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Appostamento (un’avventura Del Detective Newton – Ep.02)

Appostamento (un’avventura Del Detective Newton – Ep.02)

Appostamento
(Un’avventura del Detective Newton)

Di Pietro Rotelli

 

 

– Non mi ricordo di aver preso parte a un appostamento più noioso di questo – disse Osm.

In effetti non aveva tutti i torti, erano appostati sotto casa del corriere da almeno quattro ore e non era successo niente. E quando dico niente intendo niente. Neanche una zuffa fra cani. Ma neanche un litigio fra innamorati. Nulla.

– Che ti devo dire, il Commissario Nemo avrà preso un abbaglio. Anche lui comincia ad avere un’età – fu il distratto commento di Curtis mentre sollevava lo sguardo dal suo olostreming in cui una donnetta si stava spogliando. In realtà a lui non importava niente se quell’appostamento si era rivelato un buco nell’acqua: tutto sommato esistevano mansioni più pesanti dello starsene seduti in macchina a non fare niente per ore. Aprì lo sportello del vano porta oggetti e ne estrasse una pipa elettronica.

– Non ti azzardare ad appestarmi con quell’aggeggio – lo minacciò Osm dall’alto dei suoi 127 millimetri. In tutta risposta Curtis aprì lo sportello del passeggero e lo invitò a uscire. Osm decise che poteva farsi appestare con quell’aggeggio.

Una botta enorme li riportò alla realtà e ci misero comunque un paio di minuti per vedere il buco sul cofano. Un buco… il cofano era praticamente schiacciato a terra.

Uscirono per vedere meglio ed era come se un’elefante invisibile si fosse seduto sul cofano dell’auto. Curtis fece per avvicinarsi e urtò qualcosa. Qualcosa che non poteva vedere. Tirò quindi fuori il suo A.I.O.C. (Apparecchio Intelligente per Ogni Cosa) e ci disse dentro: – Traccia contorno.

– NON-HO-CAPITO – fu la risposta della voce femminile dell’apparecchio.

– TRACCIA-CONT… – non riuscì a finire la frase che una pioggia di traccianti laser gli si rovesciò addosso. Fecero in tempo a rifugiarsi dietro l’angolo di strada più vicino.

– Nano, vai subito a vedere chi è che ci sta attaccando. VAI! – intimò Curtis al suo compagno.

– MA col cazzo che ci vado! Non è il mio ruolo.

Curtis gli diede una pedata e lo mandò oltre l’angolo. L’omuncolo giallo piagnucolò un poco per poi tornarsene indietro.

– Non stanno sparando a noi – disse. – Stanno sparandosi fra loro: gli sgherri e il corriere della Famiglia Fustacchi su dal secondo piano del palazzo e tre o quattro sicari nel bar di fronte.

Curtis gli fece ok con le dita.

– Sei una persona orribile – gli rispose Oms.

– Ok, adesso entra in azione il Detective Curtis e vedrai che risate. Arreggiti cyberpidocchio. – E così dicendo se lo infilò nella tasca lato cuore del suo giubbotto d’ordinanza, voltò l’angolo e intimò: – Polizia di Omega City! Arrendetevi e nessuno si farà male!

Per tutta risposta ricevette un colpo di blaster che mancò lui di un pelo ma vaporizzò tutto l’angolo di strada. Allora Curtis non ci vide più e si infilò di corsa nel portone del palazzo, arma in pugno e grande determinazione.

– Che sta succ… – SWAWOOOHSHHH.

Curtis seccò il droide-portiere. Osm tirò fuori la testa dalla tasca. Guardò prima il deceduto, poi Curtis: – Tu sei una persona orribile.

– Non era organico! – fu la risposta che il Detective sentì di dare.

E in effetti nessuno avrebbe potuto dire il contrario. Quella dell’esenzione di responsabilità a danni procurati dalla polizia ai non-organici era una gran legge. Per di più i non organici erano in continuo aumento, emarginati dalla popolazione organica e quindi tendevano ad occupare i ranghi più bassi della società. E a delinquere per poter trovare un sostentamento.

Continuò la sua corsa salendo le rampe di scale a tre scalini alla volta, e arrivò al secondo piano davanti alla porta dell’appartamento occupato dalla Famiglia Fustacchi.

La porta si spalancò e Curtis si trovò di fronte e una vecchia. La signora – sull’ottantina – era la classica nonna: alta un metro e cinquanta, gobba, capelli color argento raccolti in cima alla testa e tenuti fermi da uno spillone, occhiali piccoli e tondi, un vestito a fiori, scarpe ortopediche.

– Polizia di Omega City, signora! La prego di lasciarci entrare!

– Vaffanculo sbirro del cazzo! – urlò la vecchia, tirando fuori un cannone a impulsi che teneva nascosto chissà dove e scaricandolo nel corridoio.

Il detective fece in tempo a sfondare di testa la porta dell’appartamento adiacente e a rifugiarcisi dentro. La famiglia che era dentro, nascosta sotto il tavolo della cucina lo guardò terrorizzata: madre, padre e bambina si erano rifugiati sotto il tavolo della cucina spaventati evidentemente dal suono degli spari.

– Polizia di Om… si insomma state tranquilli che sono arrivati i buoni.

– Sì, a patto che siate organici… – ironizzò Osm facendo uscire la testolina monoculare dal taschino del giubbotto.

La bambina fece un timido sorriso e un cenno con la mano, ma la madre la tirò a se stringendola forte.

Curtis vide la porta del terrazzo e si avviò in quella direzione, quando una deflagrazione a impulsi fece saltare tutto l’ingresso, scatenando le urla della famiglia sotto il tavolo.

Dal nuvolone di cemento vaporizzato fece capolino la vecchietta, dai cui occhi ora senza occhiali uscivano raggi laser rossi, come due puntatori. Girò la testa in tutte le direzioni in cerca del poliziotto, che nel frattempo si era catapultato dietro un divano, nel soggiorno.

– Vabbene. È arrivato il momento di passare alle vie di fatto. Tu, nano giallo, vai sul terrazzo e tieni d’occhio gli altri, io mi occupo di questa gerontostronza e poi arrivo, ma mi serve che tu tenga d’occhio la sparatoria.

Osm si avviò non visto – complice la sua statura di 127 millimetri – spostandosi nell’aria come un drone-insetto.

Appena fu fuori il Detective Newton tirò fuori le sue due plasmarevolver d’ordinanza, azionò la carica a ioni e tolse le sicure. Dal giubbotto, pigiando il distintivo lato cuore, uscirono casco a visiera di acrilico antiurto e copricollo di kevlar.

La vecchia stava avanzando puntando in giro i suoi occhi con puntatore laser.

– Ehyyyy, poliziottoooooo… Venga fuori che il mio gattino non riesce a scendere dall’albero!

Gridolini dalla cucina, la bambina stava piangendo. Ok, plasmarevolver cariche, Curtis si tirò sù all’improvviso da dietro il divano sparando dritto davanti a sé.

– Muori vecchiaia del cazzo, in nome della legge!

Un colpo di plasma centrò la vecchia in fronte, procurandole un buco che la passò da una parte all’altra, lasciandole un’espressione stupita in faccia. Dal buco uscirono scintille e piccole scariche elettriche.

– Sintetici del cazzo… – considerò Curtis.

Passando dalla cucina fece cenno alla famiglia che era tutto a posto, sollevando il pollice, poi si catapultò nella stanza accanto da cui continuavano a provenire spari, esplosioni, rumore di vetri rotti ed imprecazioni.

Entrò sparando a sua volta in tutte le direzioni, lanciando anche una mina a microonde, che esplose danneggiando ogni apparecchio elettronico, compresi droidi e replicanti eventuali.

Alla fine quello che si trovò di fronte una volta diradata la polvere fu una specie di discarica di elettrodomestici con qualche cadavere qua e là.

– OSM! Qui! Subito! – chiamò Newton, aggiungendo anche un fischio acuto.

Il tappetto arrivò come un razzo.

– Mamma mia che casino – disse guardandosi intorno. – I sicari sono scappati su uno sprinter NZ-14. Ho la targa.

– Perfetto. Ci pensiamo dopo, allora.

Entrarono alla centrale, presero l’ascensore ed entrarono in ufficio.

Avevano una montagna di scartoffie da riempire.

E una targa da rintracciare.

 

Fine secondo episodio

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