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Alessandro Borghi – Ritornando In Zona

Alessandro Borghi - Ritornando In Zona: Intervista con Alessandro Borghi, autore di “Ritornando in Zona”, che è una documentata esposizione dei luoghi e delle v...

Alessandro Borghi – Ritornando In Zona

Intervista con Alessandro Borghi, autore di “Ritornando in Zona”, che è una documentata esposizione dei luoghi e delle vicende della Resistenza, al confine tra Liguria e Piemonte, tra il Luglio 1943 e il 25 aprile 1945.
Centro studi e documentazione su antifascismo e Resistenza “ Sandro Pertini “ Municipio VII Ponente Anpi Sezione Ge – Prà.

Alessandro Borghi-Ritornando In Zona

Dalla quarta di copertina :
“Ritornando in zona “ nasce dall’esigenza di fare un passo indietro nel tempo ai mesi che vanno dal 25 luglio al 25 aprile 1945. Ritornare sui luoghi della Resistenza, che sono stati teatri di operazioni vittoriose e tragici rastrellamenti, ha oggi ancor più significato, in questo tempo di revisionismo strisciante.
Coniugare la Resistenza a dei percorsi escursionistici è lo scopo di questo libro, per dare la possibilità, soprattutto ai giovani, ma non solo, di ritrovare nei luoghi la storia di persone che fecero una scelta di libertà. Rileggere oggi i loro racconti e farli rivivere nella mente di un immaginario interlocutore è la sfida che ci siamo posti e che pensiamo di riuscire a vincere.
Questo è solo il primo passo.

Il libro è una documentata esposizione dei luoghi e delle vicende della Resistenza al confine tra Liguria e Piemonte tra il Luglio 1943 e il 25 aprile 1945, con dettagliati percorsi da percorrere a piedi, per ritornare appunto in zona, nel teatro delle operazioni partigiane. Il libro è diviso in cinque parti, la più importante è sicuramente quella sulla Benedicta, uno degli avvenimenti più importanti della Resistenza, quello che darà la svolta alla lotta per la libertà. Poi Alessandro Borghi tratta anche dell’eccidio del Turchino, della Divisione “ Mingo “, e della vicenda misconosciuta della “Otto “, una degli episodi più interessanti di tutta la storia partigiana.
L’autore, Alessandro Borghi, è un giovane che ha il grandissimo merito di non aver posto steccati ideologici alla sua ricerca, collocando la verità storica documentabile, al centro della sua opera. Questo libro è soprattutto un atto d’amore verso la Resistenza e i suoi valori, e verso la storia fatta da gente assolutamente comune. Qui di seguito trovate la prima parte dell’intervista con l’autore, Alessandro Borghi.

iye Come nasce l’idea del libro ?

L’idea del libro nasce nel 2007 in un bar di Arenzano, quando era mancato Pesce, il comandante “Visone”, una figura che pensavo immortale, e che ammiravo molto anche perché il primo libro che ho letto era il suo “Senza Tregua”e, quindi, c’è stata l’idea di preservare la memoria e di arrivare anche a una verità storica sulla Resistenza.

iye Il libro parla anche della quotidianità della Resistenza ?

Il libro é diviso in cinque capitoli e per ognuno di questi vi é il racconto, che viene da una ricerca storica importante; ci sono anche una serie di percorsi con le relative cartine così che il lettore possa ripercorrere il cammino dei partigiani, poi vi sono quelle che ho chiamato note resistenti con tutte le testimonianze di ciò che é accaduto in quel luogo o in quella cascina. Ci sono anche foto con il quale il lettore può localizzarle.

iye I luoghi sono ancora visibili ?

Alcuni sì altri meno, ma in maggior parte ci sono ancora.
Molte volte si parla di Resistenza senza conoscere i luoghi delle operazioni partigiane: anche a Pianpaludo, dove vado in villeggiatura, vi erano distaccamenti partigiani e proprio tra Pianpaludo e San Pietro d’Orba é stato ucciso il partigiano”Foglia”, quindi è anche una riscoperta di posti familiari. Ad esempio ad Acquabianca stava per nascere una repubblica partigiana.

iye Girando per l’Italia si ha l’ impressione che non ci sia più spazio per la memoria.

Uno degli scopi di questo libro é controbattere un certo revisionismo storico che confonde le acque. Come ad esempio il caso di Manfrei, riportato anche dal Secolo XIX, che a mio avviso é un falso storico, ravvisabile anche dalle foto palesemente manomesse; quindi bisognerebbe indagare anche da parte di noi antifascisti, le violenze, anche se vere, sono state molto limitate e la verità deve essere documentale, provata.

iye Ultimamente ho recensito il libro di Aram Mattioli “viva Mussolini” che tratta del fatto che una repubblica antifascista sia poi diventata tutt’altro.

L’ho riportato anche nel libro che nella Costituzione Italiana c’é scritto che la repubblica nasce dalla Resistenza, ma a mio avviso é un fatto opinabile. Nelle mie ricerche ho constatato che, ad esempio, i garibaldini presenti alla Benedicta combattevano per una repubblica socialista, ovvero per liberarsi dal giogo nazi- fascista e portarsi sotto l’influenza sovietica. Quindi la costituzione é soprattutto un compromesso tra partiti antifascisti che hanno fatto la Resistenza. L’esempio più lampante é la canzone ” I Ribelli Della Montagna” che nella versione che conosciamo é un tarocco, poiché in quella originale vi erano riferimenti a Stalin e all’Urss.

iye Secondo te la Resistenza é stata tradita,attraverso l’ amnistia di Togliatti ed altri fatti?

Tra la fine della guerra partigiana e l’inizio della repubblica non vi é continuità. Nella sesta zona per esempio la maggioranza di chi combatteva lo faceva per il comunismo. Moltissimi partigiani, alla mia domanda su cosa fosse rimasto della loro lotta, mi hanno risposto: nulla. Non hanno lottato per questo stato borghese.

iye Questo é stato usato dalla destra e dagli anticomunisti per infangare la Resistenza

Io trovo scandaloso che la sinistra non dica che questo paese é stato portato alla vittoria dai comunisti, e che molti dirigenti partigiani, come Buranello e altri, erano comunisti. La maggior parte dei combattenti lottava per il comunismo. La vulgata della Resistenza é un insieme di presupposti comuni a tutti, ma non é la verità storica.

iye Sin dalla Liberazione i fascisti hanno dipanato un filo nero che giunge fino ai nostri giorni.

La spiegazione è in quello che è diventata l’Italia repubblicana, uno stato nel quale ci devono stare. A volte mi scontro con dei compagni sul fatto che si scandalizzino per le manifestazioni dei neofascisti, quando gli stessi sono in Parlamento, vedi Fiore al Parlamento europeo. Io sono per la messa al bando e per continuare su questa linea.

iye Il berlusconismo per raccattare voti ha sdoganato i neofascisti, quali sono i legami di questi gruppi con il fascismo del ventennio ?

Vedo pochi collegamenti tra gruppi come Forza Nuova, che piuttosto si ispirano a Codreanu e alla sua Guardia di Ferro, e il fascismo classico. Hanno idee molto slegate dal fascismo storico, come Casa Pound che è un nuovo fascismo.

iye Questa crisi può portare la gente ad avvicinarsi ad un regime di tipo autoritario ?

Alcuni intellettuali hanno definito il fascismo la “decomposizione del capitalismo”, ovvero una reazione alle crisi economiche . Sinceramente non saprei come potrebbe essere un nuovo fascismo, neanche il berlusconismo, pur essendo populista, può essere visto come un movimento fascista.

iye Pensi che in Italia si giungerà ad una verità storica ?

Di una cosa sono convinto: nella Resistenza c’è chi ha lottato per liberarsi dall’oppressore, possa essere stato egli fascista o tedesco, e questo è il mio assunto di partenza. In Italia in questo momento c’è molta gente che parla a vanvera, senza documentarsi. Il mio libro è frutto di prove documentali e testimonianze provate. Il problema è che oggi nessuno si schiera.

iye Nella lotta Notav ravvisi qualcosa della Resistenza ?

Sono due ambiti totalmente diversi, in momenti diversi. La Resistenza era una lotta per la libertà, con tutto il rispetto, lottare per un tratto di Alta Velocità è un’altra cosa.

iye Dai tuoi studi pensi che la lotta partigiana sia replicabile, seppur in un altro momento storico ?

Mi auguro che non ci sia un’altra dittatura, poi ci sarebbero forme diverse di protesta e lotta.
Sono cambiati molti presupposti.

iye Il tuo libro è diviso in periodi, puoi illustrarceli ?

La lotta per la libertà si divide essenzialmente in due parti: la prima fortemente politicizzata, con scontri ferocissimi tra i cosiddetti badogliani e i garibaldini. Questi ultimi attraverso i commissari politici tendevano a politicizzare i distaccamenti, mentre gli altri li accusavano di bolscevizzazione. L’unico compromesso deciso era di ritrovarsi alla Benedicta in caso di rastrellamento, e usare quindi il convento come Fort Apache, per resistere disperatamente, ma era appunto un compromesso raggiunto a fatica fra le diverse fazioni della Resistenza. Finché non si formò il Comitato di Liberazione Nazionale, ci furono aspre lotte e divisioni. Tragedie come la Benedicta portano a unire forze altresì divise.

iye Come si sostentavano i partigiani ?

Fondamentale è stato l’aiuto dei contadini, senza di questo non potremmo neanche parlare di lotta per la libertà. La giornata si svolgeva tra pattugliamenti, raccolta di legna per il fuoco, cucina del poco cibo, che era riso, brodaglia e pane una volta la settimana. Collegamenti difficilissimi attraverso muli, o a piedi, scandivano le giornate.

iye Nonostante tutte queste difficoltà come ti spieghi la vittoria ?

Sicuramente grazie a un motivo che affronto alla leggera nel libro e di cui si parla pochissimo, che è il carattere internazionale della resistenza. Dalla guerra di Spagna in poi la Resistenza diventa un qualcosa di comune a tutti i paesi europei. Anche in Germania vi fu un’attiva lotta al nazismo, con la Rosa Bianca, in Francia i Maquis, in Grecia i comunisti. La vittoria in Italia si deve soprattutto ai molti stranieri in gamba che decisero di mettere le loro conoscenze al servizio della lotta. A capo della Divisione Mingo fu messo il mitico Boro, una macchina da guerra slava, implacabile e cinico. Lui imponeva una forte disciplina, che dopo la Benedicta fu uno dei motivi della vittoria ed era molto competente, tanto che i morti della Divisione Mingo, dopo l’eccidio dell’Olbicella, sono pochissimi. Boro era uno slavo che, scappato dal campo dei Giovi, si farà tutta la Resistenza. La maggior parte degli stranieri in Liguria e Basso Piemonte erano sovietici e jugoslavi, ma vi furono anche inglesi e sudafricani, maggiormente sulla linea Gotica. Questi ex militari erano molto preparati, come si potrà vedere nella Brigata italo–russa di sabotaggio.

Fine Prima parte
Continua

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