Confessioni Di Una Maschera : L’utilita’ Dell’ Inutile
Tra i tanti ho puntato quelli di Carcass e Iron Maiden, stimolato dal gran parlare che ne hanno fatto online la maggior parte degli “amici”. Ho visto e vissuto le loro carriere in modo intenso.
Confessioni di una maschera – nel momento in cui siamo costretti a crearci una falsa personalità per rispondere ad esigenze di inclusione sociale e nascondiamo quelli che sono i nostri reali sentimenti non possiamo che dirci complici e partecipi di una mascherata. questa rubrica è per chi sente la necessità di togliersi la maschera e mostrarsi per quello che è realmente.
Tra i tanti ho puntato quelli di Carcass e Iron Maiden, stimolato dal gran parlare che ne hanno fatto online la maggior parte degli “amici”. Ho visto e vissuto le loro carriere in modo intenso.
Non possiamo pensare che la gente vada in piazza per un piatto di carbonara e non perché si creano cittadini di seria A e di serie B.
Come spesso accade per le mie “confessioni” è la strettissima attualità il motore dei miei ragionamenti. Tra le tante sollecitazioni di questo inizio di estate come restare silenziosi quando tutti si stanno dividendo sull’opportunità di aderire o meno alle proteste anti razziste all’interno dei campionati europei di calcio?
Empatizzare come meccanismo di risposta ad un potenziale “pericolo” è l’aberrazione dell’emotività. È la morte, immmediata e meritata.
Ci sono sentenze inappellabili nelle nostre vite. Momenti cui è impossibile sottrarsi. Esistono da sempre. E da sempre ritornano, che ci piaccia o meno, a condizionare le nostre esistenze.
Guardando a ciò che succede da tredici lunghi mesi a questa parte, non posso non tornare a dichiarare pubblicamente il mio disprezzo per chi indottrina, in modo quasi radicalizzante, menti inflaccidite, e pronte all’inoculazione di ogni sorta di delirio, in nome di un risveglio rivoluzionario.
Due sono le considerazioni che in conclusione dell’anno zero dopo l’avvento del covid-19 si rincorrono nella nostra mente.
Sono figlio degli anni settanta, oltre che di mia madre e (penso) di mio padre. Sono figlio di un’epoca che ha visto l’affermarsi della Televisione, intesa come fenomeno mediatico di massa.
La rivoluzione è finita?
Probabilmente sì, anche se per la maggior parte di noi non è nemmeno iniziata.
Abbiamo sbagliato tutto. Non ci sono scuse. Per nessuno di noi. Siamo tutti ugualmente colpevoli. Anche noi, che ci reputiamo “diversi” e per certi versi, in nome di una superiorità culturale evidente ed innegabile, anche “migliori”, abbiamo le nostre colpe.
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA LUGLIO DUEMILAVENTI “KNOW YOUR ENEMY”:
Si è molto parlato in questi giorni del caso di George Floyd, il cittadino statunitense brutalmente ucciso da un agente di polizia nelle strade di Minneapolis.