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Recensione : Canal Irreal Canal Irreal 12 Beach Impediment Records

Quindi, lettori e lettrici, sarà il caso di occuparsi più della qualità dei nostri pensieri, piuttosto che della qualità dell’ennesimo ritrovato idiota dell’industria estetica? Il risultato è provato nel debutto di questi Canal Irreal.

Canal Irreal Canal Irreal 12 Beach Impediment Records

Anche su questo disco, come sull’ep di Big Chungus qui recensito ultimamente, devo ammettere che ho avuto delle titubanze prima di mettermi a scrivere un giudizio e una stima:

troppa  la devozione, accumulata in anni e anni di militanza punk rock, per i personaggi, sia lì che qui, coinvolti; troppa, forse, anche la soggezione che certi nomi comportano… quindi mi son messo ad ascoltare questo disco (chiaramente rintracciabile solo negli USA, mentre qui siamo sempre in attesa per la copia fisica) con la volontà, in primis, di comprendere se potevo parlarne in maniera distaccata:

l’ho ascoltato, ri-ascoltato; finiti gli ascolti su bandcamp, l’ho iniziato a sentire su YouTube; stanco dell’approssimazione sonora di YouTube, ho deciso di comprarmi il file FLAC dal Bandcamp del gruppo. L’ho ascoltato, ri-ascoltato ancora, fino a capire che lo stavo riascoltando ad libitum perché mi piaceva, e tanto, e che, del dare un’impronta distaccata al mio resoconto, non me fregava praticamente più niente: questo è veramente un gran disco e non trovo argomentazioni valide per negarlo. 

Questo sarebbe già quanto ma, ad ogni buon conto, c’è anche di più: esattamente come nel caso di Big Chungus, anche questo è un disco di cui bisogna parlare per forza, non fosse che per la presenza di Martin Surrondeguy, personaggio fondamentale della scena hardcore di tutto il mondo.

Io lavoro come magazziniere in un ingrosso di articoli per parrucchiere ed estetiste, questo ingrosso, dato che il soldo tira più dell’etica professionale, vende anche ai privati: frotte di persone si recano ogni giorno in azienda per trovare e provare i nuovi ritrovati, si direbbe, per la cura di sé, ma che, a onor del vero, son solo maschere, travestimenti e schermi contro l’invecchiamento: cremine, unguenti, fluidi, paste coloranti, gel dopobarba antirughe, gel fissativi pigmentati di nero per camuffare i capelli bianchi…con queste robe io mi ci alzo uno stipendio ma, potendo dare un giudizio, le trovo tutte delle grosse buffonate: più che delle soluzioni, mi sembrano solo delle pagliacciate inutili che non riescono a camuffare il trascorrere degli anni e neanche la ridicolaggine di chi spera di evitarlo…ascoltando questo disco e pensando a Martin me ne convinco ancora di più:

Martin Surroudeguy, classe 1967, potrebbe anche campare di sola gloria, tanto ha dato alla scena Hardcore Punk di tutto il mondo: Los Crudos, Limpwrist, Tragatelo, Ejaculoid, Needles, Lengua Armanda Records, regista (suo il documentario del 2004 Beyond The Screams: A U.S. Latino Hardcore Punk), attivista politico per i diritti di immigrati e omosessuali, fotografo e, adesso, con questi Canal Irreal, ennesima reincarnazione di una persona che, grazie alle sue ferme convinzioni e alla sue battaglie sociali e civili, non invecchia di un minuto

Fresco della prova stupefacente di“Facades” dei Limpwrist, nel 2021 se ne esce con un nuovo disco, ed un nuovo gruppo, altrettanto entusiasmanti.

Martin ha ormai 54 anni, ma pare non perdere mai il punto: sempre politicamente motivato, armato di costanza ideologica e di una voce che ormai è diventata un marchio di fabbrica e, ci giurerei, sempre entusiasta del mondo della musica nel quale è cresciuto e maturato, sembra sempre il ragazzo che urlava ¡¡Asesinos!! ai potenti del mondo, mettendo in parallelo figure come Bush, la Tatcher e Eltsin a Stalin e Hitler (il potere è sempre assassino); è dunque la motivazione, l’ideale, il principio, la vera cura contro il tempo che passa?

Ad ascoltare questo disco, direi proprio di si: due transfughi degli Espejos, formazione tra Post Punk e No Wave autrice già di due ottimi 7”, forniscono a Martin una base Hardcore dalle tinte decadenti e disperate, sulla quale continuare a puntare il dito contro razzismo e omofobia, fare il punto della situazione dopo l’omicidio di George Floyd a Minneapolis, contare le vittime dell’amministrazione Trump e dare una prima, ma sempre spietata, critica a quella Harris/Biden (una figura come quella della Harris non promette comunque niente di buono per i Canal Irreal, tutti di origini e radici latino americane).

I momenti antemici si susseguono da canzone a canzone: l’iniziale Manarchist proietta subito nel giusto umore da ascolto: ostile e strascicata ma guarnita con un fraseggio di chitarra tipicamente post punk anni ’80, un po’ in odore dei primi Christian Death (quelli con Rikk Agnew alla chitarra).

Si riaffacciano i Los Crudos, ma con un look in stile Siouxsie and the Banshees, nei pezzi cantati in spagnolo (data la presenza di Surrondeguy il parallelo è inevitabile) l’impatto frontale hardcore è mitigato da ritmiche e atmosfere dark wave e, anche se potrebbe non essere, in realtà il tutto ne guadagna in qualità, attacco e peculiarità del suono.

Knockdown è uno dei pezzi simbolo di questo album ed è, va da sé, un pezzo che lega a sé in maniera indissolubile: cadenzato, arrabbiato ma, al contempo, melodico, malinconico e introspettivo. Questa capacità di fare convivere due pratiche, apparentemente, così antitetiche, come la protesta e l’introspezione, lancia questo disco quasi come un punto di paragone sia per la musica che la politica:

non si va avanti se non ci si sa guardare indietro, non si contesta il reale se prima non si legge nel profondo di noi stessi e non si impara a fare autocritica; questo pare essere il messaggio dai Canal Irreal , un gruppo sospeso tra teoria rivoluzionaria e attivismo di strada.

Martin, nonostante gli anni, come la sua musica, non invecchia mai; certo, i capelli sono meno e tutti bianchi, il fisico non è più quello del minaccioso cantante dei Los Crudos, ma il suo sguardo esprime sempre un certo fascino (quell’espressione convinta, motivata che solo una persona che vive di princìpi ed ideali può avere), le sue parole son sempre dense di significato, ogni suo progetto risplende per freschezza e spontaneità (come se fosse il debutto di un gruppo di ventenni).

Il fisico, in fin dei conti, dipende dall’attività del nostro cervello e quindi, più che impomatarci d’unguenti, dovremmo essere solo un po’ più motivati politicamente…
Quindi, lettori e lettrici, sarà il caso di occuparsi più della qualità dei nostri pensieri, piuttosto che della qualità dell’ennesimo ritrovato idiota dell’industria estetica? Il risultato è provato nel debutto di questi Canal Irreal.

P.S. stamattina son riuscito a trovare il vinile e, oltrettutto, qui in Italia. Vi lascio il link del ragazzo che si è prodigato per portare in Europa tale discone: https://www.grindpromotionrecords.com/
Acquisite e godete!


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