iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Dom The Sleaze – Cellar Demo(n)s

Riuscire a unire la riflessione con l’energia non è così semplice, Dom The Sleaze invece fa centro e ci lascia un buon lavoro.

Dom The Sleaze – Cellar Demo(n)s

Riuscire a unire la riflessione con l’energia non è così semplice, Dom The Sleaze invece fa centro e ci lascia un buon lavoro.

Come detta il genere shoegaze, quello che deve venire espresso è l’etereo, l’intoccabile: Dom the Sleaze (accompagnato da Bill Clan e Richard Zoom) non solo riesce appieno nell’intento ma ne incarna l’anima stessa.
Le tracce sembrano essere state scritte durante una notte di incubi e sogni dove l’iniziale paura viene pian piano sopraffatta dalla tranquillità.
L’EP è composto da 5 tracce che variano in stile e suono: si inizia da un’estrema distorsione della chitarra, dal cantato incisivo, da basso e batteria che creano un tappeto di “misticismo” al quale verso la fine del disco (i pezzi Weavering Times e Apatis) si avvicinano anche chitarra e voce, creando un vortice dal quale è difficile allontanarsi.
Quello che rimane in testa dopo l’ascolto è quindi un’escalation di emozioni, proprio come al risveglio non si avrà la sensazione di aver fatto un lungo e unico sogno, ma un continuo mutamento di prospettiva inafferrabile e perciò ancora più radicata in noi stessi.

Tracklist:
1. Sliding MIrrors
2. My Static Course
3. The Shield
4. Wavering Times
5. Apatis

Line-up:
Dom The Sleaze – voce, chitarra
Bill Clan – basso
Richard Zoom – batteria

DOM THE SLEAZE – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
1 Comment

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Kaleidoscopic – Onironauta

Dalla musica che compone si può facilmente dedurre da dove deriva il nome del gruppo, Kaleidoscopic, ovvero un unione e rivisitazione continua di metal, noise e hardcore.

Bachi Da Pietra – Festivalbug

Ep contenente 3 brani che narra un “qualcosa che non va” non svelatoci nemmeno dagli artisti stessi ma che ci lascia un alone di denuncia: non di eventi mondiali ma dei fatti del basso, della terra perfettamente in accordo con il nome della band.

Wintergatan – Wintergatan

I Wintergatan riescono a esprimere appieno quello che la musica in toto si prepone di fare: farci immaginare e fare sì di immedesimarci in quella canzone.