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Confessioni Di Una Maschera Luglio Duemilaventi Know Your Enemy

CONFESSIONI DI UNA MASCHERA LUGLIO DUEMILAVENTI "KNOW YOUR ENEMY": <stro

CONFESSIONI DI UNA MASCHERA
LUGLIO DUEMILAVENTI
“KNOW YOUR ENEMY”

Che cosa resta degli eroi?
Che è rimasto nell’immaginario collettivo degli infermieri angeli e missionari?
Che fine hanno fatto tutti quelli che erano “in prima linea” durante la quarantena di questa primavera?
Avete tutti condiviso le immagini di chi ha vissuto “da dentro” un’emergenza che ha segnato e scritto la storia non solo del nostro paese ma del mondo intero. Ma oggi, Luglio 2020 siete tornati a parlare solo di calcio, di spiaggie e di Salvini. Come se fosse necessario alimentare la popolarità di quest ultimo…

Che cosa resta dunque?

Nulla. Il nulla più totale.
Se ne sono scordati tutti. Non siamo più utili a nessuno. Non ci sono storie strappalacrime da costruire con cui invadere gli schermi televisivi. Ora siamo tutti al mare, la TV non la guarda più nessuno. Torneremo buoni in autunno, alla ripresa dei palinsesti.
E parlando del nulla non posso non sottolineare come, per chi lavora in corsia, proprio nulla o quasi sia cambiato nell’approccio al problema Covid-19. E altrettanto poco cambierà nel futuro più prossimo. Non in funzione di una (al momento ipotetica ma non esclusa) “seconda ondata”, ma del fatto che è involontariamente cambiato l’approccio a chi ci sta davanti, a chi ci chiede aiuto, a chi ha bisogno del nostro supporto. Il vero danno di questa emergenza è che siamo stati costretti a cambiare mentalità e a guardare agli altri in modo differente.

È un problema enorme a cui speriamo di porre rimedio, prima o poi. Prima di andare verso una deriva pericolosa socialmente parlando.

Il nulla è anche quello che ci circonda, e che ci tiene in scacco. In balìa degli eventi, presi in mezzo tra chi nega l’esistenza e la circolazione del virus sul territorio e chi ha cavalcato per fini personali la nostra professione e ora pare averci riposto esattamente dove era venuto a prelevarci, sul fondo sudicio di un barile da cui non riusciamo a venire fuori come categoria professionale. Nemmeno in questa situazione di sovraesposizione mediatica siamo risuciti a farci rinnovare un contratto scaduto 13 anni fa. Siamo quindi noi quel nulla di cui sopra. È inutile girarci intorno. Non contavamo un belino prima ed è giusto che si continui a non contare un belino. Gli astri ci hanno posto sul vassoio dorato un’occasione senza precedenti per riprenderci una dignità che questo tira e molla sul contratto ci ha negato per troppo tempo, e invece, abbiamo puntualmente fallito.

Ma non è solo e soltanto colpa nostra. C’è un mondo fuori dai nostri reparti che ci guarda con distacco. Un mondo dal quale mi sento orgogliosamente alieno. La gente si stupisce quando dico che non vado a votare. E secondo te chi dovrei votare – rispondo sempre. Chi ha mai messo in agenda nei primi posti la situazione sanitaria? Chi ha mai pensato di piazzare come Ministro della Sanità una persona che abbia mai passato una giornata in una corsia di ospedale? Chi ha mai anche solo detto di voler intervenire su un settore fondamentale come quello in cui opero io? Chi ha mai investito nella sanità? Chi ha modificato le Unità Sanitarie Locali trasformandolo in Aziende Sanitarie Locali? Dovrei votare per chi quindi?
Dal 1994 in poi, per circa venti anni, c’è stato un continuo e reiterato referendum pro o contro Berlusconi. E chi non aveva a cuore le sorti del signor Fininvest e del suo oppositore elettorale del momento che doveva fare? Per chi poteva votare? Per stocazzo?

Uscito (finalmente ma temo solo temporaneamente) dalle scene il Cavaliere, non è certo mutato il trend. “Votiamo x perché xy è un pericolo per la democrazia”. A me sinceramente cascano le balle a vivere in un paese che ragiona in questo modo e che non pensa a come costruire un futuro che esuli dalla sconfitta del nemico del momento. Io sono stufo di tifare contro. Non lo faceno nemmeno quando andavo allo stadio e giravo l’Italia al seguito della mia squadra. Auspico ad un mondo in cui si possa pensare di programmare un domani e non in cui ci si limiti a godere degli insuccessi altrui.

E un mondo come quello che cerco e sogno passa inevitabilmente attraverso una nuova visione della Sanità. E della percezione di chi come me spende la sua vita dandosi agli altri nonostante uno stipendio ridicolo se rapportato alle responsabilità e alla media europea. Nonostante un Ministero che in piena emergenza covid-19 continuava a cambiare le direttive contraddicendosi continuamente. Nonostante una visione comune che ci vede ancora legati ad un concetto ormai superato di assistenza e che non ci inquadra come professionisti. Nonostante tutte le rassicurazioni di una presa in carico delle nostre richieste che da 13 anni vengono poi puntualmente disattese.

Nonostante l’impossiblità di organizzare rivendicazioni di categoria come altre categorie professionali.

Per cui quando qualcuno saltuariamente torna a definirci eroi mi sento in dovere di mandarlo in culo. Lui, la sua “pietas cristiana” e il distacco con cui affronta un argomento come questo.

Così come mi sento in dovere di continuare il mio digiuno elettorale fino a che qualcuno non dimostrerà di voler davvero cambiare qualcosa nei fatti e non a suon di proclami.

Leggi tutte le puntate di CONFESSIONI DI UNA MASCHERA

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