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Le Massaggiatrici

Le Massaggiatrici: Come possiamo definire questo delizioso film in bianco e nero del 1962? Una commedia degli equivoci in puro stile ameri...

Le Massaggiatrici

Come possiamo definire questo delizioso film in bianco e nero del 1962?
Una commedia degli equivoci in puro stile americano ma ancorata saldamente ai costumi italici o una pochade di origine transalpina?

Qualunque definizione va bene , e nello stessa sta stretta, se la pellicola è stata diretta da quell’incommensurabile genio che è stato Lucio Fulci (si è mica capito che ho una totale predilezione per lui?).
La trama comincia con il furto, subito da due prostitute ,dell’auto con le quali erano solite esercitare la professione, stanche di questa situazione così labile decidono di cambiar lavoro, o almeno di cambiare luogo e modo di svolgerlo.
La scena si sposta all’interno di una albergo dove il signor Parodi (l’impareggiabile Ernesto Calindri) sta parlando al telefono con la moglie (Marisa Merlini), la conversazione verte sugli affari ma appena messo giù il ricevitore il nostro corregionale cerca subito sul giornale il numero di una massaggiatrice.
Anche un politico, l’onorevole Cipriano Paoloni (Louis Seigner), appaltatore della casa per la protezione della gioventù e presidente dell’omonimo ente, è interessato alle prestazioni di una massaggiatrice.
Di un massaggiatrice, ma reale, avrebbe bisogno anche il socio di Parodi l’ingegner Manzini (Luigi Pavesi) che provvede anch’esso ad interpellarne una.
Calindri si reca al centro massaggi ma, per sua sfortuna, proprio di fronte a dove vorrebbe recarsi ne trova uno vero,  vi entra e, dopo vari fraintendimenti, viene cacciato in malo modo.
La reale massaggiatrice è su tutte le furie e manda il marito, il professor Petroni (Nino Taranto), dalla vicine poiché gli intimi di smetterla con il loro mercimonio.
Ma quest’ultimo è abbindolato dalla bellezza delle prostitute che inoltre lo ubriacano e non solo fallisce la propria missione ma vorrebbe addirittura approfittare delle loro grazie.
Tornato in albergo Calindri trova la finta massaggiatrice Marisa (una bellissima e giovanissima Sylva Koscina) in tenuta da lavoro e vorrebbe approfittare dei suoi servigi, visto che il suo socio è dolorante alla schiena, ma mentre sta per appartarsi giunge nella stanza il segretario dell’onorevole Paoloni, l’ultra bigotto Bellini (Philippe Noiret).
I tre dovrebbero discutere dell’appalto della casa per la protezione della gioventù, e per questo la professionista dell’amore viene nascosta dietro una porta.
A proposito, Noiret con il suo personaggio precorre di trent’anni le indagini di tangentopoli in quanto richiede ai due costruttori una tangente del 10% per il partito e del 5% per sé stesso.
Ma Marisa spazientita apre la porta e tra l’imbarazzo generale, il suo abbigliamento è piuttosto succinto,viene presentata dal Parodi come la di lui moglie.
Bellini rimanda i due ad un appuntamento nel pomeriggio nel quale chiudere l’appalto ma chiede che sia presente anche la moglie/prostituta, lei accetta ma solo dietro un lauto pagamento da parte della coppia Calindri/Pavesi.
Giunti nell’ufficio dell’onorevole quest’ultimo, ammaliato dalla bellezza della Koscina, vorrebbe trattare l’affare solo con lei, Marisa gli scuce una cifra insensate per i tempi (2 miliardi e 300 milioni di lire) e lo fulmina con una battuta “Scommetto che lei è democristiano”.
Ancora con gli ormoni in subbuglio il Paoloni chiama il centro massaggi richiedendo le prestazioni di Marisa non avendo assolutamente idea che è la stessa persona con la quale ha appena avuto a che fare.
Nel frattempo però accade un nuovo colpo di scena: la moglie di Parodi è arrivata in albergo e si affretta a telefonare allo studio dell’onorevole.
Essendo ancora tutti presenti nell’ufficio la moglie del Parodi viene addebitata al Manzini.
Noiret, Calindri e la Koscina vanno quindi a pranzare in un ristorante romano ma, nello stesso locale, arrivano anche Pavesi e la Merlini (bella sfiga con tutti i ristoranti che ci sono nella capitale!).
Parodi imbarazzatissimo deve continuamente nascondersi sotto il tavolo provocando il disappunto del Bellini.
Le cinque persone in questione non possono che incontrarsi ed i nodi sembrano venire al pettine ma questa volta Marisa viene presentata come la moglie del solerte segretario e va via con lui.
Restato solo con la ragazza il sinora bacchetonissimo Noiret diventa mandrillo ed anche lui dimostra di non disdegnarne affatto la compagnia.
Al centro massaggi nel frattempo arriva la buoncostume ma il destino vuole che proprio lì si trovi anche l’onorevole Paoloni, ovviamente la sua posizione non gli consente per nessun motivo di essere scoperto in un simile luogo e si nasconde quindi in un armadio.
Mentre il politico si trova appartato nella stessa stanza arrivano Marisa e il Bellini decisi a consumare il loro rapporto amoroso.
Noiret apre l’armadio per mettervi dentro la giacca e vede il suo capo nascosto, la cosa lo fa svenire.
Ed è qui che viene detta la battuta cult del film: una prostituta dice all’altra “Servirebbe un massaggio al cuore” e l’altra le risponde “Ah io al cuore proprio …”.
Da applausi a scena aperta.
E’ a questo punto che scoprono che il Paoloni ha subito un infarto ed è rimasto morto nel suo rifugio.
Il Bellini allora contatta il Parodi,bisogna portar via ad ogni costo il cadavere dal centro massaggi.
Mettono allora la salma dentro il portabagagli dell’auto di Calindri.
Bisogna infatti piazzarla subito alla sua scrivania con la penna in mano nell’atto di firmare il capitolato, quest’ultimo era stato datato al giorno successivo in quanto quello corrente era il 17, bisogna insomma far intendere che l’uomo politico sia morto sul lavoro.
Ma i cinque non si accorgono che a bordo di un taxi la moglie del Parodi li sta seguendo.
Nella sede dell’ufficio dell’onorevole si trovano due guardiani impersonati da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia; mentre gli uomini sistemano il cadavere nel suo ufficio il compito delle due prostitute è quello di distrarre i due uscieri.
Proprio mentre sembra che l’impresa stia per riuscire Franco si reca nell’ufficio del Paoloni, lo si deve allora occultare in tutta fretta dietro una tenda.
Vedendo spuntare un paio di scarpe il comico siciliano, non sapendo che si tratta di una persona già morta,fracassa in testa al caro estinto una bottiglia, viene allora preso dal panico pensando di essere stato lui ad ucciderlo.
Chiama quindi il suo collega, anche per loro si crea il problema di nascondere l’onorevole passato a miglior vita.
Nel frattempo nello stabile è sopraggiunta anche la moglie del Parodi, è molto scettica sul racconto del marito e di chi è insieme a lui ma viene convinta della necessità di riportare il defunto alla sua scrivania, ma il Paoloni si è volatilizzato.
Franco e Ciccio lo hanno infatti nascosto nel cofano dell’auto del Bellini.
Calindri, Pavesi, Noiret e le due prostitute ripartono disperati dal garage, devono a tutti i costi recuperare il morto.
Mentre vagano raminghi nella notte vengono tamponati da un’altra auto: nel constatare il danno Noiret apre il cofano e intravede il defunto, viene ovviamente colto di sorpresa, rifiuta la somma che l’altro automobilista gli offre ma anzi è lui a darli del denaro pur di allontanarlo il più rapidamente possibile.
Tornano immediatamente all’ufficio e rimettono il morto seduto alla scrivania.
Poco dopo giungono sul posto anche Franchi e Ingrassia che vedendo il defunto al posto di lavoro hanno un mancamento e svengono.
Nella scena finale si vede il Bellini, promosso al rango del Paoloni, inaugurare sotto una pioggia scrosciante la casa per la protezione della gioventù.
Che dire di questo film se non che precorre i tempi, che mostra delle bellezze inizio anni sessanta davvero notevolissime e che è diretto da un vero e proprio maestro del cinema qual è stato e sempre sarà Lucio Fulci?
Ah sì, un’ultima cosa, il pezzo musicale che lo chiude, ”Scacco matto” di Nini Rosso è davvero molto molto bello.

Regia di Lucio Fulci
con S.Koscina, M.Merlni, E.Calindri, L.Pavesi, N.Taranto, P.Noiret, L.Seigner, F.Franchi, C.Ingrassia
Italia, 1962

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