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Recensione : Code – Mut

Un gran bel disco, consigliato a chi non vuole accontentarsi di musica dall’approccio melodico troppo convenzionale.

Nell’arco di un decennio, attraverso quattro dischi differenti tra loro, la metamorfosi dei Code si è compiuta, almeno fino al prossimo passo, visto che da una band dall’indole così cangiante è lecito attendersi di tutto.

Il black avanguardistico di “Nouveau Gloaming” ha prima assunto i tratti più oscuri di “Resplendent Grotesque” per giungere poi al progressive death di “Augur Nox”: in Mut sparisce qualsiasi connotazione estrema nel sound della band inglese, che approda infine ad un progressive nervoso quanto si vuole, ma del tutto ripulito dalle asperità presenti nel suo predecessore.
Le atmosfere vagamente tooliane dell’opener On Blinding Larks sono parzialmente ingannevoli, perché nell’idea compositiva della band guidata da Aort confluiscono diversi input oltre a questo, alcuni noti e per certi versi inevitabili (Opeth e Anathema), altri meno scontati, specie dal punto di vista dell’interpretazione vocale (Muse, Jeff Buckley) o probabilmente neppure consapevoli (qualcuno si ricorda dei tedeschi Dark Suns dello splendido “Existence” ?).
Il risultato complessivo è un album che non perde un’oncia a livello di profondità rispetto a “Augur Nox”, restando comunque un oggetto da maneggiare con cura e pazienza prima di godere pienamente dei suoi contenuti: nove brani dallo spesso rivestimento che racchiudono un nucleo sovente morbido e gustoso, tra i quali spiccano meraviglie quali Inland Sea, Affliction e la più movimentata Numb, An Author, esaltata anche dalla buonissima prova vocale di Wacian, in un contesto complessivo comunque elevatissimo che non potrà che risultare gradito agli estimatori di tutte la band citate in precedenza.
Il pregio maggiore dei Code è quello d’essere riusciti ad assimilare tutti questi spunti offrendo una riproposizione del tutto personale di un genere che, in assenza di un particolare scintillio compositivo, rischia seriamente di mostrare solo il suo lato più tedioso.
Come già accennato in apertura, sarà interessante capire quale potrà essere la prossima mossa, visto che, allo stato attuale, il metal appare più un’attitudine che non la base su cui poggia la proposta della band britannica.
Un gran bel disco, consigliato a chi non vuole accontentarsi di musica dall’approccio melodico troppo convenzionale.

Tracklist:
1. On Blinding Larks
2. Undertone
3. Dialogue
4. Affliction
5. Contours
6. Inland Sea
7. Cocoon
8. Numb, an Author
9. The Bloom in the Blast

Line-up:
Aort – Guitars
Andras – Guitars
Lordt – Drums
Syhr – Bass
Wacian – Vocals

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