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Chill Filtered

Chill Filtered: Abbiamo intervistato i Chill Filtered, band Pesarese davvero molto promettente, di cui sentirete parlare molto presto (s...

Abbiamo intervistato i Chill Filtered, band Pesarese davvero molto promettente, di cui sentirete parlare molto presto (se non vi è ancora arrivato all’orecchio il loro nome), ve lo garantisco.

Chill Filtered Interview

Di “formazione” rock, la loro musica si basa sulla forte coesione di elementi pop strumentali e arrangiamenti elettronici: il risultato è fluido e piacevole, una musica pop che viaggia su atmosfere vicine al trip-hop più melodico e al rock orchestrale.
I Chill Filtered, formatisi nel 2008, sono: Enrico Ripalti (polistrumentalista, arrangiamenti), Christian Dal Baldo (voce), Enrico Lucarini (tastiere, arrangiamenti), Lucia Turchi/Sara Rossi (voce).
In questa interessante chiacchierata ci raccontano qualcosa su di loro e sul loro progetto artistico, in un momento che li vede salire alla ribalta con il loro album d’esordio da poco autoprodotto, “Manifesting The Vice”.
(Stay tuned su IYEzine, è in arrivo la recensione del disco!!!)

iyePrima di tutto, un grazie da parte di iyezine per aver accettato di collaborare per questa intervista

Grazie a voi per la possibilità di partecipare a questa chiacchierata!

iyeVoi stessi definite il vostro campo d’azione e la vostra musica come ELECTRO-POP e ALT-POP, io però ci metterei anche (se non soprattutto) DOWNTEMPO e TRIP-HOP. Che ne pensate?

Crediamo sia difficile per quasi tutti i musicisti inquadrare la propria musica all’interno di un genere specifico e questo vale ovviamente anche per il sound ChillFiltered: molto spesso si corre il rischio di apporsi un’etichetta fuorviante, quando il compito del musicista è quello di creare Musica, senza dover a tutti i costi rispettare i canoni di un genere.

Premesso questo,va detto che i generi che hai menzionato sono forse i più appropriati a definire la nostra musica, in particolar modo quando parli del TRIP-HOP, da cui abbiamo mutuato la passionalità e il piacere nell’accostamento di strumenti reali a strumenti campionati o sintetizzati.

iyeA chi vi ispirate in modo particolare? Leggendo qualche notizia biografica si capisce come la vostra formazione di base sia sui classici del rock (si parla ad esempio di Doors e Zeppelin), ma influenze e fonti di ispirazione non si fermano qui, giusto?

Esattamente! Siamo sempre stati appassionati di musica rock ma, relativamente al sound Chill Filtered, le ispirazioni sono decisamente più spostate verso il sound delle band Trip-Hop ed Electro-Pop, come i Portishead, gli Hooverphonic e i Morcheeba, oppure Moby, i Groove Armada e i moderni compositori come Hans Zimmer o Marco Beltrami. Allo stesso modo, alcuni dei nostri pezzi che oggi appaiono sotto la forma che conosciamo, sono stati concepiti come pezzi di stampo pop/rock: per come è nata, “Welcome to the Vice” poteva essere una ballata dei Led Zeppelin, ad esempio! Un piano incalzante, chitarre distorte e una batteria in linear drumming (quella è sopravvissuta!) che fanno da base ad una voce imperiosa e malinconica al contempo. Questo significa semplicemente che ci siamo concentrati sulla musica stessa e non nel seguire un genere o un cliché particolare: siamo stati semplicemente guidati da quello che ci piaceva e che volevamo ascoltare.

iyeTra “Gold Mine” e “Chill Filtered” c’è una vera e propria “superficie di discontinuità”. Cos’è cambiato e cosa invece ha preso forma? Come siete arrivati a questa nuova, se così si può dire, identità?

A dire la verità è partito tutto da un fatto estremamente pratico…. Dopo lo scioglimento dei Gold Mine ci siamo ritrovati solamente in due (E. Ripalti e C. Del Baldo, nda) e questo ci ha portato a lavorare su qualcosa che potesse funzionare bene anche con il solo apporto di due musicisti. Ovviamente poi il percorso che siamo stati inizialmente costretti a intraprendere, ci ha appassionato da matti e così è nato Manifesting the Vice.

Chill Filtered

iyeCosa c’è dietro alla creazione di “Manifesting The Vice”?

Manifesting the Vice è un album che ha richiesto il meglio di noi sotto molti aspetti, ci ha impegnati in un lungo e meticoloso lavoro sugli arrangiamenti e sulla ricerca del sound e delle tematiche, ma anche a essere estremamente istintivi nel primissimo momento creativo da cui nascevano i pezzi. Questo è stato fondamentale per fare in modo che l’ispirazione non fosse “governata” dalla tecnologia musicale oggi disponibile ma seguisse il concetto artistico originario. L’approccio rock è insomma rimasto nella composizione, il grande lavoro su suoni ed effetti è nato poi: le nostre canzoni dovevano essere belle anche eseguite semplicemente con voce e chitarra insomma!

Inoltre, crediamo che sia importante, anche in un genere “di nicchia” come il nostro, cercare di parlare da un punto di vista allargato. Siamo qui per condividere le nostre emozioni e i nostri sentimenti a chiunque possa sentirsi, anche momentaneamente, vicino ad essi.

Una domanda ciascuno: qual è il vostro apporto al progetto? quale la ricetta della vostra “extra smooth chilling elation” come riportato nel booklet del disco?

Eh! La ricetta è segreta, ma gli ingredienti principali li sveliamo senza problemi!

Enrico Ripalti: di solito, abbozzo un’idea di arrangiamento, magari usando un rhodes o la chitarra e improvvisando un groove di batteria, cercando di imprimere uno stato d’animo o un feeling che provo in quel momento o che recupero dai ricordi. Ho imparato che, quando vuoi creare qualcosa di interessante, di innovativo, qualcosa che sia fedele alla tua vision originale, devi lavorare velocemente, usare l’istinto, fidarti di quello che senti senza perdere tempo con tutta la roba per computer che oggigiorno è disponibile. Quella roba non vale niente se non hai una buona idea. Dopo il primo arrangiamento, iniziamo a provarla insieme, spesso partendo con Enrico (Lucarini) e cercando di raffinare il sound e gli strumenti.

Christian del Baldo: già dalle prime bozze dell’ arrangiamento improvviso qualche linea vocale che registriamo subito. Spesso, queste prime linee diventano già la base per quelle definitive, che poi vado a rifinire con Sara e alle quali aggiungiamo seconde voci o edit particolari. Durante tutto il flusso creativo cerco sempre di mantenere una buona interazione con l’arrangiamento, al quale spesso contribuisco al basso o con la chitarra. Canto in inglese ma il carburante è italianissimo… grappa!

Enrico Lucarini: oltre a lavorare sull’armonia dei pezzi e sulle parti strumentali, io porto nel mix dei Chill Filtered la componente che afferisce di più al live dj-ing: vado a mescolare performance con le tastiere, i controller, cerco di tirare fuori sempre qualcosa di nuovo dall’arrangiamento. Devi farlo evolvere, seguire il flusso insomma. Ogni performance deve essere unica e deve rispondere a quello che succede, a quello che percepisci nel momento in cui la esegui.

Sara Rossi: sono subentrata a Lucia ormai a lavoro ultimato. Sono rimasta molto colpita sin dal primo ascolto del disco: conosco Lucia da tanti anni e quando mi è stata proposta questa possibilità, ho sentito che non potevo rifiutare! Insieme agli altri ragazzi ci siamo proposti di riorganizzare gli arrangiamenti vocali per la parte “live”, cercando anche sonorità nuove rispetto a quelle del disco, pur mantenendo la linea su cui poggia il sound dei Chill Filtered. Abbiamo approfondito anche alcune cover, facendo dei veri e propri remake e, con l’aiuto di Christian, ho contribuito ad imprimergli il nostro sound, cercando quella stessa linea che c’è in “Manifesting the Vice”. Sicuramente nel prossimo album darò il mio contributo in misura ancora maggiore, ho già in mente molte idee relativamente a nuovi testi e melodie: sentirete presto qualcosa di fantastico, ve lo assicuro!

iyeChe cosa vuole comunicare la vostra musica? Io personalmente ho trovato che dall’ascolto traspaia, e qui correggetemi se sbaglio, una certa sensualità, un vago desiderio d’evasione, e la ricerca di una luce sul nostro cammino. Qual è il vostro messaggio?

Sì, sicuramente queste sono le emozioni principali alla base della nostra musica. La sensualità e il piacere per una ricerca estetica del “bello” sono di fondamentale importanza per noi. Molti dei brani da “Manifesting the Vice” sono piccoli film, sequenze di immagini rubate ad episodi realmente accaduti e rielaborate in seguito.

Molto spesso, le cose che viviamo tutti i giorni possono sembrare banali se osservate con occhi distratti o se considerate semplicemente nel loro significante: al contrario, se vissute fino in fondo, possono costituire la base per una moltitudine di creazioni! Una carta da gioco con un sorriso particolare diventa un incubo per il giocatore e l’incubo stesso diventa padrone del gioco mentre il tavolo piange la sorte dello sfortunato. “The Joker” nasce pensando a questa figura ambigua e un po’ perfida che trovi nelle carte da gioco, cercando di creare una storia intorno ad essa: qualcosa che tutti conosciamo ma che magari non ci soffermiamo spesso a contemplare.

In questo senso, abbiamo anche collaborato con un bravissimo scrittore emergente, Stefano Rossi, con il quale abbiamo condiviso parte del processo creativo del disco, traendo spunti dalla sua narrativa e rielaborando immagini e atmosfera anche grazie ad essa.

iyeA questo punto nasce inevitabilmente la curiosità su un termine che, data la sua ricorrenza nel disco, non può essere che centrale per voi: Quale sarebbe questo vizio o colpa?

Il Vizio, per così come lo abbiamo rappresentato, è qualcosa di pervasivo e multiforme: la stessa musica, per il musicista, è in un certo senso un vizio. È qualcosa che non riusciamo (né vogliamo) levarci di dosso. Abbiamo cercato dunque di “manifestare” il vizio in alcune delle sue tante forme: un drogato, un giocatore, un pellegrino che fugge dai suoi ricordi, un vecchio pugile che vive nel suo passato.

iyeSpiegateci il vostro interesse nel coinvolgimento della musica in progetti artistici di altro tipo, come possono essere le immagini e i films, come lasciate intendere sul vostro sito.

Il mondo che ci circonda è pervaso da contenuti multi-mediali. In funzione di ciò, sarebbe molto riduttivo pensare di proporre la nostra musica solo attraverso i canali tradizionali. Ad esempio, Manifesting the Vice ha recentemente fatto da cornice sonora a una sfilata della firma Pomellato a Londra. Cinema, pubblicità, programmi televisivi, teatro, moda o qualsiasi espressione creativa possa trarre ispirazione dalla nostra musica è per noi uno stimolo a lavorare e collaborare.

iyeDomanda standard: avete altre registrazioni pronte per chi, per ingordigia o coinvolgimento, non si fosse saziato le orecchie e l’appetito col vostro esordio? Quali sono i piani per il dopo-“Manifesting the vice”, pensate di continuare in questa direzione o sperimentare altre strade?

Vogliamo sicuramente continuare su questa strada, spunti e idee ce ne sono anche se al momento la promozione dell’album e le prove per un live bello ed efficace ci assorbono molto. Stiamo ripartendo al meglio il tempo tra le due cose, la voglia di comporre pezzi nuovi è sempre uno stimolo difficile da reprimere!

Chill Filtered

iyeVi vedremo in giro per L’Italia?

Sicuro! Dopo esserci concentrati parecchio nello sviluppo del nostro sound e nella produzione di Manifesting the Vice, stiamo ora creando una performance che sia qualcosa di coinvolgente ed unico, unendo i tratti tipici del concerto rock ad alcune componenti che afferiscono al live dj-ing, mescolando strumenti reali e campionati con arrangiamenti che evolvono senza premeditazione e in modo differente in ogni performance. Sarà fantastico! Ovviamente, il nostro intento è quello di far apprezzare sempre di più la nostra musica, sia nel nostro paese che all’estero.

iyeGrazie della disponibilità, e un grosso in bocca al lupo, con la speranza di tornare a parlare di voi più e più volte.

Ne saremo lieti! Un grazie di cuore a Voi e ai Lettori di In Your Eyes Magazine.

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