le conseguenze. Il nostro privilegio è quello quindi che ci permette e ci consente non di fare qualcosa che gli altri non possono fare ma di guardare le cose con gli occhi sgombri da condizionamenti faziosi e liberi da pregiudizi. È poter chiamare le cose con il proprio nome senza paura. È sentire il peso del dolore di chi hai davanti che ti schiaccia soffocandoti e facendoti sentire impotente. Ma è qui, in questo momento che si riesce ad andare oltre, a lasciare da parte le divisioni. È qui che la disperazione di chi ti guarda ti permette di trasformare la sofferenza in energia e ti fornisce quella consapevolezza che manca agli urlatori che parlano per sentito dire e vivono di luoghi comuni in un mondo che continua a dividersi tra buoni e cattivi, tra pro e contro.
In un microcosmo come quello ospedaliero, la realtà racconta di spirito di collaborazione e di sacrifici che vanno in direzione contraria rispetto al resto del paese, rispetto a chi sta fuori. La maggioranza delle persone è una marea incontrollata di emozioni che prendono vita e che sono difficilmente gestibili.
Mentre noi, i privilegiati, chiusi a riccio nei nostri piccoli team lavorativi, viviamo momenti di compattezza e solidarietà, in nome del rifiuto per il superficiale. In questo sì, siamo dei privilegiati.
Sarà il tempo a dirci quanto tutto questo potrà durare. Per ora ci accontentiamo del fatto di poterci specchiare l’uno nell’altro con franchezza, trasparenza e fratellanza sognando che un giorno tutto questo sia possibile anche per tutti quanti voi che state leggendo.
No Comments