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Recensione : DIAFRAMMA – ORA

Frutto di una autoproduzione usciata a fine aprile su Diaframma Records/Self Distribuzione, "Ora" è il ventunesimo studio album ufficiale (a quattro anni di distanza dal precedente "L'abisso") dei fiorentini Diaframma, veterani dell'epopea della "nuova musica italiana cantata in italiano"...

Frutto di una autoproduzione uscita a fine aprile su Diaframma Records/Self Distribuzione, “Ora” è il ventunesimo studio album ufficiale (a quattro anni di distanza dal precedente “L’abisso“) dei fiorentini Diaframma, veterani dell’epopea della “nuova musica italiana cantata in italiano“, nati in quella stagione (primi anni Ottanta) in cui anche l’Italia aveva provato a mettersi al passo delle nuove correnti musicali e di costume in voga in Inghilterra ed Europa, con fervide e creative scene nate e sviluppatesi un po’ lungo tutto lo Stivale, ma soprattutto a Pordenone, Bologna e, appunto, Firenze (grazie all’instancabile fermento di menti gloriose come quelle di Oderso Rubini, Alberto Pirelli e Bruno Casini, in un turbinio controculturale che aveva generato un network indipendente che metteva in collegamento musica, moda, cinema, teatro e altre forme d’arte) abbracciando sia il punk, sia l’elettronica più spinta e avanguardista, sia quella più accessibile della “new wave”, sia il post-punk, il goth e la darkwave, generi/movimenti, questi ultimi, nei quali Federico Fiumani e soci (da non dimenticare il prezioso contributo dei due frontman che si sono avvicendati in passato, Nicola Vannini e Miro Sassolini) sono stati tra i capostipiti nel nostro Paese, grazie a un folgorante debut album come “Siberia” (1984) considerato ormai una delle pietre miliari di tutto il rock tricolore.

 

Stregati inizialmente dalle sonorità di Joy Division, Cure, Siouxsie and the Banshees e affini, i Diaframma poi, col passare degli anni, sono stati abili nello sganciarsi dalle loro evidenti influenze sonore british e hanno saputo reinventarsi e impostare un proprio sound ben riconoscibile, sempre ancorati nell’alternative rock (ma ascoltati e apprezzati da un pubblico diventato, col tempo, di estrazione musicale e anagrafica sempre più trasversale) e lontani dai riflettori del grande successo mediatico, che invece, dagli inizi degli anni Novanta in avanti, aveva “baciato” altri loro colleghi concittadini, che in seguito si sono completamente svenduti al music business e allo star system nazional-popolare.

 

“Ora” è un disco crudo e disincantato, condizionato dalla recente morte della madre di Fiumani, come ammesso dallo stesso frontman, che ha parlato di questo triste, quanto ineluttabile evento come il fattore scatenante di questo Lp, e a lei, e tutto quello che comporta un evento del genere (la malattia, il dolore, la perdita di un solido punto di riferimento, la revisione delle dinamiche dei propri rapporti familiari, ma anche la tenerezza del ricordo dell’unicità di un legame tra madre e figli, di qualunque tipo esso sia) sono dedicati alcuni brani dell’album, come l’iniziale “Coperte tumorali“, singolo di lancio del 33 giri e “La tua morte“. Eros (nella lunga e caustica “I giorni belli” che racconta della noia generata dalla routine di una relazione sentimentale, e in “Il sesso è nella testa” e “Nella testa di un attore porno“, che trattano esplicitamente di sessualità, descritta da un punto di vista personale, facendo un bilancio di tutte le esperienze accumulate, e da un lato psicologico, immaginando uno spietato stream of consciousness di chi lo fa come professione, cioè un pornoattore) e thanatos sono i due elementi fondamentali che contraddistinguono liricamente l’opera, che poi si fondono insieme ad amare riflessioni e altri flussi di coscienza introspettivi fatti ad alta voce (nella title track e in “Mite sarò“) ai quali fa da contraltare l’unica traccia spensierata del lotto, “Volenteroso“.

 

Si può affermare che i Diaframma, ensemble che tanto ha dato alla causa del rock indipendente nostrano in questi ultimi quarant’anni, siano invecchiati bene, di certo molto meglio di certi loro noti amici conterranei musicisti che, tra carriere soliste imbarazzanti e altrettanto ridicole reunion, oggi vaneggiano di ultime tournée per passare un’ultima volta all’incasso col proprio tamarrock e rimpinguare il loro piano pensionistico. Forse proprio il mancato successo di massa ha fatto sì che venisse preservata la bontà della proposta sonica di Fiumani e compagni di avventura, che hanno sempre portato avanti un certo discorso musicale con dedizione e coerenza, senza mai sputtanarsi per la gloria effimera, e Federico, raggiunta la definitiva maturità come songwriter da anni, con sessantadue primavere sul groppone conferma di essere un artista libero e autentico, che viene fuori solo quando ha qualcosa da dire, non strizzando l’occhio a tendenze modaiole.

 

TRACKLIST

1. Coperte tumorali
2. I giorni belli
3. Mite sarò
4. Il sesso è nella testa
5. Ora
6. Volenteroso
7. La tua morte
8. Nella testa di un attore porno

LINE UP

Federico Fiumani | vocals, guitar
Pino Gulli | drums
Edoardo Daidone | lead guitar, backing vocals
Luca Cantasano | bass, backing vocals

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